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Immigrazione: la rivolta nelle banlieues italiane. Lotta fra disperati

La rivolta di Roma
La rivolta di Roma

Quello che era stato evitato finora in Italia, la rivolta delle banlieues a causa della crisi, sta cominciando a verificarsi sempre più spesso per l’improvvida accoglienza e distribuzione degli immigrati nei quartieri disagiati delle grandi città, in particolare a Roma. Si contrappongono così i disagi delle periferie con la disperazione degli immigrati.

BANLIEUES – In questi giorni proprio a Treviso e a Roma è esplosa la tensione della gente contro l’arrivo di migranti. La rabbia schiuma dalle banlieues italiane, di cui mai nessuno si preoccupa, salvo quando debbono accogliere presunti profughi. Soprattutto a Roma è salita altissima la tensione, con scontri duri fra la polizia e i residenti – a cui si sono aggiunti esponenti di Casa Pound – con decine di feriti, anche fra le forze dell’ordine.

ROMA – I fatti di Roma: il prefetto, Franco Gabrielli, ha deciso di alloggiare una quota di migranti nell’ex scuola a Casale San Nicola, periferia Nord della città. Quando è arrivato il pullman delle forze dell’ordine, che trasportava 19 rifugiati, i residenti hanno scatenato un autentico putiferio bloccando la strada per impedire l’accesso. Dopo un inutile tentativo di trattativa, la polizia è intervenuta per rimuovere il blocco e ha caricato i manifestanti, alcuni dei quali hanno reagito con lanci di sassi e bottiglie contro le forze dell’ordine. Alcune balle di fieno sono state date alle fiamme nel tentativo di continuare a sbarrare la strada. E in mezzo agli scontri si sono trovati anche anziani e donne. Il bilancio: 14 agenti feriti, 2 manifestanti arrestati, una persona denunciata a piede libero e altre 15 identificate. I residenti elencano le loro ragioni: “Questa è un’isola nell’estrema periferia Nord di Roma. Ci vivono 250 famiglie senza infrastrutture né servizi, in totale isolamento, non c’è illuminazione, d’inverno alle 16 è già tutto buio”. Si lamenta che le istituzioni, a cominciare dal prefetto, “non abbiano aperto alcun tavolo di concertazione”.

TREVISO – A Quinto, in provincia di Treviso, la protesta – sostenuta anche da rappresentanti di Forza Nuova – è andata in scena per l’arrivo di 101 profughi in un residence, dove abitavano anche famiglie con bambini, che hanno subito reagito all’imposizione. Il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo e il governatore del Veneto, Luca Zaia, hanno fatto da mediatori con il prefetto, Augusta Marrosu, che ha poi trovato una destinazione più idonea, tanto che, dopo ore di tensione, incendi di materassi, blocchi dell’area, gli stranieri sono stati trasferiti nell`ex caserma “Serena”, a cavallo dei comuni di Treviso e Casier. E la questione è stata risolta pacificamente, se così si può dire.

TOSCANA – In Toscana finora la situazione resta abbastanza tranquilla. Il metodo dell’accoglienza a piccoli gruppi – concordato fra Governatore Rossi, prefetti e sindaci già dal 2011 – funziona bene ed ha evitato tensioni sociali rilevanti nei nostri comuni. Ne dovrebbe tener conto qualche prefetto troppo interventista che scarica gruppi di profughi nelle periferie di grandi città senza prima valutare compiutamente le reazioni della popolazione.

GOVERNO – Sale la preoccupazione al Viminale, dove però si afferma che il piano di redistribuzione dei profughi è varato e su questo non si transige. Anche Matteo Renzi conferma che sull’accoglienza non si toma indietro, che si andrà avanti con il piano. Ma il premier annuncia anche altri interventi: sono previsti permessi temporanei ai richiedenti asilo per consentire loro di raggiungere altri Paesi europei, sono state avviate trattative con Stati UE per un piano anti scafisti in Libia che coinvolga l’Egitto, verrà stabilito l’obbligo per le navi straniere che soccorrono migranti in acque internazionali di trasferirli nei propri Paesi, vietando l’attracco nei nostri porti. E’ stata già firmata, poi, l’intesa con il Gambia che prevede la concessione di mezzi e apparecchiature, l’organizzazione di corsi di formazione per le forze dell`ordine locali in cambio dei rimpatri effettuati con i voli charter (ma i cittadini del Gambia costituiscono una minima parte degli arrivi). Avviati anche i negoziati con Costa D’Avorio, Senegal, Bangladesh, Mali e Sudan (questi ultimi due si sono già detti non disponibili).

Tutte iniziative giuste ed opportune, ma Renzi e Alfano, oltre che attribuire tutta la colpa delle rivolte ai movimenti di destra che soffiano sul fuoco, dovrebbero comprendere che esiste ed è tangibile il grave disagio delle periferie che si sentono abbandonate e non accettano più di essere destinatarie di tutti gli insediamenti ritenuti sgradevoli. Intanto, per aumentare la tensione, i centri sociali – strenui difensori dei diritti dei migranti – hanno tentato l’assalto alla prefettura di Treviso quando il prefetto Marrosu ha deciso di spostare i profughi da Quinto alla Caserma ‘Serena’ dopo le proteste degli abitanti.

L’immigrazione rischia di diventare, in breve tempo, la più esplosiva bomba sociale per il nostro Paese e il Governo, in particolare il Ministero dell’Interno, dovrebbero ascoltare maggiormente le richieste e le proteste che provengono dal territorio, senza scaricare sulle periferie il peso di un’accoglienza ‘obbligata’, che diventa sempre più gravosa e insostenibile.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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