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Elezioni regionali 2015: il 4-3 di Italia Germania ’70 turba il sonno di Matteo Renzi

Renzi alla direzione Pd
Renzi alla direzione Pd

Dal sogno del 7-0, al 6-1 per finire al 4-3, rievocando la grande sfida Italia Germania in Messico del 1970. Le previsioni di Renzi per il Pd in un breve volger di tempo sono assai ridimensionate. Se finisse 4-3 per i democratici, ha spiegato il premier in un’intervista al Secolo XIX, “sarebbe comunque una vittoria”.

RENZI – Sarà per scaramanzia, per opportuna cautela pre-elettorale, Renzi arretra le previsioni, anche se solo il 21 maggio a Vicenza, a fianco di Alessandra Moretti, si mostrava molto più sicuro: “Se finisce 6-1? Il Pd non vuole perdere nemmeno mezza regione“. Se le prospettive al ribasso vengono da un soggetto abituato a giocare al rialzo come il premier è segno qualche dubbio in casa Pd sia affiorato.
E aggiunge che un eventuale 4-3 nel risultato finale delle elezioni regionali non avrebbe conseguenze per il governo. A tal proposito il premier ricorda il risultato di Italia-Germania dei campionati di calcio del Messico 1970, giocata quando lui non era ancora nato e non aveva perciò vissuto in diretta l’emozione di quei momenti che appassionarono gli italiani. “Per gli amanti del calcio il 4-3 evoca ricordi fantastici, con il piattone di Gianni Rivera e la Germania eliminata. Da quando sono segretario abbiamo recuperato quattro regioni alla destra: Piemonte, Sardegna, Calabria e Abruzzo, superato il 40% alle Europee, recuperato molte città. Fosse un 4-3 – mette le mani avanti il premier – sarebbe comunque una vittoria per il Pd. Ma credo che andrà meglio”. Il 9 maggio la fedelissima Maria Elena Boschi, a Padova per sostenere la Moretti, affermava spavalda: “Sarà un 7-0, il 6-1 di Renzi? Solo scaramanzia“.

PRONOSTICI – A conti fatti sembra dunque che al premier andrebbe bene anche il 4-3. Come preconizzava Renato Brunetta: “Fino a un mese fa c’era il mantra del 7-0, il pronostico appariva scontato. Beh, adesso la sinistra si tiene attaccata all’orizzonte del 5-2. Ma se finisce 4-3, allora Matteo Renzi se ne deve andare“. Come ha affermato poi anche Silvio Berlusconi.

RISULTATO – Il premier segretario sa che ben difficilmente si ripeterà il quoziente del 40,8% delle europee dello scorso anno, e sa anche che una fetta del proprio futuro è appesa al risultato di Campania (dove è esploso il caso dei 13 candidati ‘impresentabili’, fra i quali lo stesso De Luca) e Liguria, posto che il Veneto lui stesso lo da per perso. Toscana, Marche Umbria e Puglia invece vengono considerate sicure. Il 6-1 senza dubbio consoliderebbe la sua leadership e gli consentirebbe di puntare più facilmente all’orizzonte di legislatura del 2018.

LIGURIA – In questo quadro molti osservatori pongono in primo piano soprattutto la battaglia in Liguria, dove le minoranze dem sostengono un candidato alternativo, Luca Pastorino. Che pur non avendo speranza di vincere potrebbe però causare il sorpasso di Giovanni Toti, sostenuto da Forza Italia, nei confronti della candidata ufficiale del Pd Raffaella Paita, appoggiata apertamente da Renzi, che ha criticato l’iniziativa di chi, come Pippo Civati, sostiene Pastorino. Se la Paita uscisse sconfitta, la minoranza dem potrebbe riprendere fiato e cercare di far pesare maggiormente la sua azione anche a livello nazionale. Qualcuno ha affermato, esagerando un po’, che, per questo motivo, la Liguria potrebbe diventare come l’Ohio per gli Stati Uniti, che da sempre è uno Stato decisivo per la nomina del Presidente Usa. Ma il paragone mi sembra molto azzardato.

RIVOLUZIONI – Probabilmente ha ragione il premier: non ci saranno rivoluzioni , neppure se si arrivasse al risultato di 4-3 che resta un sogno per il centrodestra. Che ha comunque buone possibilità anche di assottigliare le distanze, ma non di vittoria, in Umbria.

TOSCANA – La Toscana potrebbe restare solida roccaforte del premier, nonostante i mal di pancia nei confronti del Pd e del candidato governatore, Enrico Rossi. I rapporti fra Renzi e Rossi? Renzi ci ha abituato a non guardare in faccia nessuno e a tirare dritto per la sua strada e, se reputasse necessario un avvertimento al manovratore-governatore non esiterebbe ad andare avanti come un treno. Magari consigliandogli di … restare sereno. Però…

ASTENSIONE – Però? Sì con quel però voglio dire che resta l’incognita dell’astensione, sia per la disaffezione degli elettori, ormai arrivata a livelli di guardia, sia per il ponte del 2 giugno che inviterà gli italiani ad andare al mare invece che alle urne. È questo il ‘nemico’ che sia la destra che la sinistra (in Toscana anche il Presidente Rossi) hanno dichiarato più volte di temere, perchè, giustamente, essere eletto da una risicata maggioranza di elettori potenziali per un politico non è motivo di soddisfazione. Il fatto è che tutti, a destra e a sinistra, dovrebbero chiedersi perché c’è insoddisfazione nell’elettorato…


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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