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Politica: nelle casse dei partiti 1,7 miliardi di rimborsi elettorali non spesi. Chi ce l’ha?

il tesoretto
il tesoretto

Esiste (o dovrebbe esistere, se non l’hanno sperperato o se qualcuno non l’ha intascato) un tesoretto di oltre 1,7 mld nelle casse dei partiti italiani, accumulato negli ultimi 20 anni. Sarebbe costituito da quanto avanzato dai rimborsi elettorali previsti dalla legge, al netto delle spese certificate dai singoli schieramenti. Per ogni tornata elettorale, dal 1994 a oggi, i soldi erogati come rimborso dallo Stato sono stati superiori a quelli effettivamente spesi dai partiti politici. Perché se da un lato le spese accertate in questi anni si attestano intorno ai 726,9 mln, lo Stato ha erogato come rimborso elettorale oltre 2,4 miliardi ai partiti. Un surplus che supera il miliardo e sette, accumulato soprattutto grazie alle politiche 2001, 2006 e 2008 che da sole hanno lasciato in eredità oltre un miliardo di euro.

DOSSIER – E’ quanto emerge dal dossier ‘Sotto il materasso. Il finanziamento pubblico ai partiti dal 1994 ad oggi’, realizzato da OpenPolis. L’apice è stato raggiunto per le politiche del 2001, in cui lo Stato ha sborsato 476 milioni di euro, a fronte di una spesa accertata di soli 49 milioni di euro (un surplus di oltre 400 milioni di euro). Negli anni, complessivamente, i partiti politici hanno incassato il 341% in più di quello che hanno speso.

RENZI – Renzi, presentatosi come rottamatore della vecchia politica, in realtà non ha inciso per niente sulle spese e gli sprechi enormi, mentre l’unico intervento sarebbe stato quello del Governo Letta che, nel 2014, ha abolito sia il rimborso delle spese per le consultazioni elettorali, sia contributi pubblici erogati per l’attività politica e a titolo di cofinanziamento. Sempre nel 2014 è stato dato vita al ‘2×1000’, novità principale nel finanziamento alla politica.

ELEZIONI – Per le ultime elezioni politiche, nel 2013 i partiti hanno iniziato a utilizzare altri tipi di finanziamento. Quasi il 20% dei soldi utilizzati è arrivato da contributi di persone fisiche o da contributi di persone giuridiche. In totale, tra fondi propri e contributi da altri partiti, le liste in lizza per le politiche 2013 hanno raccolto quasi 40 milioni di euro, poco sotto i 45 milioni di spese accertate, di fatto non facendo praticamente ricorso al rimborso elettorale previsto e regolarmente erogato.

PARLAMENTO – Relativamente ai gruppi parlamentari, i contributi incassati da quelli di Montecitorio nel 2013 sono stati pari a 24 milioni di euro, mentre quelli di Palazzo Madama sono stati più di 14 mln, per un totale di 38,50 milioni di euro, per una media di oltre 60 mila euro per ogni parlamentare. Anche in questo caso, per deputati e senatori, emerge come degli oltre 40 milioni di euro incassati (fra contributi del Parlamento e non), quasi 15 sono rimasti come avanzo di gestione.

REGIONI – A livello regionale, sempre nel 2013, i gruppi consiliari presenti nelle 20 regioni hanno incassato 29,39 mln di euro. La Sicilia ha erogato in totale oltre 6 milioni di euro ai gruppi attivi nell’Ars, l’assemblea regionale, pari ad un costo di 1,29 euro per abitante. Da sola la Sicilia, ha erogato il 22% dei soldi stanziati da tutte le regioni per il funzionamento dei gruppi. In Molise invece la spesa più alta pro-capite per il mantenimento del gruppo consiliare: quasi 3 euro per ogni cittadino, a fronte di una popolazione di circa 300.000 residenti, per un totale di 934 mila euro spesi nel 2013. Non sarà inutile ricordare a tal proposito anche tutte le inchieste della magistratura per gli scandali dei rimborsi ai gruppi consiliari di molte regioni.

EUROPA – Infine il dato europeo, dove i gruppi politici hanno incassato nel 2013 dal parlamento europeo, 58,78 mln di euro, il gruppo più numeroso, quello del Ppe (Partito Popolare Europeo) ne ha incassato da solo un terzo. In media sono stati quasi 80mila euro i contributi destinati da Strasburgo alle spese di ogni europarlamentare. Come si può vedere la volontà degli italiani, espressa in un referendum, di eliminare tutti i finanziamenti pubblici ai partiti è stata quasi completamente disattesa e la politica continua a intascare a nostre spese fiumi di quattrini sotto altra forma, in barba ai contribuenti che, direttamente o indirettamente, sono costretti a foraggiarla.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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