Versamenti in contanti: sarà elevato il limite dei 1000 euro (forse a 3000)
ROMA – Vista la poca efficacia della regolamentazione che vieta il pagamento in contanti per somme superiori a 1.000 euro, Governo e Parlamento starebbero studiando un progetto per innalzare l’attuale limite. È prematuro ancora dire a quanto ammonterà il nuovo limite anche se si parla di 3mila euro. La revisione è stata richiesta dal gruppo di Area popolare, ma il via libera potrebbe essere subordinato all’ingresso di nuove misure per incentivare i pagamenti elettronici come, ad esempio, il varo effettivo della riforma della normativa sui Pos, con l’imposizione di sanzioni al commerciante o al professionista che non ne sia munito.
SOGLIA – La nuova soglia sarebbe peraltro in linea con quelle degli altri Paesi europei. Finora la normativa più rigida imposta, con l’abbassamento della soglia limite (che è passata da 5mila a 1.000 euro) ha provocato un incremento dell’evasione che ha sfiorato il 16% del prodotto interno lordo, per poi ridiscendere nel 2012 sotto quota 14%. Ma ricapitoliamo quali sono le regole attualmente in vigore.
CONTANTE – Sono vietati tutti i pagamenti con denaro contante per importi superiori a 1.000 euro. Questo vuol dire che si può pagare in denaro fino a 999,99 euro; superato, però, tale tetto il pagamento dovrà necessariamente avvenire attraverso strumenti tracciabili quali, per esempio, il bonifico bancario, gli assegni non trasferibili, le carte di credito o quelle di debito (bancomat).
SANZIONE – Chi viola tale normativa, rischia una sanzione che va dall’1% al 40% degli importi trasferiti oltre la soglia, ferma restando una penalità minima di 3.000 euro.
ASSEGNI, CONTO CORRENTE, POSTE – Gli assegni, i versamenti oprelevamenti da c/c e i bollettini postali possono essere effettuati anche per un importo pari o superiore a mille euro. Si tratta, infatti, di pagamenti che avvengono attraverso intermediari, Banche o Poste italiane, e che, quindi, sono tracciati.
FRAZIONAMENTO – Non è possibile eludere la normativa sul divieto di pagamenti in contanti frazionando il debito in tante rate, ciascuna di importo inferiore a mille euro, al solo fine di evitare gli strumenti tracciabili. Anche i pagamenti rateizzati devono, infatti, sottostare alle regole sul divieto di contante se l’ammontare complessivo dell’affare supera 1.000 euro. In altre parole, se il cliente e il fornitore si accordano per un corrispettivo di 1.500 euro, il pagamento non potrebbe avvenire in contanti, con due pagamenti rateali di 750 euro l’uno. Ma in realtà questa modalità, ritenuta irregolare, è difficile da scoprire.
CONTI CUMULATIVI – Qualche difficoltà può sorgere, ad esempio, al momento del pagamento del conto del ristorante. La tavolata di amici riceve un conto superiore a 999,99 euro. Se l’intento è quello di dividere la spesa, si potrà pagare in contanti, con tante quote inferiori a 999,99 euro, ma il ristoratore sarà tenuto ad emettere tante ricevute per quanti sono i commensali che pagheranno. Diversamente, se la ricevuta sarà una sola, – come normalmente avviene – il pagamento dovrà avvenire attraverso strumenti tracciabili.
AFFITTO – Anche l’affitto si può pagare in contanti, purché ogni singolo canone sia di importo inferiore a 999,99 euro. Gli importi superiori, invece, dovranno essere versati con strumenti tracciabili.
AVVOCATO – Anche il conto del professionista – ad esempio un avvocato – deve essere effettuato, se superiore a 999.99 euro, con strumenti tracciabili. Tuttavia, se per accordo scritto, il professionista acconsente ad una sorta di pagamento per ‘stati di avanzamento della causa’, allora si potrà utilizzare il contante (si pensi al caso in cui il primo acconto viene versato alla firma dell’atto; il secondo acconto con il deposito delle liste testimoniali; l’ultimo versamento al deposito della sentenza).