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Lavoro: negli Usa i robot distruggeranno 27 milioni di posti. I riflessi in Europa e in Italia

Robot al lavoro
Robot al lavoro

ROMA – Il progresso dell’automazione consente una logica previsione: saranno sempre più i lavori affidati alle macchine, che sostituiranno l’opera dell’uomo, con evidenti problemi per l’occupazione, in Italia già calata ai minimi livelli. La maggior parte delle perdite di posti di lavoro si verificheranno in settori come i servizi di supporto alle imprese, le costruzioni e le vendite, con molti computer-valletti destinati a sostituire cassieri, receptionist e commessi, agenti immobiliari, agenti di viaggio, lavori impiegatizi di basso ma anche di alto livello (analisi e controllo). Secondo una ricerca dell’università di Oxford i lavori più a rischio sono quelli degli operatori di telemarketing, tecnici degli uffici legali e tecnici matematici, gli operai addetti alle fognature, e poi agenti assicurativi e del settore cargo e merci, addetti degli uffici di consulenza fiscale. Mentre i meno suscettibili di sostituzione risultano i terapisti ricreativi assieme a molte altre specialità del campo sanitario.

ROBOT – Robot software e robot fisici, umanoidi, nuovi sistemi automatici di distribuzione self-service e sistemi intelligenti stanno invadendo anche il settore del commercio e della grande e piccola distribuzione e interessano ormai anche la medicina. Forrester Research, gigante americano della consulenza d’impresa, ha analizzato le strategie future di grandi imprese come Delta Airlines o Whole Foods markets e di molte start-up, incrociando i dati sull’occupazione forniti dal governo Usa con interviste a imprese ed accademici. In uno studio appena pubblicato prevede che di qui a dieci anni solo negli Usa i robot distruggeranno ben 22,7 milioni di posti di lavoro, ovvero il 16% del totale. Il calo dei posti legato alla crescente automazione verrebbe però compensato in maniera significativa (1 nuovo occupato ogni 10 robot installati) da quelli creati per costruire queste nuove macchine intelligenti, svilupparne i software, e soprattutto farle funzionare correttamente o aggiustarle. In questo modo le perdite, per quanto ancora consistenti, scenderebbero da 22,7 a 9,1 milioni di posti di lavoro, pari al 7% del totale.

Questo potrà valere sicuramente per gli Stati Uniti, ma in Italia, dove la disoccupazione, soprattutto giovanile, è ancora a livelli stratosferici quali conseguenze avrà l’utilizzo massiccio di robot? Ma non preoccupiamoci, sicuramente Renzi avrà in mente un Jobs act anche per gli automi..

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