Firenze, strage Rapido 904: il pm Angela Pietroiusti fa ricorso contro l’assoluzione di Totò Riina
FIRENZE – Il boss Salvatore Riina era capo indiscusso di Cosa Nostra, perciò Pippo Calò non avrebbe potuto eseguire la strage del Rapido 904 senza avere la sua autorizzazione, “pena la morte”; inoltre l’esplosivo usato proveniva dall’arsenale di uno dei mandamenti controllati da ‘cosa nostra’. Su queste basi il pm della Dda di Firenze, Angela Pietroiusti, – chiedendo la condanna di Riina – fa ricorso in appello contro la sentenza di primo grado con cui il 14 aprile scorso la corte d’assise di Firenze ha assolto Riina dall’accusa di essere il mandante della strage in cui il 23 dicembre 1984 rimasero uccise 16 persone e altre 260 rimasero ferite.
Riina era l’unico imputato del processo. Per questa strage era già stato condannato all’ergastolo il boss di mafia Pippo Calò insieme ad altre persone. Nel ricorso, il pm Pietroiusti sostiene che c’è stata da parte della corte d’assise di Firenze “un’erronea valutazione del materiale probatorio acquisito nel corso del processo”. In particolare per il pm “la decisione della corte d’assise di Firenze” di assolvere Riina “si fonda su un percorso logico” che “esclude o limita il valore probatorio di argomentazioni logiche
correlate a meccanismi decisionali relativi ai cosiddetti ‘delitti eccellenti’ e, conseguentemente, a non dare alcun peso ad una lettura concatenata ed unitaria dei successivi eventi stragisti maturati nell’ambito dello stesso contesto mafioso”.