Berlino, vertice Renzi-Merkel: gelo sui migranti e nessun passo concreto su Grecia e terrorismo
BERLINO – Unanimità di vedute sui temi più importanti fra Matteo Renzi e Angela Merkel, ma pochi passi in avanti per l’immigrazione, il superamento dell’austerità e la questione greca. Questo è il risultato, piuttosto tiepido e con poca concretezza, del vertice di Berlino, che ha fatto seguito a quello recente di Firenze, reso famoso dalla conferenza stampa ai piedi del David di Michelangelo.
MERKEL – “Mi fa molto piacere la tua venuta a Berlino. Ricordo con piacere la mia visita a Firenze” e l’incontro con la stampa sullo “sfondo del David che io, però, qui non posso ricambiare: ho solo una parete blu”. Così Angela Merkel scherza con il premier italiano aprendo la conferenza stampa. Poi gli fa i complimenti per le riforme avviate: “La direzione è quella giusta, ti auguro successo”. Poi, passando ai temi di attualità, l’ottimismo scema.
Austerità. – Quanto allo sviluppo delle politiche europee a sorpresa la cancelliera ha affermato che tra una politica di sola crescita e una di solo risparmio, preferisce una terza via: il consolidamento verso la crescita. “La crescita è importante, ma non è un fine in sé. Anche il Pil è importante, ma più importante è che i cittadini europei stiano bene”, ha precisato la Merkel.
Rifugiati. – “Anche se adesso c’è qualche incomprensione sulla questione dei rifugiati, riusciremo a superarla ancora una volta”, ha affermato la Merkel, sottolineando che nel corso dei colloqui si è parlato del tema dell'”equa distribuzione” dei richiedenti asilo fra i Paesi europei.
Grexit – “Oggi è mercoledì, aspettiamo domenica”, quando si terrà il referendum, “se nasceranno situazioni nuove, si riprenderà in mano tutto, ma per ora non vedo novità”, ribadendo così la sua posizione.
RENZI – Ringraziando la Cancelliera Renzi ha affermato: “L’Italia è ripartita. Un anno fa, eravamo in questa stessa sala, avevamo una crescita negativa, disoccupazione al record storico, riforme ferme al palo. Non sono ancora soddisfatto oggi, ma le riforme sono ripartite: la chiave sarà il giugno 2016, puntiamo a fare in quella data il referendum sulle riforme”. “Su pubblica amministrazione e tasse c’è ancora molto da fare ma l’Italia è tornata in pista e ha voglia di correre più veloce di tutti”, ha aggiunto Renzi.
Europa – “Io e Angela non abbiamo le stesse idee su tutto, è la democrazia bellezza. Ma rappresentiamo i due partiti più votati di Europa: insieme Pd e Cdu hanno ottenuto 22 milioni di voti e siamo alla guida di due grandi paesi che hanno creato insieme con altri l’Europa”. “Sappiamo che c’è bisogno dell’Europa della politica e degli ideali, non solo di parametri e cifre”, e le discussioni “saranno finalizzate a rendere l’Europa più forte”. Dunque “possiamo avere idee diverse, ma ne discutiamo davanti a un bicchiere di vino o di birra: siamo due grandi Paesi che non cedono alla paura”.
Grexit – “La scelta di fare il referendum è un errore, a mio avviso, ma rispetto la volontà del popolo greco. Quello che è fondamentale fare è far prevalere le ragioni del buonsenso: per questo nei mesi, settimane e giorni scorsi abbiamo cercato di trovare un punto di intesa. Vedremo quello che accadrà in futuro, ma non è pensabile che abbiamo tolto le baby pensioni in Italia per pagarle in Grecia”. “Credo tuttavia che vada evitata l’idea di trasformare il referendum in un derby tra Tsipras e qualche leader europeo”,
Terrorismo – “Sono più preoccupato per il terrorismo che per la Grecia, la vera questione in Europa è la crescita per tutti, non l’Iva delle isole greche”.
CONCLUSIONI – Quali sono dunque i risultati dei colloqui? In positivo si segnalano gli sperticati complimenti della Cancelliera a Renzi per l’avvio delle riforme, delle quali onestamente credo che nessuno in Europa conosca la vera portata e utilità, in quanto all’estero viene recepita solo la grancassa del nostro governo, amplificata dalla grande stampa connivente. Sembra che si sia aperto uno spiraglio verso una politica di minor austerità e maggior crescita, si concorda sulla necessità di mantenere una posizione di diffidenza verso la Grecia (Renzi si è accodato alle posizioni del più forte) e niente di fatto sull’immigrazione. Al di là delle felicitazioni di facciata e della conferma di stima personale, non mi sembra che il premier dal nuovo vertice abbia ottenuto un grande risultato; si è soltanto certificato lo statu quo.