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Fiorentina e Montella separati in casa da un anno. Ora la squadra va rifondata

Fiorentina-Chievo, l'esultanza dei viola. Dopo la gioia del quarto posto la necessità di ricostruire (foto Giacomo Morini)
Fiorentina-Chievo, l’esultanza dei viola. Dopo la gioia del quarto posto la necessità di ricostruire (foto Giacomo Morini)

Nella concitazione della sera, mentre Firenze cuoce a 35 gradi, forse possono sfuggire i precedenti: soprattutto quella che fu, nell’aprile 2014, la prima vera rottura fra Montella e la Fiorentina. Allora fa bene, visto il clima, rinfrescare almeno la mente: era la vigilia di una partita e volavano indiscrezioni di calcio mercato. Montella, allora soddisfatto del quarto posto che sui stava profilando, usò più o meno queste parole: “Tutti si stanno rinforzando, per far meglio bisogna che la Fiorentina capisca che dovrà prendere alcuni giocatori di peso…”. La risposta della società arrivò, un giorno dopo, attraverso un irato Mario Cognigni: “L’allenatore faccia il suo, che alla strategia di mercato pensiamo noi”. Quelle che seguirono furono giornate pesanti. Poi il clima si rasserenò, nonostante la sconfitta nella surreale finale di Coppa Italia all’Olimpico. Ma la frattura scomposta rimase e non è mai stata sanata.

Anche per questo, era il 24 gennaio di quest’anno, vigilia della prima giornata del girone di ritorno con la Roma, scrissi (basta cliccare su Firenze Post per ritrovare l’articolo…) che dopo tre anni in viola, a fine stagione Montella avrebbe lasciato la Fiorentina. Aggiunsi che sarebbe stato bene cominciare a corteggiare il Mourinho dei poveri, ovvero Maurizio Sarri, capace di dare all’Empoli un gioco sfavillante anche se non sempre vincente. E che Sarri avrebbe potuto essere un investimento interessante l’ha dimostrato un uomo forse un po’ pirotecnico nei modi e nelle parole, ma certamente dotato di fiuto come tutti coloro che fanno parte del mondo dello spettacolo: Aurelio De Laurentiis. Lui ha capito che dopo una stagione deludente con Benitez, doveva cambiare verso: e rifondare con un allenatore-seminatore, uno capace di ricostruire squadra e clima nello spogliatoio. Non a caso, il patron del Napoli ha offerto a Sarri circa un milione e mezzo di euro: ossia la cifra che l’allenatore, a Empoli, avrebbe incassato in cinque anni!

E’ vero che, dopo quella partita con la Roma, la Fiorentina, grazie anche all’arrivo di Salah, avviò un periodo scoppiettante, culminato con la straordinaria vittoria allo Juve Stadium in Coppa Italia. Ma è altrettanto vero che la delusione per la sconfitta netta nel ritorno al Franchi, riaprì la vecchia frattura scomposta. Ovvio che, successivamente, si siano vissuti momenti di alti e bassi, però è altrettanto ovvio che un allenatore del tipo di Montella, bisognoso di motivazioni da ricevere e da ritrasmettere, non resta per il quarto anno consecutivo se il rapporto non è idilliaco e se mancano prospettive per un’altra stagione di successi.

Fatale, in queste condizioni, che si sia andati avanti fra conferme e smentite, fra vedo e non vedo, fino alla rottura. Stavolta senz’appello. Una rottura che non va vista come un dramma. I drammi sono altri. Qui si discute intorno a un bel mucchietto di soldi (cinque milioni di clausola rescissoria che la Fiorentina vuol tenere ben valida) e alla scommessa sul futuro. Ecco, la Fiorentina dovrà disegnare in fretta il suo futuro. Paulo Sousa non sembra scatenare entusiasmi, ma il problema non è lui: il vero punto interrogativo sono le garanzie che saprà chiedere. Cioè i giocatori che riuscirà a ottenere dalla società. La squadra va rifondata. Ripeto: avrei preferito che un compito simile fosse affidato a Sarri. Tuttavia ben venga l’allenatore del Basilea (se saprà rinunciare alla Champions con la formazione svizzera…) a patto che abbia un programma. E sappia che Firenze ha il palato fino: non si accontenta di proclami.


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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