Diocesi di Firenze: nomine e trasferimenti decisi dal Cardinale Giuseppe Betori
FIRENZE: a questo link le nomine e trasferimenti del 2016: nomine
FIRENZE – Al termine della giornata finale dell’assemblea del clero, svoltasi nella casa Elia Dalla Costa, a Lecceto, Malmantile, nel comune di Lastra a Signa, il cardinale Giuseppe Betori ha comunicato l’elenco dei trasferimenti e delle nomine della diocesi di Firenze che andranno in vigore nei prossimi giorni.
Vicariato di Antella – Ripoli – Impruneta: don Alessandro Marsili sarà vicario parrocchiale di S. Maria all’Impruneta prendendo il posto di don Stefano Naldoni; don James Savarirajan diventa parroco di S. Michele a Grassina al posto di don Fabrizio Poli; nelle parrocchie di S. Michela a Compiobbi, S. Maria a Rignalla, S. Donnino e S. Romolo a Villamagna e S. Andrea a Candeli don Andrea Wierzbicki è sostituito da don Pierrot (Pier Paul) Mudju Paluku Angha, finora a Chiesanuova.
Vicariato di Campi Bisenzio: non ci sarà sostituto per don Alessandro Marsili, già vicario parrocchiale a S. Donnino a San Donnino a Campi B.; dopo l’ordinazione presbiterale, don Michel Tchamgbade andrà vicario parrocchiale al Sacro Cuore a Campi B.
Vicariato di Empoli – Montelupo: don Stefan Gabriel Toma, finora vicario parrocchiale a S. Maria Ausiliatrice e Novoli, diventa parroco di S. Maria a Spicchio in luogo di don Enrico Giachetti; a S. Martino a Pontorme e a S. Maria a Cortenuova parroco sarà don Andrea Wierzbicki e vicario parrocchiale don Matteo Perini, in sostituzione rispettivamente di don Paolo Merciai, che va in pensione, e di don Valerio De Vita, dei Missionari del Preziosissimo Sangue, trasferitosi nel Lazio.
Nessun cambiamento si registra nel Vicariato di Firenzuola.
Vicariato del Mugello Est: don Slawomir Bogutyn lascia l’incarico di vicario parrocchiale di S. Giovanni Battista a Vicchio e amministratore parrocchiale di S. Martino a Vespignano e S. Maria a Vezzano per diventare parroco altrove, non viene sostituito con un altro vicario parrocchiale, ma ci sarà un diacono a servizio di queste parrocchie; S. Paolo a Razzuolo, di cui finora era stato amministratore parrocchiale don Romano Nencioli, è stata affidata alla cura pastorale del parroco di S. Michele a Ronta don Niccolò Santamarina.
Nessun cambiamento nel Vicariato del Mugello Ovest.
Anche nel Vicariato di Pontassieve non ci sono cambiamenti.
Vicariato di Porta alla Croce: nella parrocchia dei SS. Gervasio e Protasio diventa parroco don Alessandro Berlincioni, che prende il posto di mons. Marcello Caverni, mentre anche il vicario parrocchiale don Matteo Perini va al servizio in altra parrocchia, al momento senza sostituzione; don Antonio Ferrara conclude il suo ministero a S. Pietro a Varlungo e viene sostituito come parroco da d. Vittorio Menestrina.
Vicariato di Porta al Prato: don Tomasz Korszun sostituisce come vicario parrocchiale a S. Maria Ausiliatrice a Novoli don Stefan Gabriel Toma, nominato parroco altrove.
Vicariato di Porta Romana: la parrocchia di S. Maria a Montici riceve nuovamente un parroco nella persona di mons. Marcello Caverni; don Vittorio Menestrina, nominato parroco a S. Pietro a Varlungo, conclude il suo servizio alla parrocchia di S. Piero in Palco e viene sostituito come parroco da don Luciano Marchetti, a cui si affianca come vicario parrocchiale don Davide Massi, proveniente da S. Tommaso a Certaldo.
