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Il Viminale, sede del ministero dell'Interno

Riforma dello Stato: spariscono 23 prefetture, questure, comandi dei vigili del fuoco. In Toscana Massa Carrara accorpata con Lucca e Prato con Pistoia

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Renzi e Alfano

ROMA – E’ stato consegnato ai sindacati un decreto del presidente della Repubblica che contiene il Regolamento di riorganizzazione del ministero dell’Interno. Prevede il taglio di 23 prefetture, 23 questure, 23 comandi provinciali dei vigili del fuoco, che verranno accorpati con gli uffici di province finitime. In Toscana Prato viene accorpata con Pistoia (e dura così lo spazio di 20 anni, fui proprio io a insediare provincia e prefettura di Prato, nel 1995), mentre Massa viene assorbita da Lucca. In questo modo il Governo crea uno spezzatino istituzionale che neppure l’accoppiata Cancellieri – Patroni Griffi (i ministri autori di una riforma delle province cassata dalla Corte Costituzionale) aveva immaginato). In 23 ambiti territoriali spariscono presidi fondamentali per la sicurezza dei cittadini, mentre permangono le province, sia pure trasformate in enti di area vasta.

PREFETTURE – Le prefetture diventeranno così – è previsto nel provvedimento – 80, rispetto alle attuali 103. Entro il 2016 saranno gradualmente accorpate ad altre sedi di città vicine. I sindacati protestano e annunciano mobilitazioni. Studi sulla spending review stimano in un milione di euro il risparmio per ogni prefettura soppressa. I tagli, come detto, riguarderanno anche le questure ed i comandi dei vigili del fuoco delle sedi interessate.

SEDI – La tagliola scatterà nelle seguenti città: Teramo (accorpata a L’Aquila), Chieti (Pescara), Vibo Valentia (Catanzaro), Benevento (Avellino), Piacenza (Parma), Pordenone (Udine), Rieti (Viterbo), Savona (Imperia), Sondrio (Bergamo), Lecco (Como), Cremona (Mantova), Lodi (Pavia), Fermo (Ascoli Piceno), Isernia (Campobasso), Asti (Alessandria), Verbano-Cusio-Ossola (Novara), Biella (Vercelli), Oristano (Nuoro), Enna (Caltanissetta), Massa-Carrara (Lucca), Prato (Pistoia), Rovigo (Padova), Belluno (Treviso). Si tratta in gran parte di province di istituzione relativamente recente (negli ultimi 30 anni), che tornano nell’alveo della ex provincia madre, tranne Prato che non può essere accorpata a Firenze, città metropolitana.

SINDACATI – Contro il decreto insorgono i sindacati Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa, che hanno subito chiesto un incontro urgente al ministro dell’Interno, Angelino Alfano. “In un momento di massima emergenza in materia di gestione dell’immigrazione e della sicurezza – attaccano – il governo pensa di chiudere 23 prefetture. Un arretramento inaccettabile dello Stato dal territorio, che rischia di lasciare nel caos cittadini e lavoratori”. Le organizzazioni annunciano quindi una mobilitazione per contestare il provvedimento. “Martedì 22 settembre – informano – faremo assemblee in contemporanea in tutte e 23 le prefetture a rischio chiusura, invitando parlamentari e politici locali e sensibilizzando organi di informazione, opinione pubblica e cittadini”.

POLITICI – Proteste arrivano anche dai politici. Per il sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano (Ncd), “sarebbe il caso di continuare la riflessione tenendo presente le sedi storiche e quelle delle aree interne come nel caso di Benevento. In ogni caso, è necessario un indennizzo ai territori”. L’eurodeputato di Forza Italia Alberto Cirio lamenta che “il Piemonte paga un prezzo troppo alto nella proposta di accorpamento delle Prefetture: tre soppressioni – conclude – tre pezzi di Stato che vanno via con disagi notevoli per i cittadini, come già accaduto per la chiusura dei tribunali”.

MINISTERO – Si tratta di proteste e di timori fondati, anche perché il decreto mantiene assurdamente in vita tutte le strutture pletoriche del ministero dell’Interno. Restano i cinque Dipartimenti: Affari interni e territoriali; Pubblica sicurezza; Libertà civili ed immigrazione; Vigili del fuoco, soccorso pubblico e difesa civile; Amministrazione generale, politiche del personale. Tutti i sacrifici in periferia, dove ci si confronta con la difficile realtà sociale ed economica – in particolare con i problemi della coesione sociale, lavoro e immigrazione – mentre restano intonsi gli uffici centrali, ai quali spetta il compito di elaborare le grandi strategie globali, le direttive di massima, gli indirizzi nei vari settori di attività e dunque non possono essere toccati.

PROVINCE – Così come assurdamente questa riforma a macchia di leopardo, attuata dal governo dei sindaci (Renzi e Delrio provengono da quella potente lobby), colpisce uffici statali ma lascia sostanzialmente integre istituzioni territoriali locali, come le province, trasformate ma non cassate o ridotte dalla riforma che prende il nome proprio da Graziano Delrio.

SICUREZZA – In questo modo si rischia l’arretramento dei presidi fondamentali della sicurezza anche in zone (Calabria, Campania, Sicilia) particolarmente delicate. Credo che coloro che hanno provveduto alla riorganizzazione avranno comunque pensato di mantenere presidi distaccati nelle città ‘abbandonate’ per garantire alcuni servizi fondamentali ai cittadini e agli stranieri. Penso a patenti, cittadinanza, passaporti, certificati vari che – in assenza di sportelli decentrati – i cittadini dovrebbero andare a ritirare nelle province tornate madri. Sicuramente ci sarà un risparmio nella soppressione di 23 posti di prefetto, questore e comandante provinciale dei vigili del fuoco, nell’eliminazione degli alloggi di servizio, dei costi degli affitti degli uffici, ma verrà mantenuto e spostato tutto il personale attuale, anche per coprire i necessari sportelli distaccati. Un’ultima riflessione: si taglia sugli uffici statali ma si mantengono enti inutili e i costosissimi uffici regionali con tutto il loro abbondante personale.

Dopo le soprintendenze Renzi, come aveva promesso, rottama anche le prefetture, seguendo la scia di Einaudi e di Umberto Bossi, che però non ci riuscirono. Felicitations, direbbero i francesi; gli resta da rottamare il settore più difficile: gli sprechi della politica, ma su quello sembra che il premier ci vada cauto. Anche lui, evidentemente, ha delle conventicole che non vuole scontentare.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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