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Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio regionale della Toscana

Elezioni Toscana 2015: Rossi, il partito spaccato e una Regione in (silenziosa) rivolta

C’era una volta una Toscana che, alle elezioni regionali, partecipava al 95%. E i risultati erano attesi dalla gente per strada, nel cuore della notte, come quelli dei Mondiali del calcio. E’ vero: succedeva quasi mezzo secolo fa, nel 1970, quando la Regione nacque. Ormai è storia. Ma è altrettanto vero che questa tornata del 31 maggio passerà ugualmente alla storia per un dato sconfortante proprio dal punto di vista della partecipazione: solo il 48% dei toscani ha deciso di rispondere alla chiamata al voto. E molti anche perché in qualche modo coinvolti direttamente nella politica, negli apparati, nelle amministrazioni a tutti i livelli. E regge poco, credete, la scusa che il governo ha scelto una data sbagliata, resa ancora più complicata dal ritorno del sole. Sì, la tentazione di portare la famiglia al mare, o di andare ad aprire la casa delle vacanze, è stata sicuramente forte.

MARE – Ma se la volontà di votare non fosse mancata, avremmo forse avuto un’affluenza massiccia di prima mattina, prima di montare in macchina o di andare a prendere il treno. La realtà, nonostante l’arrampicarsi sugli specchi dei professionisti della politica, è che la gente, anche in Toscana, non crede più a nessuno. E l’ha dimostrato. Enrico Rossi ha rivinto perché non poteva non rivincere: nel senso che aveva alle sue spalle 5 anni di governo e un apparato difficilmente smontabile, nonostante la disaffezione per la politica e le baruffe nel Pd. Che comunque, anche a causa dell’astensione ha perso circa mezzo milione di voti. Non votare è stato un modo per protestare. E a sinistra del Pd non è andata meglio. Tutt’altro. E nemmeno il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo ha saputo porsi come valido antagonista. Il successo di Nogarin a Livorno, a quanto pare, è destinato a restare un caso poco ripetibile nel panorama politico toscano.

CENTRODESTRA – E’ andata bene la Lega, almeno rispetto a cinque anni, grazie alla spinta di Matteo Salvini, che ha fatto da trascinatore rispetto al poco incisivo candidato governatore, Claudio Borghi, ottimo economista calato in una Regione che non è la sua. Tant’è vero che non è per nulla certa la permanenza di Borghi a Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio regionale, a fare il portabandiera dell’opposizione. Forza Italia scende, ma senza un candidato come Stefano Mugnai, capace di abbinare l’impegno degli ultimi cinque anni di legislatura a una faccia pulita e spendibile, la caduta a vite sarebbe stata inarrestabile. La dimostrazione lampante? Giovanni Lamioni, indicato come candidato della prim’ora di Forza Italia, eppoi sostenuto dal Nuovo centrodestra e dall’Udc, è rimasto impaniato laggiù, ben al di sotto del 2%, chiudendo un’esperienza che si è rivelata molto deludente.

ROSSI – Per il di nuovo presidente, Enrico Rossi, ha votato più o meno soltanto il 25% dei toscani. Per lui, dunque,si apre un periodo complicato. Non solo perché la maggioranza dei toscani ha deciso di non partecipare al voto, quindi contestando a priori la rielezione, ma anche per le divisioni all’interno del Pd. Non è riuscito a riportare in consiglio nessun alleato vero, inserito nella lista del Popolo Toscano, rimasta fuori da Palazzo Panciatichi, e dovrà misurarsi con i renziani. Che per prima cosa gli chiederanno l’assessorato alla sanità. Stefania Saccardi, che sarà riconfermata vicepresidente grazie anche alle preferenze che sembra aver mietuto, potrà battere il pugno sul tavolo. Non avendo digerito, per esempio, alcune scelte del nuovo piano sanitario, come i tre super manager delle tre maxi Asl (Nord, Centro e Sud) accorpate. In pratica, nel loro ruolo, sono tre sub assessori. E ancora: non manca chi, girandosi fra le mani i risultati che si aggiornano di momento in momento, pensa anche a una fine anticipata della legislatura, con Rossi magari candidato al Parlamento se Renzi avesse bisogno di dare spallate. Fantasie? Probabilmente sì. Ma sono il segnale di un futuro nebuloso, che questo voto non ha schiarito. Che fare? Pensare seriamente ai problemi di una Toscana che quando di distacca e diventa algida, fredda e pungente, rischia di diventare veramente ingovernabile.


Bennucci

Sandro Bennucci

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