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Riforme: l’Europa attende l’Italia al varco per valutare la legge di stabilità

Commissione europea
Commissione europea

Alla ripresa politica tornerà in campo anche l’Europa per verificare se l’Italia ha adempiuto agli obblighi imposti nel quadro della normativa sulla stabilità, in cambio della richiesta flessibilità nei conti pubblici. L’elenco degli impegni era lungo, e a dire il vero una buona parte dei provvedimenti sono già stati messi in pista, ma non ancora realizzati, visto che per la stragrande maggioranza mancano i provvedimenti d’attuazione, che permettono la pratica messa in opera della regolamentazione approvata. Di Italicum e riforma del Senato abbiamo già parlato a sufficienza in precedenti articoli, per cui resta da vedere che punto sono altri provvedimenti importanti.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – Siamo a buon punto. La legge è stata varata e il ministro Madia si è impegnata a emanare i decreti di attuazione entro il prossimo dicembre. Impresa non facile in verità perché si tratta di attuare 12 deleghe e di varare 20 decreti legislativi su materie complesse.

DISEGNO DI LEGGE IN MATERIA PENALE – Resta da sciogliere il nodo delle intercettazioni, in merito al quale non vi è accordo neppure in seno alla maggioranza. Ncd infatti chiede determinate garanzie a tutela della privacy dei cittadini. Sono state approvate le norme in tema di autoriciclaggio, corruzione, falso in bilancio e ecoreati. Manca l’accordo anche in tema di prescrizione.

GIUSTIZIA CIVILE – Si tratta di uno dei punti sui quali l’Unione europea porrà maggiore attenzione. Sono già state varate norme per gli arbitrati, la negoziazione assistita e il processo telematico. Il premier ha affermato che l’obiettivo del governo è quello di arrivare, al termine dei mille giorni, alla conclusione del processo civile in primo grado in un anno. Auguri!

DELEGA FISCALE – Argomento scottante, già rinviato lo scorso mese di luglio per non trattare subito la riforma del catasto, che potrebbe avere conseguenze pesanti per la tassazione degli immobili, già supertartassati. Rimane da varare la cd. ‘local tax’ – la riforma della tassazione locale. Sono stati approvati però il 730 precompilato, la fatturazione eletronica, le commissioni censuarie.

JOBS ACT – Mancano ancora quattro decreti attuativi, ma almeno la promessa di mettere in moto il meccanismo dei contratti a tutele crescenti è stata realizzata. A settembre potrebbe esser dato il via libera aglu ultimi quattro decreti attuativi. Deve essere ancora approvato il riordino degli ammortizzatori sociali, il decreto sulle semplificazioni (delicato il tema dei controlli a distanza), alcuni provvedimenti in tema di riordino dei contratti, della nuova Naspi e per la conciliazione sui tempi di lavoro.

Questo è il quadro generale della situazione delle nostre riforme, per la cui scadenza, all’inizio frettolosamente definita in cinque mesi, il premier ha poi più concretamente fissato il paletto di 1.000 giorni, per arrivare cioé a fine legislatura (primavera 2018). Le polemiche non ancora sopite, anzi risorgenti, fa maggioranza, dem e minoranze non sono affatto sopite, anzi si stanno rinfocolando. L’Unione europea ha dimostrato, nel caso greco, che gli esperti comunitari non si lasciano infinocchiare molto facilmente dalle chiacchiere, anche se Renzi finora, soprattutto con Frau Merkel, ha dimostrato di saperci fare molto bene, ma è noto che questa è la sua specialità. Anche se poi, quando la cancelliera discute di questioni importanti, come l’immigrazione, s’incontra solo con Hollande – escludendo sistematicamente il nostro rottamatore – e trova modo di bacchettare duramente l’Italia.

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