Vicariato di Porta San Frediano: don Fabio Minatti, nominato parroco altrove, lascia l’ufficio di vicario parrocchiale a S. Lorenzo a Ponte a Greve e non viene sostituito; a seguito della nomina ai SS. Gervasio e Protasio, don Alessandro Berlincioni viene sostituito come parroco al SS.mo Nome di Gesù ai Bassi da don Enrico Giachetti.
Vicariato di Rifredi: per ora non ci sono novità.
Vicariato di San Casciano – Montespertoli – Tavarnelle: le parrocchie di S. Bartolomeo a Barberino Val d’Elsa, S. Appiano a Barberino, S. Stefano a Linari, S. Ruffiniano a Monsanto e S. Giorgio a Cinciano, finora affidate a don Luciano Marchetti, le prime tre avranno come nuovo parroco don Slowomir Bogutyn, mentre di Monsanto e Cinciano sarà amministratore parrocchiale don Alfredo Jacopozzi, che da alcuni anni vi svolge servizio liturgico nelle domeniche e feste; a S. Cassiano a San Casciano Val di Pesa e S. Cecilia a Decimo, da dove qualche mese fa era stato trasferito il vicario parrocchiale don Bledar Xhuli, questi verrà sostituito, dopo l’ordinazione presbiterale, da don Gabriele Falci; a S. Donato a Chiesanuova don Pierrot (Pierre Paul) Mudju Paluku Angha viene sostituito come parroco da don Fabio Minatti.
Vicariato di San Giovanni: la rettoria di S. Margherita e S. Maria de’ Ricci, al termine del servizio di don Roberto Tassi, viene affidata a don Vittorio Ianari; nella rettoria di S. Carlo a Firenze, finora curata dal Capitolo della Cattedrale, viene nominato rettore mons. Vasco Giuliani. Ricordo anche che, nel corso di quest’anno, e precisamente nel mese di gennaio, dopo la morte di mons. Angiolo Livi, è stato nominato priore parroco di S. Lorenzo a Firenze mons. Marco Domenico Viola.
Nessun cambiamento viene effettuato nel Vicariato di Scandicci.
Anche nel Vicariato di Sesto Fiorentino – Calenzano non ci sono nomine che interessano il clero diocesano.
Vicariato delle Signe: don Fabrizio Poli diventa parroco dell’Immacolata Concezione alla Ginestra al posto di don James Savarirajan.
Vicariato della Valdelsa Fiorentina: Don Davide Massi viene trasferito da vicario parrocchiale di S. Tommaso a Certaldo e al suo posto viene inviato un diacono.
“Ringrazio quanti hanno ricevuto un nuovo incarico pastorale. Le esigenze della diocesi mi hanno chiesto che si staccassero da luoghi e persone cari, comunità in cui hanno maturato esperienze che li hanno segnati. Ogni trasferimento comporta sofferenze, per i sacerdoti e per i fedeli. Ma il governo di una diocesi deve rispondere a molteplici esigenze tra loro connesse e tutti siamo chiamati a un servizio pieno di dedizione.
Queste le novità nel servizio pastorale degli istituti religiosi nella nostra diocesi. La provincia dei Carmelitani Scalzi di Tamilnadu (India) con una sua comunità prenderà la cura pastorale della parrocchia di S. Croce a Quinto, dove terminano il loro servizio dopo cinquant’anni i sacerdoti della diocesi di Bergamo, cui va la nostra profonda gratitudine; ultimo parroco è stato d. Giacomo Ubbiali, la cui stima da parte del clero gli è valsa il ruolo di vicario foraneo; la comunità dei Carmelitani sarà formata da p. Lazer Kulandaj Raj, p. Maria Nagayam Soosai Rethinam, p. Charles Agnel. Dopo la morte di don Silvano Puccini, la parrocchia di S. Andrea a Rovezzano viene affidata come amministratore parrocchiale al p. Ferdinando Manzoni, dei Missionari di S. Vincenzo de’ Paoli.
