Franco Zeffirelli già al lavoro nell’afa di San Firenze: vuole inaugurare la sua Fondazione il 12 febbraio 2016, quando compirà 93 anni
FIRENZE – «Che emozione far nascere la mia scuola e il museo con i 70 anni del mio lavoro qui, in piazza San Firenze, quasi a formare un triangolo fra il Palazzo della Signoria e il Duomo. Firenze è capace di provocarmi sempre sensazioni forti, anche a quest’età …». E’ emozionato ma carico di voglia di fare, Franco Zeffirelli. Soprattutto vuol rispettare l’impegno che ha preso con se stesso: inaugurare il museo e la sua scuola dell’arte dello spettacolo il 12 febbraio 2016. Ossia quando compirà 93 anni. Il tempo stringe.
TENDA – Per questo pensa di piantare una … tenda in San Firenze, per seguire i lavori passo passo. Ed è già all’opera, alle 11,30 di questa micidiale domenica 5 luglio, arroventata da 36 gradi all’ombra e oppressa dall’afa. Ma a lui tutto ciò sembra normale. Si dà da fare perché sono passate appena 24 ore dal momento in cui ha ricevuto dal Comune la concessione per 29 anni di questo Palazzo dall’apparenza austera, gioiello dell’arte barocca, che fu ministero della giustizia nel periodo in cui questa città fu capitale d’Italia (1865-1870) eppoi tribunale fino a qualche anno fa, prima che gli uffici giudiziari venissero trasferiti nella non bellissima costruzione di Novoli. Un Palazzo che, al piano terreno, dove c’è ancora la gabbia in ferro dove sfilarono imputati di omicidio e terroristi, ospiterà la scuola per registi, scenografi e artisti. Mentre il primo piano diventerà museo: con le scenografie, i costumi, i libri, i film: cioè tutto patrimonio artistitico di 70 anni di lavoro del Maestro, che il ministero dei beni culturali ha stimato in oltre 300 milioni di euro. Pensate: ci saranno i costumi indossati dalla Callas e i vestiti anni ’40 che fece indossare agli attori di “Un thè con Mussolini”.
MIRACOLO – La voglia di fare genera il miracolo: Zeffirelli, nonostante la sedia a rotelle, sembra aver bevuto il filtro dell’eterna giovinezza. Scruta la planimetria del Palazzo barocco e impartisce ordini: sembra tornato il regista, severo e rigoroso, di quando dirigeva il fim su San Francesco, “Fratello Sole e Sorella Luna”, con l’aiuto di una grande amica: Suso Cecchi D’Amico. Solo che oggi lo aiutano le figlie di Suso: Caterina che dirigerà la scuola dell’arte dello spettacolo e Silvia, che curerà l’allestimento del museo. E c’è Giuliana Ridolfi, già segretaria generale dell’sistituto italiano di cultura a New York. Aiuterà il Maestro a entrare in contatto con gli sponsor americani, indispensabili per finanziare l’allestimento e i primi anni di gestione della Fondazione.
ARCHITETTO – Poi non manca Guido Spadolini, l’architetto che dovrà trasformare il vecchio tribunale in scuola e in museo. Naturalmente a tempo di record: sette mesi appena. Così s’informa: i vecchi ascensori funzionano ancora? E i bagni in quali condizioni sono? I suoi collaboratori, a cominciare da Marco Paolieri, prendono appunti su appunti. Entro 10 giorni il progetto sarà pronto. Guido lo porterà personalmente a Zeffirelli, a Roma, nella grande casa sull’Appia Antica. Certo, i problemi di carattere tecnico non mancano ma la 2stoffa2 del Palazzo è buona. Ovvio che i cambiamenti saranno importanti, almeno dal punto vista estetico. Nascerà una cosa fine, di classe. In stile Zeffirelli. Che, lo poassiamo dire senza mezzi termini, non ha mai nascosto le sue critiche al nuovo Teatro del Maggio, laggù alle Cascine. Molti lo vedono come una grande scatola da scarpe. Il Maestrio preferisce non parlarne.
DIALOGO – A salutare Zeffirelli nell’afa di San Firenze ci sono poi vecchi amici, come Marco Ricceri e sua moglie, Giovanna Calamai. Ed è stato invitato, alla mattinata di lavoro e progetti, anche il cronista che scrive queste righe. Il quale, prima di diventare direttore di “Firenze Post”, ossia da cronista de “La Nazione”, ha seguito passo dopo passo, tutta la vicenda dell’eredità zeffirelliana. Che poteva finire a New York, a Mosca, a Londra o a Roma. Soprattutto nei momenti di “gelo” fra il Maestro e l’ex sindaco, Matteo Renzi il giornale svolse un ruolo non secondario. Infatti, quando sembrava che Firenze fosse definitivamente fuorigioco, sulle pagine de “La Nazione” il cronista riavviò il dialogo. Fino a giungere al passaggio successivo. con l’ipotesi, portata avanti da Rosa Maria Di Giorgi: allestire la Fondazione in due sedi, il museo al Carnielo, in piazza Savonarola, e la scuola al Teatro della Pergola. Ma non era ancora l’approdo finale. Arrivato con la felice intuizione dello stesso Zeffirelli quando venne a sapere che il Palazzo di San Firenze era vuoto. Ecco l’idea: sistemare tutto in questi 3.600 metri quadrati nel cuore della città. Appunto per formare il trangolo con piazza della Signoria e il Duomo. E ora la corsa contro il tempo. Firenze, intesa come popolo, è contenta: non a caso gli artigiani e l’associazione carabinieri in congedo, impegnati in un’iniziativa di Expo 2016 proprio qui in San Firenze, consegnano una pergamena al Maestro: definito “magnifico messere di Fiorenza nostra”. Un omaggio in attesa della festa, cioè dell’inaugurazione: fissata per i 93 anni, il 12 febbraio 2016.