Pensioni, perequazione: Renzi vuol rinviare la decisione perché teme di perdere milioni di voti alle regionali. Ma l’Ue vuole i conti subito. La tabella
ROMA – Matteo Renzi ieri si è incontrato con il ministro Padoan, reduce da Bruxelles, per esaminare il modo di venir fuori dal cul de sac in cui l’ha posto la sentenza della Consulta sulle pensioni. Il premier ha detto più volte che vorrebbe rinviare il tutto a dopo le elezioni regionali, in modo da non sopportare le ricadute negative che deriverebbero da qualsiasi decisione. Motivo? Teme di perdere milioni di voti nelle elezioni regionali di domenica 31 maggio. Altro che conferma del 41% delle europee dello scorso anno! Ma la Commissione europea chiede che l’Italia individui al più presto una soluzione per chiarire fin da subito quanto costerà al governo rispettare la sentenza della Consulta. Su questo Renzi ha già espresso la sua opinione: «La Corte non dice che dobbiamo pagare domani mattina tutto. Può darsi che la sentenza offra margini ma lo sapremo solo dopo aver verificato le carte».
LEGA – Ieri intanto la Lega ha protestato al Ministero dell’Economia e il leader Salvini ha avuto un colloquio con il viceministro Morando. Il quale gli ha mostrato le cifre precise di quanto costerebbe rispettare la sentenza alla lettera: poco più di otto miliardi di arretrati per il periodo 2012-2014, oltre tre miliardi all’anno da oggi in poi. Come dimostra la tabella seguente ripresa da ‘La Stampa’ di Torino:
RIMBORSI – Dunque, considerate le cifre, sembra evidente che i soldi per accontentare tutti non ci sono, né ci saranno. La forchetta di pensionati che otterranno la restituzione della indicizzazione probabilmente andrà, secondo le intenzioni del governo, dai 1.400 a (massimo) 3.200 euro. I primi avranno quasi tutto, man mano che si salirà di reddito la percentuale si ridurrà fino a diventare simbolica.
SOLUZIONE – La soluzione più probabile è che si provveda a dare gli arretrati decurtati entro l’estate, mentre per il futuro la legge di Stabilità, in autunno, deciderà cosa fare degli aumenti dovuti in base alla sentenza. Per i quali dovrà essere individuata una copertura permanente.
PADOAN – Padoan intende convincere Renzi e indurlo a approvare il provvedimento prima della scadenza elettorale. Renzi dovrà ben riflettere perché, se vorrà insistere sulle sue posizioni, sarà costretto a emettere un decreto per differire gli effetti della sentenza, entrando probabilmente in rotta di collisione col Quirinale e iniziando a eludere le richieste di Bruxelles, che potrebbe anche ritirare la concessione della flessibilità (6 miliardi di margine) che finora ha accordato all’Italia. Padoan è poi riuscito nel suo intento e il decreto sarà esaminato nel Consiglio dei Ministri di lunedì 18 maggio.
In caso contrario il Governo dovrebbe emanare un provvedimento legislativo per dimostrare a tutti i cittadini che è possibile infischiarsene delle sentenze e dei loro sacrosanti diritti. Se lo avesse fatto o lo facesse qualche altro esecutivo sicuramente ci sarebbero in piazza a protestare.60 milioni di italiani reclutati dal partito e dai sindacati.