Nell’ultimo anno questi sono stati gli avvicendamenti di parroci nelle parrocchie già affidate a istituti religiosi: nel mese di giugno, dopo la morte di p. Alberto Ceragioli, il p. Alessandro Greco è subentrato come amministratore parrocchiale ai Sette Santi Fondatori, e come vicario parrocchiale gli è succeduto p. Emanuele Cattarossi; nella parrocchia dei SS. Apostoli e Biagio, affidata ai Legionari di Cristo, p. Lorenzo Curbis è stato sostituito recentemente da p. Paolo Cerquitella, mentre continua il servizio di vicario parrocchiale il p. Manuel Alvarez Vorrath.
Tra i religiosi che collaborano come vicari nelle parrocchie della diocesi, questi gli altri cambiamenti: d. Pier Dante Giordano, Salesiano, dall’ottobre scorso è alla S. Maria Madre di Dio a Torregalli; sempre da ottobre d. Kamil Dominik Pozorski, anch’egli Salesiano, è alla Sacra Famiglia; p. Giuseppe Pavan, dell’Opera don Guanella, è da un anno vicario parrocchiale al Corpus Domini al Bandino, in aiuto al parroco don Antonio De Masi; nell’ottobre scorso p. Enrico Muscio, Sacramentino, è stato nominato vicario parrocchiale ai SS. Vito e Modesto a Fior di Selva (Camaioni); p. Edwin Aleluia Aleixo Diniz viene nella comunità dei Carmelitani Scalzi della Provincia di Karnataka (India) a cui è affidata la parrocchia di S. Maria a Ripa; nella stessa parrocchia il p. Elias Felix Dicunna ha sostituito il p. Teodosio Martinho Fernandes; d. Roberto Formenti, Salesiano, sostituisce il confratello don Gianluca Spione come vicario parrocchiale alla Sacra Famiglia; p. Roberto Turco sarà vicario parrocchiale nella parrocchia del Preziosissimo Sangue; il can. don Hubert d’Imberry de Salaberry, dell’Istituto di Cristo Re e Sommo Sacerdote, affianca il can. d. Federico Pozza nella rettoria dei SS. Michele e Gaetano; nuovi vicari parrocchiali alla B.V.M. Madre della Divina Provvidenza, affidata ai Barnabiti, saranno il p. Maria Joseph Ahilan Alphonse e il p. David Marie Rivuze Rwema; i padri dell’Istituto Gualandi collaboreranno con la parrocchia di S. Maria a Ricorboli per la cura di S. Lorenzo alle Rose.
Saluto e ringrazio i sacerdoti di altre diocesi che hanno operato pastoralmente tra noi come “fidei donum” o che abbiamo ospitato come studenti e che tornano nelle proprie diocesi di origine.
Tra i sacerdoti che in qualità di “fidei donum” hanno contribuito alla vita pastorale delle nostre parrocchie tornano alle loro diocesi: don Janusz Aptacy (Lomza, Polonia, che aveva servito S. Andrea a Cercina e S. Silvestro a Ruffignano), p. Jayabalan (Antony) Augustin (Kottar, India, già vicario parrocchiale a S. Lorenzo a Borgo San Lorenzo), don Salvatore D’Amicis (Taranto, da ultimo nel Convitto della Calza), don Jean-de-Dieu Noel Elondabare (Owando, Repubblica del Congo, finora vicario parrocchiale a S. Silvestro a Barberino di Mugello), don Marcel Adiwalé Houndebasso (Cotonou, Benin, da ultimo vicario parrocchiale a S. Lorenzo a Borgo San Lorenzo), don Michele Pieravanti (Huari, Perù, che è stato collaboratore a S. Lorenzo a Campi B.), don Robinson Singarayan (Kuzhithurai, India, finora collaboratore a S. Silvestro a Barberino di Mugello).
Avendo completato i loro studi sono tornati o stanno per rientrare nelle loro diocesi di origine i seguenti sacerdoti stranieri, della cui collaborazione si è avvalsa in questi anni la nostra diocesi per lo più nelle parrocchie: don Valentine Bernard Chilega (Morogoro, Tanzania, già assistente spirituale in alcune cliniche della città), don Gerald Kilambwe Ngandu (Kolwezi, Repubblica Democratica del Congo, che ha collaborato a S. Giovanni Gualberto a Pontassieve), don Philippe Mulondo Nkoy (Tshumbe, Repubblica Democratica del Congo, finora in aiuto a S. Martino a Brozzi), don Jonás Muñoz Espinosa (Huari, Perù, che è stato a S. Lorenzo a Campi B.), don Dominique Tinoudji (Moundou, Tchad, collaboratore a S. Lorenzo a Montegufoni), don Gildas Vigan (Cotonou, Benin, ha prestato il suo servizio a S. Maria a Scandicci).
