Il cardinale Betori: «Rischiamo di perdere il valore del dono della vita»
FIRENZE – «Dobbiamo aiutare a riconoscere in ogni nascita un miracolo, un dono d’amore, contrastando una cultura diffusa che ne svilisce il mistero e ne deprezza il valore». Lo ha detto il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori oggi 8 settembre, durante l’omelia nella Basilica della Santissima Annunziata, in occasione della ricorrenza della «Natività della Beata Vergine Maria».
«La vita come dono – ha sottolineato Betori – è una delle evidenze che rischiamo di perdere, tra chi vuole disporne a suo piacimento, slegandola dalla sorgente pura che ne è l’amore coniugale, per farla diventare un oggetto da produrre in forme sempre più tecnicizzate e quindi disponibili, e chi la tratta come una realtà puramente biologica, priva del valore e della dignità personale, di cui quindi ci si può disfare se ostacola la vita dell’adulto o se la società si mostra incapace di sostenere l’adulto nell’accoglierla».
Un tema, quello del dono della vita, di stretta attualità, anche all’indomani della decisione di Papa Francesco, in occasione del prossimo Giubileo, «di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono». (Leggi iltesto della decisione del Papa).
«La nascita di Maria – ha proseguito Betori nella sua odierna omelia – reclama quindi particolari sentimenti di venerazione e di gratitudine. In questa nascita la città di Firenze ha voluto porre il germe dell’edificazione della sua cattedrale, quasi a porre in continuità il farsi del corpo di Maria con il farsi dell’edificio della sua lode al Signore, che nel programma teologico che racchiude piazza del Duomo è appunto pensato come il grembo della Chiesa/Maria che accoglie i credenti per inviarli nel mondo».
«Di fronte ai non pochi problemi – ha concluso il cardinale – che i nostri tempi propongono, nella vicende personali e sociali, chiedendoci di lasciarci coinvolgere fin nelle grandi trasformazioni epocali di cui profughi e migranti sono segno ed effetto, siamo chiamati a sentirci strumenti della misericordia e dell’accoglienza di Dio. Si tratta di non chiuderci in noi stessi e nei nostri egoismi, ma di aprirci al Dio che irrompe nella nostra vita con il volto dei fratelli».
Scarica qui il testo integrale dell’omelia del cardinale Giuseppe Betori per la Natività di Maria