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Firenze, Corte dei Conti: 4 case di cura condannate a risarcire l’Asl per 25 milioni di euro

I debiti della sanità restano elevati
Maxi risarcimento all’Asl: lo devono 4 case di cura fiorentine

FIRENZE – La Corte dei Conti della Toscana ha condannato quattro case di cura fiorentine a risarcire alla Asl 10 di Firenze una somma complessiva di 25 milioni di euro per rimborsi non dovuti ottenuti dalla stessa Asl. Si tratta delle seguenti strutture:Santa Chiara (condannata a risarcire 15,6 milioni di euro), Villa Maria Teresa (2,4 milioni) e Villanova (4,8 milioni) a Firenze, e Valdisieve Hospital (2,5 milioni) a Pelago (Firenze), tutte operative a fine anni ’90, periodo a cui si riferiscono i fatti trattati in questo processo.

I rimborsi indebiti riguardano singole somme che i pazienti avevano già pagato a queste case di cura. La stessa sezione giurisdizionale della Corte, con la medesima sentenza, ha anche condannato in via sussidiaria al risarcimento quelli che all’epoca erano i vertici dell’Asl, benché per il 10% del totale e in relazione al danno prodotto nel periodo di copertura delle rispettive cariche. Motivo: sono ritenuti responsabili di «colpevoli omissioni nell’attività di controllo sui rimborsi erogati». I dirigenti della Asl 10 condannati dalla magistratura contabile toscana sonoPaolo Ritzu (direttore generale della Asl 10 dall’1 gennaio 1995 al 15 novembre 1998) per 785.850 euro; Paolo Menichetti (dg della stessa Asl dal dicembre 1998 al dicembre 2003) per 375.850 euro; Anna Esposito Ancillotti (direttore amministrativo della Asl 10) per 188.850 euro; Nadia Santanni (direttore dell’unità operativa di segreteria della Asl dal 1995 al 2003) per 943.850 euro.

I giudici hanno riconosciuto come danno l’intero importo chiesto dalla procura. La somma inflitta per il risarcimento è la più alta mai accertata da quando è stata istituita – nel 1994 – la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti in Toscana.

Secondo le accuse, tra il 1997 e il 1999, le case di cura oggi condannate al maxi risarcimento effettuarono interventi su pazienti in regime di libera professione nelle proprie cliniche private e se li fecero pagare dai pazienti stessi. Ma poi le stesse case di cura chiesero alla Asl di Firenze i rispettivi rimborsi come se si trattasse di interventi svolti in convenzione con la Azienda sanitaria.

Per ottenere i rimborsi non dovuti, queste cliniche private – scrivono i giudici nella sentenza – inserirono «nei tracciati dei record di controllo codici identificativi non corrispondenti alla realtà, e relativi a spese per prestazioni già pagate direttamente dai pazienti». È così, quindi, che per la procura contabile si verifica il danno erariale. Gli importi corrisposti nel periodo 1997-1999 dalla Asl 10 di Firenze in conseguenza delle richieste delle case di cura relative a prestazioni libero-professionali – scrivono i giudici contabili della Toscana – rappresentano somme indebitamente percepite e costituiscono un danno erariale in quanto rappresentano importi che dovevano rimanere esclusivamente a carico del paziente».

Ma c’è altro. La procura della Corte dei Conti ha evidenziato la mancanza di controlli da parte di dirigenti della Asl 10 di Firenze: i giudici hanno recepito questo rilievo scrivendo di «ingiustificate omissioni nell’attività di controllo sui rimborsi erogati dal servizio sanitario». Sulla vicenda c’era stato anche un procedimento penale, che riguardava altre persone, in particolare i legali rappresentanti di alcune case di cura, conclusosi in appello nel 2019 con la prescrizione del reato di truffa aggravata.

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