Tra i sacerdoti stranieri già presenti nella nostra diocesi, questi i trasferimenti: don Reynold Guanco Corcino (Kalibo-Aklan, Filippine), da vicario parrocchiale a S. Quirico a Legnaia passa con lo stesso incarico a S. Lorenzo a Firenze, continuando a collaborare anche come assistente dei cattolici filippini della città; don Jacob Kabamba Kabamba, (Kananga, Repubblica Democratica del Congo), finora collaboratore nella parrocchia di S. Lucia alla Sala, si trasferisce a S. Lucia a Settimello per collaborare nella cura pastorale di S. Severo a Legri; don Kossi Frederic Serge Kogue (Cotonou, Benin) da collaboratore di S. Maria a Ricorboli è stato trasferito con lo stesso compito a S. Maria a Scandicci, continuando anche a svolgere la sua missione di assistente della comunità cattolica senegalese nella nostra diocesi; don Felix Nervaise Mokomako (Owando, Repubblica del Congo), finora vicario parrocchiale a S. Croce a Quinto assume lo stesso incarico a S. Quirico a Legnaia; nuovo amministratore parrocchiale di S. Pancrazio a San Pancrazio in Val di Pesa sarà don Serge Ombomi (Owando, Repubblica del Congo), finora collaboratore nelle comunità di S. Maria a Fibbiana e dei SS. Michele e Leopoldo alla Tinaia, che prenderà il posto del defunto don Benito Caldini; continua il suo servizio presso S. Giovanni Battista a Signa e l’assistenza alla comunità cattolica cinese del nostro territorio d. Pietro Phan.
Già entrati nella nostra diocesi per ragioni di studio lo scorso anno, dopo un periodo per apprendere la lingua italiana, verranno inviati a collaborare in parrocchie ancora da designare i seguenti sacerdoti stranieri: don Matthias Mfrase Baidoo, don Antony Maria Devanesan (Madras e Mylapore, India); don Cyprian Toh Diang (Bamenda, Camerun); don Clement Ndaye Tshimbalanga (Kananga, Repubblica Democratica del Congo).
Auguriamo una proficua esperienza nella nostra diocesi ai sacerdoti stranieri che vengono da quest’anno tra noi per servizio pastorale. Al momento risultano: don Fernando Kurukulasurya Dinesh Priyasantha (Colombo, Sri Lanka), che sarà assistente della comunità cattolica cingalese a Firenze; don Robert Tigga (Pumea, India) già assegnato come vicario parrocchiale di S. Maria a Quarto – Ripoli; don Łukasz Oleksiak (Lomza, Polonia), che svolgerà il ministero come vicario parrocchiale a S. Felicita a Firenze e a S. Lucia de’ Magnoli.
Questi i sacerdoti che, provenienti da altri paesi, ospiteremo per studi di specializzazione e che si dedicheranno ad apprendere la lingua italiana o verranno da subito a vivere in comunità parrocchiali ancora da individuare: don Ubaldus Sundar Adaikalasamy (arcidiocesi di Madras e Mylapore, India); don Christophe Bidias Mpele (diocesi di Bafia, Camerun), che si è già inserito nella parrocchia di S. Maria Ausiliatrice a Novoli; don David Gbena Gomaloma (diocesi di Molebge, Repubblica Democratica del Congo); don Touissant Kusenza Nzolameso (arcidiocesi di Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo); don Pablo Pinto Bolanos (diocesi di Ibarra, Ecuador).
