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Pensioni: Boeri mira a ridurre l’età pensionabile (a 62 anni) e a tagliare gli assegni del 20-30%

Tito Boeri
Tito Boeri

ROMA – Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, intervenendo ad una tavola rotonda per il 70/mo dell’Inca-Cgil, ha discettato dottamente, come suo costume, sui problemi della povertà e delle pensioni. Ha detto:”la priorità oggi per il Paese è adottare misure di contrasto alla povertà, che è aumentata di un terzo tra i più poveri”.”Se il Governo avesse impiegato 18 miliardi, perché 18 miliardi è il costo della sentenza della Consulta, per aumentare le pensioni, la possibilità di adottare misure di contrasto alla povertà sarebbe stata molto più difficile”. Giustificando così lo scippo operato da Renzi e c. Inoltre è uscita l’ipotesi di un progetto Inps per ridurre l’età pensionabile, con assegno ridotto, a scelta degli interessati.

USCITA ANTICIPATA – In caso di uscita a 62 anni invece che a 66 – spiegano all’Inps – l’interessato verrebbe ridursi l’assegno di circa il 20-30%. Il numero è frutto di una complessa operazione in cui, alla penalizzazione prevista per la parte di pensione calcolata con il contributivo, se ne somma una parte (per almeno il 12 per cento) sulla quota di assegno retributivo. Non è chiaro se l’ipotesi prevederà un minimo di contribuzione per l’uscita, ma le indiscrezioni dicono che potrebbe essere concessa anche a 60 anni.

POVERTÀ – Boeri ha rilevato che in 6 anni di crisi economica le famiglie sotto la soglia di povertà sono aumentate dal 18% al 25%, un mini-esercito passato da 11 a 15 milioni di persone, un terzo in più rispetto al 2009. “Mai nella storia del Paese si è avuto un dato cosi’ grave”, spiega sottolineando come il tema sia più centrale di quello relativo alla diseguaglianza dei redditi. “In termini di salario, infatti, questo si è tradotto, ha proseguito Boeri, in un ‘taglio’ del reddito disponibile per queste classi disagiate pari a oltre il 27%, quasi il 30% in meno a fronte della riduzione di appena il 5% della capacità di reddito della popolazione più ricca così come la classe media ha lasciato sul terreno della crisi una riduzione del 5% del proprio reddito dispionbile. La crisi dunque si è abbattuta sulla classe piu’ povera”, aggiunge chiedendosi se tutto questo poteva essere considerato inevitabile. “No, non lo era perchè in altri paesi con crisi comparabili alle nostre la grande recessione 2008-2009 non ha registrato una impennata simile in termini di povertà. Da noi invece il crollo del Pil ha visto aumenti significativi; povertà che poi faticherà a ridursi anche in condizioni migliorate”, aggiunge. “Il problema è che non abbiamo prestazioni sociali, erogazioni o trasferimenti con cui contrastare efficacemente la povertà. Se guardiamo alle prestazione nel loro complesso, infatti, si vede che solo il 3% delle prestazioni va al 10% della popolazione più povera”.

PENSIONI – Ha confermato che da giugno tutte le pensioni saranno pagate il 1 del mese, per effetto del decreto attuativo approvato dal Consiglio dei ministri. “E’ una operazione importante perché evita il problema della crisi di liquidità in cui potevano incorrere le famiglie e semplifica la pianificazione familiare”. Quanto ai progetti dell’Istituto Boeri anticipa che: “Entro il mese di giugno ci siamo impegnati a fornire risposte per l’asse assistenza-previdenza e vorremmo intervenire nella fascia critica tra i 55 e i 65 anni. Il problema centrale riguarda soprattutto le persone che hanno meno di 65 anni, è qui che abbiamo conosciuto l’aumento di povertà e manchiamo di strumenti di sostegno” quando queste persone perdono il lavoro.

CONTRIBUTIVO – Infine, ciliegina sulla torta, torna sulla sua fissa, quella di intervenire nuovamente sulle pensioni (in particolare quelle cd. d’oro): ”Certo -ammette- parleremo anche di previdenza. Nel ’96, infatti, alla riforma del metodo contributivo si sono fatti solo microaggiustamenti; non si è passati tutti al metodo contributivo pro-rata, generando così le attuali iniquità del sistema stesso. Se oggi -sottolinea il presidente dell’Inps- bisogna fare qualche piccolo aggiustamento è per la mancanza di coraggio che c’è stata da parte della politica”. Il che vuol dire che, nonostante la sentenza della Consulta e nonostante i ricorsi che pioveranno contro lo scorretto, parziale e illegale adeguamento operato dal Governo, il presidente bocconiano, appoggiati e caldeggiato del suo mentore, Matteo Renzi, non demorde e continua a perpetrare soprusi e ingiustizie nei confronti dei pensionati, che si sapranno difendere. Speriamo che resti sempre un giudice a Berlino.

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