Immigrazione, l’UE decide: nessuna ripartizione obbligatoria dei profughi, l’Italia si arrangi
BRUXELLES – La giornata di ieri 25 giugno non è stata molto propizia per il nostro Premier, Matteo renzi. A parte la risicata approvazione del ddl scuola con la contestata fiducia al Governo, le due riunioni importanti – tema l’immigrazioni – si sono concluse la prima (con regioni e comuni) con un nulla di fatto, mentre la seconda, (quella essenziale a Bruxelle sulla ripartizione delle quote) si è conclusa con una débacle dell’Italia, le cui richieste sono state respinte.
COMMISSIONE – Infatti la discussione sulla proposta della Commissione, che prevedeva una ripartizione obbligatoria dei migranti nei 28 Paesi, è stata duramente contestata dai Paesi baltici e da quelli dell’Est. E c’è stato anche uno scontro frontale fra Renzi e la premier lituana Grybauskaitè. Renzi dice che se gli altri non sono d’accordo sula redistribuzione obbligatoria dei 40mila migranti , non meritano di essere europei. La Grybauskaitè replica: «Noi dovremmo assumerci la responsabilità dei vostri fallimenti?» Il premier contrattacca. «Fatte pure; se questa è la vostra idea di Europa, tenetevela. O c’è solidarietà, o non fateci perdere tempo. Possiamo fare da soli».
INTESA – Alla fine si raggiunge un’intesa minima: saranno redistribuiti 40 mila migranti aventi diritto a protezione e già presenti nell’Unione, nonché a 20 mila asilanti scelti fuori dall’Ue. Il meccanismo ha ampi margini di volontarietà. Ungheria e Bulgaria avranno delle eccezioni. Tutti i meccanismi dovranno essere definiti entro luglio.
COMPROMESSO – I capi di Stato e di governo dell’Ue alla fine hanno dunque approvato, attorno alle tre del mattino, un testo di compromesso che, pur mantenendo il carattere obbligatorio della cifra complessiva dei rifugiati da ricollocare, prevede una ripartizione per paese basata su un accordo “per consenso”. Il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ha combattuto fino alla fine contro il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e i leader di diversi Stati membri, per evitare che la ripartizione per Paese dei rifugiati “ricollocati” avesse carattere volontario, invece di essere basata su un’applicazione vincolante dei quattro criteri oggettivi proposti dall’Esecutivo comunitario: il Pil, la popolazione, il tasso di disoccupazione e il numero di rifugiati già accolti. ma ha poi dovuto cedere di fronte al parere contrario della maggioranza degli Stati.
JUNCKER – Juncker, ampiamente deluso, parla di «accordo modesto» e di Europa «non all’altezza delle sue ambizioni». E Renzi torna a casa con le pive nel sacco. L’Europa praticamente ci ha detto che dovremo arrangiarci e fare da soli. Con le regioni del Nord in rivolta contro l’accoglienza dei migranti. Renzi dovrà perciò decidersi – con buona pace delle prediche di accoglienza di Papa Francesco – a realizzare meccanismi di rimpatrio che funzionino per rimandare da dove sono venuti tutti coloro che non hanno diritto all’asilo. Che sono, ci dicono le statistiche, la maggioranza. Pena l’infiammarsi di uno scontro sociale senza precedenti nel nostro paese, ancora in difficoltà per la prolungata crisi economica.