Una parola sugli alunni del nostro Seminario che ordineremo diaconi il prossimo 11 ottobre: Dario Chiapetti svolgerà il suo servizio diaconale a S. Michele a San Salvi, Francesco Vannini a S. Giovanni Batt. a Vicchio; Francesco Vita a S. Tommaso Ap. a Certaldo. Per quanto riguarda i seminaristi indiani della diocesi Verapoly: Lijo Peter Kannot va alla B.V.M. Madre delle Grazie all’Isolotto, Jomy Sijo Padanilath a S. Stefano a Campi B.; infine, i due dell’arcidiocesi di rito malabarese di Kottayam, che verranno poi ordinati presbiteri a dicembre: Jithin Baby Vallarkattil a S. Michele Arc. e S. Giovanni Gualberto a Pontassieve, Jomesh Xavier a S. Silvestro a Barberino di Mugello. Ricordo che, dopo aver frequentato il nostro Seminario, questi giovani, divenuti presbiteri, svolgono il loro ministero nella nostra arcidiocesi per tre anni prima di tornare definitivamente alle loro diocesi di origine.
Ed ecco l’intervento del cardinale Giuseppe Betori: uno sguardo tra passato e futuro nella società e nella Chiesa
Il contesto in cui ci troviamo a vivere non ha mancato anche quest’anno di proporci situazioni di crisi nel mondo, con guerre e violenze di ogni genere. In particolare abbiamo dovuto registrare numerose violazioni del diritto alla libertà religiosa e tragiche persecuzioni per tanti nostri fratelli e sorelle cristiani, come pure per uomini e donne di altre religioni. Dobbiamo tener desta l’attenzione delle nostre comunità su questi scenari di ostilità e vessazioni, che colpiscono in particolare i cristiani. La testimonianza che riceviamo da questi fratelli interroga in profondità lo stato della nostra fede ed essi hanno tutto il diritto di sentirci vicini, con la preghiera anzitutto – raccomando che sia costante il loro ricordo almeno nella preghiera dei fedeli delle nostre celebrazioni eucaristiche –, ma anche con il richiamo deciso a quanti hanno responsabilità nel governo dei popoli e quindi sulle sorti dell’umanità, perché pongano al primo posto del loro impegno la risoluzione di questi gravi attentati alla dignità della persona umana e alla pace nel mondo.
La disattenzione di fronte alle persecuzioni dei cristiani appare connessa all’affievolimento della nostra stessa identità di credenti, di popoli evangelizzati, che dovrebbero esprimere la fecondità della fede nella vita ben diversamente da quanto invece si deve così spesso constatare. L’allontanamento da una visione della persona e della società alimentata dal Vangelo è realtà sempre più diffusa, che ha risvolti inaccettabili nei comportamenti sociali correnti. Ne risultano oscurati aspetti fondamentali della concezione dell’uomo che toccano la vita umana, nella sua origine e nel suo esito naturale, la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna, la libertà educativa dei genitori, la cura del povero e la sua inclusione sociale, l’accoglienza dell’altro, in particolare oggi del profugo che fugge da guerre, violenze, condizioni di vita disumane. Mi interrogo, come già feci lo scorso anno, se in tutto ciò non si debba riconoscere l’esito dell’irrompere sulla scena culturale e legislativa dei cosiddetti diritti individuali – non a caso spacciati come diritti civili, ma in realtà scelte soggettive, persino desideri, che pretendono di farsi diritti riconosciuti –, a scapito dei diritti della persona nella cornice del bene comune. Ho letto, con preoccupazione, in questi giorni queste parole di un docente di etica della tecnologia e delle neuroscienze all’Università Gregoriana: «Per il postumano è etico tutto ciò che l’uomo desidera e non è etico tutto ciò che ne limita il desiderio»: E alla domanda su quali saranno i valori del postumanesimo, dà questa risposta: «Il valore principale sarà l’autodeterminazione, il poter fare quel che si vuole senza dover rendere conto a nessuno. Per il postumanista avrà rilievo tutto ciò che gli concederà di appagare il desiderio» (Jesus, settembre 2015).
