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Pensioni: il governo scioglierà in settimana il nodo perequazioni. Ma c’è il rischio di nuovi ricorsi alla Consulta

Il ministro Padoan
Il ministro Padoan

ROMA – Il Governo, lo ha annunciato alla fine lo stesso ministro Padoan, sta studiando come far fronte all’esecuzione della sentenza della Corte costituzionale in merito alle pensioni. Innanzitutto dovrebbe adeguare l’aumento degli assegni superiori a 1.443 euro lordi al mese, legato al recupero dell’inflazione, che potrebbe arrivare addirittura tra giugno e luglio. Già questa settimana (probabilmente venerdì) il consiglio dei ministri dovrebbe discutere un decreto che introdurrà dei rimborsi «selettivi» in grado di assicurare la «progressività» e la «temporaneità» richieste dalla Consulta. L’Italia per questo motivo, per il timore di un buco incontrollabile nei fondi pubblici, è adesso sotto la lente d’ingrandimento di Bruxelles: la Commissione infatti mercoledì 13 maggio renderà noti i suoi giudizi sulle finanze dei Paesi del’Unione e porrà l’Italia sotto osservazione anche per gli effetti sui conti della sentenza sulle pensioni. Dunque è urgente decidere.

PADOAN – Il decreto del governo, ha aggiunto Padoan, sarà sostanzialmente coerente con le indicazioni contenute nel Def e per finanziare il provvedimento verrà utilizzato il tesoretto da 1,6 miliardi. Secondo le simulazioni per dare una risposta adeguata servirebbero almeno 4 miliardi di euro nel 2015, per cui il Governo dovrà trovare altre risorse. Sembra però che si valuti anche di trovare una soluzione in due tempi: pagare da subito le pensioni adeguate all’inflazione e rimandare invece alla legge di Stabilità la liquidazione degli arretrati.

TEMPORANEA – Padoan ha accennato anche alla «temporaneità» della misura. Già il Governo Letta aveva introdotto un adeguamento parziale, che prevede una rivalutazione piena fino a 1.500 euro al mese, al 95% tra 1.500 e 2000 euro, al 75% tra 2.500 e 3.000 euro, al 50% tra 3.000 e 3.500 e al 40% oltre. Questo regime vale per il 2014, il 2015 e il 2016.

I criteri di indicizzazioni «selettivi» e per «fasce» di pensione, che il ministro ha preannunciato, potrebbero essere validi fino al 2018, anno dopo il quale l’indicizzazione potrebbe tornare piena per tutti. Ma in questo modo non si darebbe piena attuazione alla sentenza della Consulta, e dunque i rischi di ulteriori ricorsi sono in agguato, come ha preannunciato Federmanager.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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