Livorno, parroco di 54 anni si toglie la vita
LIVORNO – Un parroco livornese di 54 anni, don Carlo Certosino, si è ucciso nella mattina di oggi 1 giugno impiccandosi nella chiesa di San Simone all’Ardenza, in una soffitta della canonica.
Il corpo del sacerdote è stato ritrovato attorno alle 11.40 da una parrocchiana che ha immediatamente chiamato la polizia. Sul posto è intervenuta la squadra mobile con la scientifica e un’ambulanza del 118. Il pm, che ha già liberato la salma mettendola a disposizione dei familiari, ha disposto ulteriori indagini per risalire alle motivazioni del gesto. Non si esclude, infatti, che il sacerdote possa aver lasciato un biglietto.
Don Certosino da poco era stato trasferito in un’altra parrocchia. Un trasferimento che però non era stato ben accolto dal sacerdote né dai fedeli, che circa un mese fa avevano contestato vivacemente la decisione della diocesi annunciata durante una messa dal vicario del vescovo. A seguito della protesta dei parrocchiani il vescovo aveva inviato al sacerdote una lettera in cui lo invitava a lasciare la parrocchia entro il 30 di giugno, e contestualmente ad assumere l’incarico di parroco nella nuova destinazione, come concordato in precedenza con lo stesso sacerdote.
Alla notizia della tragica morte di don Carlo Certosino, il vescovo di Livorno, monsignor Simone Giusti, oggi impegnato a Bergamo con i responsabili dell’ufficio scuola della Diocesi, ha inviato un messaggio di cordoglio, anche a nome del clero e di tutta la Chiesa livornese: «Con immenso dolore il vescovo e il consiglio episcopale storditi, e stupiti, piangono la perdita di don Carlo – recita il messaggio -. Ora è nelle mani di Dio e quindi è in buone mani. Sono mani che conoscono la croce e la disperazione. A queste mani affidiamo il nostro fratello sacerdote. Preghiamo per lui, per i suoi familiari, per la Chiesa tutta di Livorno».
AGGIORNAMENTO ORE 17:56
«Sono in soffitta, chiama il 118 non voglio che mi trovi così». Così recita l’ultimo messaggio che stamani, prima di togliersi la vita nella soffitta della sua abitazione attigua alla parrocchia, don Carlo Certosino ha lasciato in un biglietto a una parrocchiana che si doveva occupare di chiudere la chiesa. Il sacerdote avrebbe dovuto lasciare la sua parrocchia dopo averla condotta per 15 anni, per trasferirsi dal prossimo primo di luglio in un’altra, nel quartiere della Venezia.
Un trasferimento che però non aveva accettato serenamente, come raccontano i parrocchiani, anzi. Ad alcuni aveva confidato che le dimissioni gli erano state imposte già un anno fa, e lui le aveva firmate. Quello che contestava – raccontano ancora i parrocchiani – non era il trasferimento in sé, ma il metodo.
«Aveva già cominciato a preparare tutti gli scatoloni per le sue cose – racconta una parrocchiana – cominciando a liberare così il suo appartamento, ma ieri non era lui. Era molto giù. Dopo la messa abbiamo provato a contattarlo più volte, ma dopo averci detto che non aveva voglia di uscire, non ha più risposto, poi ha spento il telefono».