Su questi temi, che toccano l’immagine dell’uomo e il suo progetto di futuro, ci apprestiamo a vivere nella nostra città un appuntamento importante che ne mette a tema la questione centrale. Se cioè ci sia ancora un futuro per l’uomo e se questo futuro possa trovare alimento nella fede nel Figlio di Dio fatto uomo. Sulla definizione di un “nuovo umanesimo”, fondato sulla persona di Gesù Cristo, si misurerà il 5° Convegno ecclesiale nazionale, che sarà celebrato qui a Firenze dal 9 all’11 novembre prossimo. Invito le nostre comunità a trarre profitto da queste ultime settimane di preparazione e a riflettere sui contenuti del Convegno, sulla base della “traccia” di lavoro che la CEI ha diffuso nei mesi scorsi. Non si tratta di fare un confronto di idee, perché la nostra fede non è un’idea, ma un’esperienza, l’esperienza storica di Dio con l’uomo, che ha il suo vertice nella vicenda storica di Gesù Cristo, e poi l’esperienza storica della Chiesa, quella dei tempi passati, che nella nostra realtà locale ha prodotto nei secoli frutti così significativi, e quella del nostro presente, con le sue ambiguità ma anche con le sue ancora valide potenzialità. Si tratta dunque di prendere coscienza di ciò che siamo e di quanto va maturando attorno a noi, nel bene e nel male, per farne oggetto di riflessione, strumento di consapevolezza, terreno da cui prendere slancio di decisioni verso il futuro.
Ricordo anche che, come diocesi, abbiamo due appuntamenti importanti nel cammino verso il Convegno: il 20 settembre ci troveremo alle 16.30 alla SS.ma Annunziata per pregare insieme davanti all’immagine di Maria, che verrà onorata anche dal Papa quando verrà a Firenze, per poi procedere processionalmente verso la Cattedrale dove celebreremo l’Eucaristia, nel corso della quale verrà dato il mandato agli operatori pastorali e ai nostri delegati diocesani al Convegno; il 24 ottobre invece l’appuntamento è alle 21.00 a San Salvatore al Monte, dove la tradizionale Veglia che conclude il mese missionario, quest’anno sarà orientata verso una riflessione sulla missione della Chiesa oggi in connessione con i temi del Convegno; al termine ci recheremo al piazzale di San Miniato al Monte per una preghiera sulla città.
A noi è chiesto di contribuire al Convegno anche con un’accoglienza cordiale e funzionale dei delegati delle Chiese italiane che saranno tra noi e dei loro lavori, soprattutto l’accoglienza della persona del Santo Padre Francesco, che arricchirà il Convegno della sua presenza e del suo insegnamento, ma donerà anche a Firenze alcuni segni di vicinanza, che vogliono manifestare i sentimenti di affetto che egli nutre verso di noi. Tre segni con precisi significati: la venerazione a Maria, davanti all’immagine della nostra Annunziata, circondato da una rappresentanza dei più fragili tra noi, disabili e malati; la condivisione con i poveri, con i quali si siederà alla stessa mensa, nella consuete modalità con cui la Caritas a San Francesco Poverino li incontra ogni giorno; l’Eucaristia celebrata allo Stadio comunale, in un’assemblea che vuole abbracciare tutte le comunità della diocesi.
Al Papa guardiamo non solo per i gesti di paternità che è prossimo a esprimere verso la nostra Firenze, ma ancor prima per il suo magistero, fatto di gesti e di parole, con cui ogni giorno illumina i passi del popolo cristiano. Invito tutti a nutrirsi di questo magistero quotidiano, in cui si inseriscono passaggi più significativi e densi di appello al coinvolgimento ecclesiale. Sui due più rilevanti abbiamo riflettuto in questi giorni: L’enciclica Laudato si’, anzitutto, documento di riferimento nel quale il Papa comincia a svolgere i temi programmatici enunciati nell’esortazione Evangelii gaudium, alla quale occorre tornare con frequenza, per non perdere di vista la cornice generale in cui il pontificato di Papa Francesco colloca attese e progetti del futuro della Chiesa. Questi testi non restino sulle nostre scrivanie, ma diventino strumenti di riflessione personale e comunitaria, per arricchire la nostra vita spirituale, la maturità culturale e teologica, la progettualità pastorale. L’altro fondamentale riferimento che il Papa ci offre è l’ormai prossimo Anno giubilare straordinario della Misericordia. Si tratta di un evento che ci vedrà coinvolti in prima persona, perché il percorso giubilare avrà uno snodo fondamentale nei passaggi sacramentali e quindi anche nelle premesse e nelle conseguenze di annuncio e di catechesi e poi di testimonianza di carità che i sacramenti richiedono. Lo spirito che siamo chiamati ad assumere è ben chiaro: un’accoglienza e un farsi vicini alle persone, manifestazione dell’amore misericordioso del Padre, che nessuno rifiuta e tutti vuole includere nel suo abbraccio. La gente ci trovi pronti al perdono e a indicare le strade del Signore.
