Fisco: come funziona il redditometro. Gli strumenti di spesa utilizzati per il calcolo
Il redditometro è una modalità di accertamento utilizzata dall’agenzia delle entrate per ricostruire sinteticamente il reddito del contribuente. Lo strumento si basa su alcuni elementi di spesa certi per ricostruire il reddito percepito. Le lettere vengono recapitate a quei soggetti che presentano scostamenti molto significativi, ben oltre il 20%, fra reddito sintetico ipotizzato dall’ufficio sulla base dei dati presenti in anagrafe tributaria (possesso di immobili, mezzi di trasporto, spese deducibili e/o detraibili, ecc.) e reddito dichiarato. Molto spesso il controllo è attivato a seguito di rilevanti acquisti immobiliari o di mezzi di trasporto. Per esigenze legate a costi e tempi di accertamento l’agenzia delle entrate ha stimato di inviare circa 25.000 lettere di invito al contraddittorio per ogni annualità da accertare.
AVVISO – Come tutti gli accertamenti di tipo induttivo, col redditometro il fisco cerca di ricostruire il reddito percepito nell’anno di imposta dal contribuente attraverso le spese che questi ha sostenuto nel corso dell’anno. Attraverso le informazioni che affluiscono all’anagrafe tributaria, l’accertatore è in grado di ricostruire la capacità di spesa dei contribuenti. Il classico esempio è l’acquisto di un immobile, o di un’auto, non supportati da una adeguata capacità reddituale. In questi casi il fisco fa partire una comunicazione per sapere come sia possibile, col reddito in questione, sostenere quelle spese. Ebbene, se vi trovate in questa situazione l’unico modo per vincere il redditometro è provare che la vostra disponibilità finanziaria è superiore al reddito dichiarato. In pratica si tratta di dimostrare di aver conseguito:
– Redditi esenti da imposta (es. vincite a lotterie o concorsi a premi);
– Redditi soggetti a ritenuta d’imposta (esempio il Tfr, trattamento di fine rapporto di lavoro);
– Donazioni;
– Successioni;
– Un cash flow o reddito spendibile superiore al reddito dichiarato (mutui, prestiti, etc..)
ACCERTAMENTO – La procedura che porta l’agenzia delle entrate ad emettere un avviso di accertamento basato sul redditometro è suddivisa in varie fasi. Come abbiamo visto, il punto di partenza è l’aver sostenuto una spesa superiore al 20% rispetto al reddito dichiarato. Successivamente l’agenzia fa partire una lettera di invito a comparire, richiedendo al contribuente sottoposto a controllo la presentazione di documenti, ex articolo 32 del DPR n. 600/73, finalizzati a chiarire lo scostamento rilevato tra reddito dichiarato e quello determinabile sinteticamente in base all’articolo 38 del DPR n. 600/73.
UFFICIO – Il contribuente dovrà presentarsi, personalmente o tramite un professionista, presso l’Ufficio il giorno indicato nella lettera. Entro 15 giorni dal ricevimento della stessa è possibile chiedere un rinvio dell’incontro, anche per raccogliere ulteriore documentazione. E’ sempre consigliabile allegare ai documenti una memoria esplicativa. Se l’Ufficio non riterrà soddisfacenti documenti e argomentazioni prodotti dalla parte nel primo incontro, gli notificherà l’invito al (secondo) contraddittorio che conterrà una prima ‘pretesa’ del fisco. Il contribuente vi potrà aderire, godendo così di una notevole riduzione delle sanzioni (1/6) oppure instaurare un secondo e più esaustivo contraddittorio in esito al quale verrà notificato l’avviso di accertamento vero e proprio, impugnabile.
VERIFICA – L’avviso di accertamento da redditometro, deve essere impugnato entro 60 giorni dalla sua notifica. Nel momento in cui decidiamo di andare in contenzioso con l’agenzia delle entrate è sempre opportuno affiancarsi ad un consulente fiscale (avvocato, dottore commercialista), esperto in contenzioso tributario. Assieme potrete identificare la strategia migliore per la costruzione del ricorso nel quale inserire le vostre deduzioni difensive. Sul tema del redditometro si sono espresse molte sentenze favorevoli al contribuente, le quali hanno sancito un principio cardine sul quale basarsi nel proprio ricorso: la natura di presunzione semplice del redditometro.
DATI – La prima fondamentale cosa da fare è verificare la correttezza dei dati ‘presunti’ dall’agenzia delle entrate, evidenziando eventuali errori. Errori che spesso si verificano anche e soprattutto sulla base dello stato civile: per esempio il fisco potrebbe aver contestato uno scostamento di reddito rilevante ad un contribuente ritenuto single, sulla base della sua dichiarazione dei redditi, mentre in realtà questi convive con il partner che ha redditi tali da giustificare ampiamente il presunto scostamento. Così come potrebbero esserci banali errori di calcolo commessi dall’ufficio stesso.
IMMOBILI – Nell’incontro in agenzia delle entrate andrà spiegato e dimostrato che, nel caso di acquisto di un immobile, non sempre viene elargito subito l’intero costo indicato nell’atto di acquisto. É possibile infatti che nel contratto preliminare fosse richiesto di pagare un anticipo, da qui la discrepanza tra i due valori. In caso di vendite di immobili o di carattere finanziario (i disinvestimenti) fatti nell’anno o nei quattro precedenti, è bene portare con sé le distinte bancarie che ne dimostrino l’entità.
DOCUMENTI – Esiste una vasta tipologia di compravendite fra privati che avvengono per lo più senza troppe formalità (auto, opere d’arte, mobili ecc), prive di contratto o scrittura alcuna, ma che procurano comunque un introito in denaro che, solitamente, viene convogliato nei conti correnti. A distanza di mesi o anni una situazione di questo tipo può dare qualche problema, giacchè in caso di controllo con redditometro il fisco potrebbe chiedere conto delle somme percepite e il contribuente si troverebbe senza documenti per giustificarsi. E’ dunque sempre buona norma giocare d’anticipo e predisporre un documento che identifica l’acquirente e chi vende, i beni oggetto di cessione e il prezzo; l’importante è che il documento abbia una data certa.