Pensioni, manovra 2016: Renzi e Boeri vogliono introdurre il contributo di solidarietà anche sugli assegni più bassi
ROMA – Uno dei capitoli più importanti della manovra 2016 sarà quello delle pensioni, per le quali è indispensabile intervenire con precise correzioni della legge Fornero. Fra le ipotesi più discutibili, anche dal punto di vista costituzionale (vedi pronunce della Consulta) ci sarebbe l’estensione del contributo di solidarietà anche agli assegni da 3.000-3.500 euro netti al mese. Oggi, come si sa, tale contributo colpisce le pensioni sopra i 91 mila euro. Ma è possibile? L’obiettivo del governo è uno solo: far cassa. Tecnicamente vuole introdurre con la legge di stabilità maggiore flessibilità in uscita ma con un’operazione che non impatti troppo sui conti pubblici anche per evitare tensioni con la Ue. Tra le varie ipotesi sul tappeto la più percorribile sarebbe quella che prevede un mix tra assegno ridotto e prestito pensionistico per consentire il pensionamento a partire dal sessantaduesimo anno di età anagrafica. Anche se la soglia di accesso ai pensionamenti ridotti alla fine potrebbe essere collocata a quota 63 anni di età.
RIDUZIONE – La riduzione del trattamento sarebbe sempre più alta per ogni anno di anticipo, partendo da un “taglio” del 3% ma il lavoratore avrebbe la possibilità di integrare il trattamento utilizzando il “prestito” . Per calibrare la riduzione dell’assegno resta sul tavolo l’opzione inserita nella proposta consegnata a Palazzo Chigi dal presidente dell’Inps, Tito Boeri: spalmare il montante contributivo accumulato nel corso di tutta la vita lavorativa in relazione all’età di uscita e alla speranza di vita residua. Con il risultato di ridurre l’assegno per chi lo incassa prima con un taglio di circa il 3% per ogni anno di mancata contribuzione.
REDDITO – Il mix assegno ridotto-prestito non escluderebbe a priori l’adozione anche del reddito minimo garantito tarato sugli over 55 con un ammortizzatore in scadenza, previsto sempre dal pacchetto Boeri. Non si esclude dunque che il progetto, alla fine, preveda anche la conferma e , come accennato, l’estensione del contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate. Andando a colpire, appunto, anche quelle sopra i 3mila-3.500 euro netti al mese.
PEREQUAZIONE – Occorre trovare i soldi per coprire anche nel 2016 e negli anni successivi la perequazione delle pensioni legata al bonus Poletti in pagamento da agosto per effetto della pronuncia della Consulta. Il costo dell’intervento è di circa 400-500 milioni l’anno. Considerando anche il finanziamento della cassa che si determinerà sulla maggiore spesa (ma solo nel breve periodo) collegata alla flessibilità in uscita delle pensioni, le risorse che potrebbe utilizzare complessivamente il Governo per gli interventi di tipo previdenziale potrebbero aggirarsi tra gli 1,3 e gli 1,7 miliardi a seconda delle opzioni scelte. Altre risorse (1-1,5 miliardi) saranno stanziate per le misure di contrasto alla povertà.
RISORSE – La caccia alle risorse dunque è il grande rebus della prossima manovra che ormai tende verso i 30 miliardi. Anche perché l’impegno del premier di eliminare la Tasi sulla prima casa, Imu agricola e tassa sugli “imbullonati” dovrà essere mantenuto, oltre alla promessa del taglio dei contributi per facilitare le assunzioni a tempo indeterminato. Si punta molto sui risparmi di spesa, ma finora la spending review ha dato esiti sconsolanti. E dunque il sospetto è che a pagare saranno sempre i soliti noti.
franco corona
un’altra soluzione possibile potrebbe essere l’eliminazione sistematica dei pensionati……