Torno sull’odierna situazione sociale. Da più parti veniamo avvertiti che siamo ancora lontani dal venir fuori dalla crisi economica, che ha toccato i suoi momenti più duri negli ultimi anni, ma non sembra volerci ancora del tutto abbandonare, seppure si registrino alcuni segnali positivi in controtendenza. Ciò significa che nelle nostre parrocchie le famiglie si trovano ancora a doversi misurare con possibilità di spesa più limitate, in diversi casi con la mancanza di lavoro, soprattutto per i giovani, in alcune situazioni estreme ma non purtroppo rarissime anche con la difficoltà a far fronte alle spese più necessarie, per le utenze, per l’affitto e perfino per il cibo. Tutto ciò implica per noi e per le nostre comunità parrocchiali di stare vicino ai più poveri, di creare forme di sostegno sociale e caritativo, di impegnare tutti a uno stile di vita sobrio per poter meglio condividere. A tutti dobbiamo offrire speranza, senza la quale non ci potrà essere futuro.
Si tratta di contribuire a costruire una società più giusta e più partecipe, atteggiamenti che si alimentano anzitutto con motivazioni morali, che implicano responsabilità verso la città e quindi contribuire a liberarla da ogni forma di degrado, riconoscere che il lavoro è essenziale ma non è tutto perché va contemperato con le esigenze della famiglia e il bisogno della festa, ricercare forme umane di divertimento che evitino ogni eccesso e sregolatezza, impegnarsi a condividere con gli altri continuando ad alimentare quella vocazione al volontariato cui deve tanto la nostra società fiorentina.
Su questo fronte ritengo di dover spendere una parola di plauso per le tante forme di solidarietà che la nostra radice caritativa è ancora capace di suscitare. Verso i poveri e tutti i poveri, anche quelli che vengono da paesi lontani e che le nostre comunità mostrano di saper accogliere rifuggendo forme inaccettabili di xenofobia, che il dibattito pubblico e la comunicazione sociale non mancano altrove di evidenziare. Va combattuto il diffondersi, anche fra i cristiani, di atteggiamenti inaccettabili di paura e chiusura, alimentati dai mass-media e da posizioni politiche che speculano sopra questo dramma. Non va dimenticato che in un’epoca di grandi trasmigrazioni dei popoli, quale accadde alla fine dell’impero romano, con l’espandersi dei popoli del nord e dell’oriente dell’Europa in tutto il continente, fu la fede cristiana, annunciata e testimoniata, il terreno su cui fu possibile mutare lo scontro in incontro e la differenza in una nuova sintesi culturale, che creò l’Europa quale noi oggi la conosciamo. Non si tratta solo di soccorrere ma anche di evangelizzare.
Sul piano sociale, poi, occorre aiutare a mantenere un atteggiamento generale di accoglienza, che va ovviamente accompagnato con la ricerca di soluzioni a livello politico internazionale. Diciamo grazie alle nostre parrocchie e associazioni, ancora fedeli alle loro antiche tradizioni di accoglienza. Ricordo a tutti che sul fronte dei profughi e dei migranti non siamo al cospetto di un’emergenza passeggera, ma davanti a fenomeni storici di lunga durata, per i quali occorre attrezzarsi: la comunità internazionale e i governi con legislazioni e provvedimenti adeguati – nei paesi di provenienza, anzitutto, e tra noi –, le nostre comunità con spirito di condivisione e con generosità di impegno, in collaborazione con le istituzioni civili.
