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Italia, economia: buco di bilancio nei conti pubblici? È destinato ad aumentare

Renzi e Padoan
Renzi e Padoan

ROMA – Di fronte al nuovo buco causato dalla decisione della Commissione Ue, Renzi ha affermato: «Vi faremo fronte. Cosa sono 728 milioni in un bilancio in cui entrate e uscite sono oscillano intorno agli 800 miliardi?». L’interrogativo retorico riassume l’atteggiamento del governo rispetto alla nuova emergenza per i conti pubblici, scaturita dalla decisione della Ue di bocciare una misura della legge di Stabilità: quella che intendeva combattere l’evasione applicando a supermercati e ipermercati il meccanismo dell’inversione contabile. Una decisione che del resto, a differenza della sentenza della Consulta in materia di pensioni, era ampiamente attesa.

RENZI – Così lo stesso presidente del Consiglio ha messo subito le mani avanti escludendo che la falla che si è aperta potesse essere tappata con un aumento delle accise sui carburanti. I soldi saranno trovati in qualche altro modo: per quest’anno probabilmente si attingerà ai proventi del rientro dei capitali, poi la legge di Stabilità dovrà individuare coperture alternative.

FUTURO – Ma appare impegnativo il compito per gli anni a venire. Dal 2016 incomberanno minacciose sul bilancio pubblico clausole di salvaguardia per svariati miliardi. La più consistente è quella che riguarda l’Iva, che vale 12,8 miliardi il prossimo anno e poi 19,2 e 21,3 nei due successivi: l’aliquota ordinaria schizzerebbe progressivamente al 25,5% e quella intermedia al 13%. Infine dal 2018 saranno applicate maggiori accise per 700 milioni, che si aggiungono virtualmente all’analogo importo legato al reverse charge. Senza contare i prevedibili effetti di altre sentenze della Corte Costituzionale sul blocco dei contratti degli statali, sui contributi di solidarietà delle pensioni più alte e sull’aggio dell’8% a favore di Equitalia per le cartelle di pagamento, che peseranno ulteriormente, per un totale di 15 miliardi, sul bilancio dello Stato.

RIMEDIO – Un rimedio dovrà essere trovato dal ministero dell’Economia ma anche di Palazzo Chigi, dove opera il gruppo di lavoro sulla revisione della spesa coordinato da Yoram Gutgeld e Roberto Perotti. Il primo obiettivo è trovare, proprio attraverso la spending review, 10 miliardi che – rafforzati dagli effetti positivi della ripresa economica e della discesa dei tassi di interesse – dovrebbero bastare a risolvere la situazione per il primo anno. Sono già operativi 15 gruppi di lavoro su tematiche specifiche, come i costi standard degli enti locali, le società partecipate, la revisione delle agevolazioni fiscali e così via. Per ora si fanno ipotesi e conteggi, ma con la legge di Stabilità tutto ciò dovrà trasformarsi in un articolato di legge con tanto di effetti quantificati precisamente in relazione tecnica. Come al solito, uno dei nodi sarà la distribuzione dei sacrifici tra Stato centrale ed enti territoriali: Regioni e Comuni ritengono di aver già subito tagli insostenibili e non appaiono disposti a fare altre concessioni.

PARTECIPATE – A fine giugno Gutgeld e Perotti sono attesi a un primo esame. Gutgeld starebbe esaminando i piani della riduzione delle società partecipate che i Comuni hanno trasmesso alla Corte dei Conti. Su un binario parallelo si sta accelerando il processo per la riduzione a 35 delle stazioni appaltanti autorizzate a acquisti sopra una determinata soglia di spesa, da indicare per decreto. Nella seconda metà di giugno sarà completata la selezione dei 35 soggetti aggregatori.

Tutti questi interventi porteranno un beneficio relativo in termini di riduzione di spesa pubblica, un macigno che in questi anni i governi non sono riusciti a scalfire. E che riescono a superare, per ora, soltanto mettendo le mani nelle tasche dei contribuenti, attraverso un complessivo aumento della tasse, centrali e locali, che – soprattutto queste ultime – si sono moltiplicate a dismisura per compensare i tagli dello Stato nei confronti di Regioni e Comuni.

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