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Province: la ricollocazione dei dipendenti in esubero ancora in alto mare. Mancano atti concreti degli enti territoriali

Renzi-Madia
Renzi-Madia

ROMA – Il percorso delle riforme sui temi prettamente istituzionali – vantate da Renzi – sembra procedere a ostacoli, soprattutto quando di mezzo ci sono i dipendenti della pubblica amministrazione statale e locale, notoriamente invisi al premier. La riorganizzazione delle province non procede anche per le mancanze delle regioni; la ristrutturazione delle prefetture, annunciata proprio ieri, ha già sollevato proteste e polemiche a non finire e, da ultimo, il ricollocamento degli esuberi dei dipendenti provinciali somiglia ormai a una storia infinita.

PROVINCE – Infatti, anche dopo l’approvazione del decreto del presidente del consiglio dei ministri 26 giugno 2015, contenente la «Definizione delle tabelle di equiparazione fra i livelli di inquadramento previsti dai contratti collettivi relativi ai diversi comparti di contrattazione del personale non dirigenziale» , i trasferimenti dei dipendenti in sovrannumero delle province restano ancora al palo. Infatti sembra che neppure questo provvedimento sia in grado di risolvere i problemi posti dalla riforma, che restano tutti sul tappeto e, anzi, si aggravano.

TABELLE – Il Dpcm infatti è utile solo perché prevede le tabelle di equiparazione nel caso di trasferimenti tra diversi comparti della p.a., ma di per sé non fornisce alcuna spinta al complicatissimo processo di ricollocazione dei dipendenti provinciali in sovrannumero. In attesa che si avvii la piattaforma telematica per gestire la mobilità prevista da un altro Dpcm ancora fermo per l’opposizione delle regioni, i dipendenti provinciali avrebbero potuto senza alcuna necessità di tabelle di equiparazione passare a comuni e regioni, che fanno parte del medesimo comparto. Le mobilità tra province e altri enti locali, invece, ci sono state col contagocce, anche perché la gran parte delle province non ha formalmente approvato liste nominative dei dipendenti in sovrannumero.

TRATTAMENTO ECONOMICO – Inoltre il Dpcm in parola garantisce a chi transita da un’amministrazione all’altra «il trattamento economico fondamentale e accessorio ove più favorevole – limitatamente alle voci con carattere di generalità e natura fissa e continuativa». Non si rispetta, per quanto riguarda i provinciali, la previsione di cui all’articolo 1, comma 96, lettera a), della legge 56/2014, che invece garantisce ai dipendenti provinciali l`intero trattamento economico, ponendone il finanziamento a carico delle province. Il governo ha inserito questa clausola che modifica l’assetto normativo consapevole che la legge 190/2014, avendo imposto un prelievo forzoso di 3 miliardi a regime alle province, non consente di prelevare da esse le risorse per finanziare anche integralmente il personale da trasferire (la cifra si aggira intorno agli 840 milioni). Tuttavia è evidente che, non essendo stato abolito l’articolo 1, comma 96 della legge Delrio, ciascun dipendente ha il diritto di non vedersi decurtato lo stipendio e potrebbe instaurare azione giudiziaria contro la provincia, per ottenere da questa il trasferimento delle risorse che finanziano il trattamento economico verso l’ente di destinazione, col rischio di un contenzioso incontrollabile. Altre spine sulla strada di Renzi, proprio mentre si avvicina il rendez-vous con minoranza dem e opposizioni sulla fondamentale riforma del senato.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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