Su questo versante abbiamo avuto recentemente un’energica sollecitazione da Papa Francesco. Quanto ci chiede si inserisce in ciò che è già da tempo avviato, ma reclama un supplemento di impegno proprio a livello di parrocchie. L’appello del Papa ci riguarda tutti ed esige un coinvolgimento di tutte e singole le comunità, con le risorse a loro disposizione e secondo le diverse situazioni. Perché tutto si attui in modo ordinato ed efficace, nei giorni scorsi ho pubblicato un comunicato con precise indicazioni. Invito tutti ad attivarsi secondo le linee lì tracciate.
Torno al versante ecclesiale, per rammentare che sto avanzando con la visita pastorale, giunta ormai al sesto vicariato; nel settimo, quello di Porta Romana, incominceremo a gennaio e ad esso sarà dedicata la prima metà dell’anno.
Come consueto, il nostro incontro autunnale è occasione per rendere pubblici i nuovi incarichi pastorali dei presbiteri, che entreranno in vigore con il nuovo anno pastorale.
E ricordare con voi, con gratitudine e affetto i sacerdoti che durante questo anno sono tornati alla casa del Padre. Resti viva la loro memoria tra noi e fedele la nostra preghiera di suffragio. Ci aiuta in questo il supporto di memoria giornaliero, attivato dallo scorso anno dal servizio informatico diocesano. Dal settembre 2014 a oggi hanno concluso il loro ministero presbiterale su questa terra: mons. Fabrizio Porcinai, don Carlo Alberto Maggioni, don Raffaello Bondi, il can. Alighiero Bitossi, don Achille Marenghi, don Renzo Corti, mons. Angiolo Livi, don Stefano Simoncini, don Silvano Puccini, don Mario Faggi. Ci ha lasciato anche il diacono permanente Domenico Zanasi. Ricordiamo, infine, i religiosi attivi nella pastorale della nostra diocesi e defunti in questo anno: p. Alberto Ceragioli, Servo di Maria, e p. Lucio Dentico, Barnabita.
Sentita gratitudine dobbiamo ad alcuni sacerdoti che, dopo un lungo ministero nelle nostre comunità parrocchiali, lasciano l’incarico finora ricoperto, continuando il loro ministero in forme diverse, perché sacerdoti si resta per sempre, anche senza l’affidamento di un preciso ufficio. Sono don Antonio Ferrara, don Paolo Merciai, don Roberto Tassi. Un grazie profondo a tutti loro.
Quest’anno il nostro presbiterio si arricchirà di una sola nuova presenza: nelle ordinazioni previste per il prossimo 11 ottobre diventerà presbitero per la nostra diocesi solo il diacono Gabriele Falci. Nella stessa occasione ordineremo tre diaconi diocesani – che ci auguriamo di poter ordinare presbiteri il prossimo anno –, insieme ad altri quattro giovani di diocesi indiane che hanno compiuto gli studi teologici tra noi; sempre l’11 ottobre viene ordinato presbitero Michel Tchamgbade, un giovane togolese, anch’egli formatosi nel nostro Seminario. L’attuale composizione del Seminario ci fa prevedere per i prossimi anni poche ordinazioni presbiterali nella nostra diocesi ogni anno. I nuovi ingressi previsti quest’anno sono solo quattro. Sentiamoci sempre più impegnati a ravvivare l’attenzione alle vocazioni al sacerdozio nelle nostre comunità per il futuro, con la preghiera e con la proposta e l’accompagnamento vocazionale.
Concludo con un vivo augurio a quanti hanno avuto una nuova nomina e chiedo a tutti per loro il sostegno della preghiera; l’augurio e la preghiera accompagnino anche quanti continuano il ministero negli incarichi a suo tempo loro affidati. A tutti sono grato per la generosità pastorale e la comunione con il vescovo e con tutto il presbiterio.
Maria Ss.ma Annunziata e tutti i nostri Santi e Beati fiorentini, con la loro intercessione, veglino su di noi.