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Economia: FMI e OCSE fanno le pulci all’Italia. Tasse alle stelle e Pil alle stalle

La sede del FMI
La sede del FMI

In Italia, nell’anno scorso, i salari sono stati sempre più tassati e i lavoratori e pensionati sempre più tartassati. Nel 2014 infatti la pressione del fisco è salita dello 0,4% arrivando al livello record di 48,2%. Il peso maggiore è percepito dalle famiglie monoreddito e dai single. Nel primo caso e in presenza di due figli, è stato toccato il 39%, (0,5 punti percentuali in più del 2013) mentre per chi vive da solo, il cuneo è aumentato di 0,37 punti al 48,2%.

OCSE – L’Ocse, organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel rapporto Taxing Wages 2015 ci dice che la media dei Paesi aderenti all’organizzazione internazionale è stata pari, lo scorso anno, al 36%, con un aumento sul 2013 di 0,1 punti. L’Italia però presenta un carico superiore e, scendendo nel dettaglio, si scopre che pesa per il 16,7% la tassazione sul reddito e per il 31,5% gli altri contributi, tra cui quelli per la sicurezza sociale. Il nostro Paese si colloca al sesto posto su 34 per il prelievo sui salari. Al primo posto c’è il Belgio, con il 55,6%, al secondo l’Austria, con il 49,4%, e al terzo la Germania, con il 49,3%. Tutte realtà in cui l’alta tassazione è il corrispettivo di servizi di qualità. Seguono Ungheria (49%) e Francia (48,4%). La Spagna ha un livello di tassazione del 40,7%.

FMI – Il Fondo Monetario internazionale invece pone l’accento sull’aumento del costo del lavoro nel nostro Paese e stima per il 2015 un aumento dell’1,0% e per il 2016 dell’1,1%, laddove in Spagna questo valore dovrebbe essere in calo nel 2015 per il settimo anno consecutivo (-0,4%). Non solo. L’Istituto di Washington ridimensiona le previsioni sulla crescita. Per gli economisti dell’Fmi il nostro Paese crescerà meno del resto d’Europa. Quest’anno il Pil salirà di un modesto 0,5% per poi accelerare all’1,1% nel 2015. Il governo nel Def (il Documento di economia e finanza) stimava invece un +0,7% nel 2015 e +1,4% nel 2016.

EUROZONA – L’Eurozona salirà dell’1,5% quest’anno (più del doppio dell’Italia) e nel 2016 dell’1,6%. Per la Germania la crescita è vista nel biennio rispettivamente a +1,6 e +1,7% (+0,3 e +0,2 punti), mentre la Francia registrerà un Pil +1,2 e +1,5% (+0,3 e +0,2 punti). L’accelerazione maggiore del Pil si avrà in Spagna, che crescerà del 2,5 e del 2% (+0,5 e +0,2 punti). La bassa crescita in Italia si riflette negativamente sulle altre variabili. A cominciare dalla disoccupazione che resta molto alta nonostante la limatura dal 12,6% al 12,3% del 2016. Secondo il Fmi per invertire la tendenza servono forti tagli di tasse e programmi di formazione più incisivi. Il debito resterà molto elevato: quest’anno al 133,8% e nel 2016 al 132,9%. Solo nel 2020 dovrebbe attestarsi al 122,4%.

L’economia resta il vero banco di prova dell’efficacia dell’azione del governo Renzi, molto più delle riforme istituzionali presentate come un toccasana, ma ancora indietro nella realizzazione.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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