Nuovo isee: crolla il numero dei nullatenenti (dal 73% al 24%). Smascherati i furbetti
La precedente versione dell’Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) aveva consentito a moltissimi furbetti, che chiedevano prestazioni sociali senza averne diritto, di attestare falsità di tutti i tipi. Lasciare agli italiani la possibilità di autocertificare la propria ricchezza significava garantire a tutti, anche a coloro che non ne avevano le condizioni, la possibilità di accedere a benefici assistenziali, ai danni dell’Erario e, soprattutto, della collettività. Basti pensare che l’80% di chi presentava l’Isee dichiarava di non avere un conto corrente, quando invece – dati alla mano forniti dall’ABI – il 70% degli italiani possiede un rapporto bancario o postale (anche per via dei nuovi obblighi di tracciabilità per il pagamento di pensioni e stipendi). Risultato: i contribuenti hanno pagato per anni prestazioni agevolate a chi, invece, non ne aveva diritto.
NUOVO ISEE – Oggi, entrato in funzione il nuovo modello di Isee, le cose sembrano radicalmente cambiate: in neppure sei mesi dall’entrata in vigore delle nuove regole (1° gennaio 2015), gli italiani sono diventati di colpo “ricchi”. Si scoprono conti correnti che prima non esistevano, immobili, redditi di ogni tipo. Insomma, un “sommerso” che – vuoi per paura dei nuovi controlli incrociati che ora le banche dati telematiche riescono ad eseguire, vuoi perché ormai l’Isee non consente più l’autocertificazione – è venuto a galla. Con buona pace di tutto quanto è stato elargito – anzi, regalato – fino ad oggi, contribuendo a uno dei più grandi disavanzi pubblici che l’Europa conosca.
AUTOCERTIFICAZIONE – Con l’eliminazione dell’autocertificazione infatti gran parte dei dati vengono reperiti automaticamente dalle banche dati delle amministrazioni che – finalmente – hanno deciso di colloquiare tra loro. In pratica si è passati dal sistema della autocertificazione a quello della postcompilazione della dichiarazione da parte dell’Inps, che rileva automaticamente le informazioni attingendo dai propri archivi e da quelli dell’Agenzia delle entrate. L’istituzione di un’anagrafe tributaria per la valutazione dei redditi ha inoltre aperto la via a un maggior controllo sui conti correnti e sul patrimonio mobiliare. Infatti la comunicazione dei dati di reddito e patrimonio raccolti dai Caf viene inviata non solo alla stessa Inps ma anche all’Agenzia delle Entrate per i controlli antievasione che ricomprenderanno pure gli Isee (sui vecchi Isee in circa un quarto dei casi c’era una sottodichiarazione rispetto ai dati di reddito dichiarati ai fini fiscali).
MINISTERO LAVORO – I dati pubblicati dal Ministero del Lavoro, dopo l’entrata in vigore del nuovo indicatore di ricchezza delle famiglie, mettono definitivamente al muro i furbetti dell’Isee: i “senza patrimonio” scendono dal 73% al 24%. Questo significa che oltre i due terzi degli Isee erano falsi. Le famiglie che hanno figli all’università sono risultate, nel 51% dei casi, più ricche. Questo significa che, in precedenza, molti nuclei, per poter ottenere i benefici dagli atenei ove studiava la prole, avevano dichiarato, nel proprio Isee, dati non corrispondenti al vero. Il valore medio indicato è quasi doppio (da meno di 5.000 a piu di 9.000 euro), mentre il valore del terzo quartile (quello che individua il quarto di popolazione con la differenza più alta) risulta di 13 volte superiore (da 500 a oltre 6.500 euro).