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Pubblico impiego, sui contratti sta per pronunciarsi la Corte Costituzionale. Il Governo piange: spenderemo 35 miliardi

Marianna Madia
Marianna Madia

ROMA – Nei prossimi giorni la Corte Costituzionale sarà chiamata a pronunciarsi su un’altra questione che , al pari della perequazione sulle pensioni, rischia di provocare uno sconquasso nei conti pubblici. Per questo Il Governo sta preparando il terreno fornendo alla Corte argomenti e dati, a suo avviso, utili a sostenere l’insostenibilità del peso dell’adeguamento dei contratti, qualora la Corte, come probabile, desse ragione ai sindacati del pubblico impiego. Domanda: viviamo ancora in uno Stato di diritto?

AVVOCATURA – L’Avvocatura generale dello Stato,ha perciò indicato nelle memorie preparate in vista dell’udienza dalla Consulta gli esborsi previsti: se i contratti nazionali del pubblico impiego fossero stati rinnovati per tutti i dipendenti, durante gli anni che vanno dal 2010 al 2015, i costi non sarebbero stati inferiori a 35 miliardi di euro. Non solo,ma ha anche calcolato la spesa futura, prevedendo «un effetto strutturale di circa 13 miliardi annui». I difensori dello Stato inoltre ricordano come ormai tra i principi costituzionali ci sia anche il pareggio di bilancio.

PAREGGIO – Sostenendo che il pareggio del bilancio è ormai diventato un principio costituzionale inderogabile l’Avvocatura dello Stato cerca di bloccare la tendenza consolidata instaurata dalla Corte in tema di pensioni. In tal caso infatti la Consulta ha deciso senza valutare, come del resto suo compito, gli effetti economici della sua decisione sul bilancio dello Stato.

SINDACATI – Ma i sindacati non ci stanno e le due sigle autrici del ricorso subito replicano: la Confsal Unsa parla di numeri «gonfiati» e la Flp di stime fatte «per fare pressione sulla Corte». Secondo il segretario generale della Confsal Unsa, Massimo Battaglia, i numeri dell’avvocatura sono «volti a spaventare: questa non è più una Repubblica fondata sul lavoro ma sul pareggio di bilancio». Così anche l’altro ricorrente, l’Flp e tutte le altre organizzazioni sindacali, a partire della categorie del pubblico di Cgil, Cisl e Uil, che sottolineano: «Milioni di lavoratori pubblici si aspettano giustizia dalla sentenza della Corte costituzionale, ma sanno benissimo che è il governo a tenere fermi i contratti».

È chiaro l’intento del Governo: cercare con i numeri gonfiati di mettere in imbarazzo i giudici della Consulta e indurli a tener conto più delle esigenze di bilancio che della legalità. Ma per rimediare al buco che si verrebbe a creare Renzi e Padoan potrebbero sfoltire i costi e gli sprechi della politica e non gravare sempre su statali e pensionati. Si perché siamo perfettamente consapevoli che questa manovra verrà ripetuta in occasione della prossima udienza, nel mese di luglio, che si occuperà della costituzionalità del nuovo contributo di solidarietà sulle pensioni alte, introdotto dal Governo Letta e tuttora vigente. Siamo sicuri che la Corte non abboccherà all’amo teso dal Governo e deciderà di tutelare i diritti dei cittadini, così come ha sempre fatto finora.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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