Grexit: che cosa succede se Atene va in default. Le conseguenze sull’Italia. E i consigli per chi va in vacanza
ROMA – La prima emergenza in cui si incorre in un Paese che finisce in default – e tanto più se rischia di uscire dall’euro, come la Grecia – è una crisi di liquidità. Le banche subirebbero un tracollo, gli sportelli verrebbero chiusi, idem per i bancomat. Per chi si reca in viaggio in quel Paese è meglio , per precauzione, partire con una scorta di contanti (fino a 10 mila euro non vanno dichiarati) che in caso di una vera crisi restano una sicurezza. Altre difficoltà potrebbero sorgere, nel corso del soggiorno, per la rarefazione dei servizi, conseguente alla crisi e al default, come è successo in casi analoghi, per esempio a Cipro.
TUTELA – In questi casi si gode di maggior tutela se si è sottoscritto un viaggio attraverso un tour operator. Quest’ultimo controlla tutta la filiera dei fornitori (albergatori e trasporti), con l’obbligo di intervenire nel caso i servizi dovessero venir meno. Ad esempio nell’agosto di due anni fa gli scontri della «primavera araba» in Egitto indussero i tour operator a intervenire mandando gli aerei vuoti a rimpatriare i turisti, vista la rarefazione dei servizi in loco. Per gli amanti del «fai da te» meglio cautelarsi con una polizza ad hoc.
TASSE – E noi italiani dovremo pagare più tasse per colpa di un eventuale crac di Atene? L’Italia è il terzo maggior creditore, 40 miliardi, dietro solo a Germania (60 miliardi) e Francia (46 miliardi). È questo il risultato degli apporti concretizzati non solo nei prestiti bilaterali, ma dovuti alla partecipazione al fondo «Salva Stati», alla Bce, all’Fmi. Secondo la Confindustria il default greco può danneggiare la crescita. Secondo Unimpresa, invece, il possibile effetto di un’uscita di Atene dall’euro sullo spread potrebbe addirittura pregiudicare gli equilibri di bilancio. Recentemente il ministro dell’Economia Padoan ha detto che in caso di un’uscita di Atene dall’euro con rialzo di spread e rendimenti, l’Italia è molto più forte che nel 2012, anche grazie agli sforzi fatti che hanno ridotto la «componente di rischio specifica».
Le ultime proposte di Atene, anticipate dal premier Tsipras a Angela Merkel, François Hollande e Claude Juncker (completamente ignorato, come al solito, Matteo Renzi) potrebbero avviare un accordo con istituzioni finanziarie internazionali e creditori, evitando (o rimandando) in tal modo i rischi ai quali abbiamo fatto cenno.