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Firenze: molestie e insidie del nuovo censimento studiato dall’Istat

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FIRENZE – Anche Firenzepost ha dato notizia dell’invenzione di un nuovo tipo di censimento, che ha preso il via in modo sperimentale a Firenze, in accordo con l’Istat. Un’operazione, a quanto pare, un po’ invadente. Sembra proprio che i burocrati facciano di tutto per complicare la vita dei cittadini e intromettersi nella loro privacy. Per non parlare della sicurezza cui, di questi tempi, il Comune dovrebbe riservare la massima attenzione, soprattutto nei confronti delle persone anziane.

ISTAT – Alcuni di quei soggetti che Istat e Comune hanno identificato per fare da cavia sono passati da quest’ esperienza. Hanno trovato un manifesto attaccato alla porta di casa, nel quale si diceva che un incaricato del Comune, munito di tesserino, sarebbe venuto a fare le interviste nel palazzo. Gli inquilini aspettavano perciò che il servizio comunale, come accade di regola, li informasse che il giorno tale alle ore x avrebbero ricevuto la visita della persona suddetta. Le precedenti modalità del censimento prevedevano la distribuzione dei questionari a domicilio; le risposte erano inserite in buste sigillate, senza identificazione nominativa, in modo da garantire la riservatezza, ma questo si presentava diversamente, anche se non c’erano state spiegazioni preventive in proposito.

SQUILLO – I cittadini cioè in alcuni casi, o forse in tutti, non sono stati preavvertiti. Hanno sentito suonare il campanello, magari nel bel mezzo del pranzo, è si è loro presentato un addetto con tesserino comunale al bavero, che ha chiesto di entrare in casa loro per fornire le istruzioni utili alla compilazione del questionario. Ottenendo un cortese diniego: i malcapitati dovevano fornire le risposte in sua presenza. Ci sono state certo risposte un po’ seccate, qualcuno ha osservato che quella non era l’ora più idonea per disturbare la gente e che l’agente poteva benissimo lasciare perché gli interessati erano perfettamente in grado di riempirli, ma l’incaricato ha replicato che la sua ‘assistenza’ era obbligatoria.

PRIVACY – Non sembra proprio una procedura corretta. Per ragioni di privacy e di sicurezza i cittadini hanno il diritto di non fare entrare nel proprio alloggio persone sconosciute, anche se provviste di un cartellino di riconoscimento che può essere facilmente falsificato. Tanto più che un’elementare regola di buona educazione e di rispetto verso i cittadini vorrebbe che ci si recasse a domicilio di qualcuno con debito preavviso, non presentandosi alla porta nei momenti meno opportuni.

Sarebbe perciò opportuno modificare la procedura, anche se imposta dall’Istat, consentendo ai cittadini di riempire i questionari con la dovuta calma, restituendoli successivamente, senza dover propalare dettagli della loro vita privata a qualche sconosciuto incaricato, sia pure di un ente pubblico. A meno che in tal modo il Governo, tramite l’Istat, non voglia verificare con maggior precisione, attraverso emissari dei comuni, i dettagli del livello di vita dei suoi cittadini, instaurando così uno stato quasi di polizia. Non ci meraviglieremmo, visto l’orientamento dell’esecutivo attuale, che questa spiegazione corrispondesse alla realtà. Succederà così che qualcuno sirifiuti di sottoporsi all’ interrogatorio del censimento, con le modalità imposte. La burocrazia, molto spesso, riesce a far diventare odiose e complicate anche le cose semplici.

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