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Pensioni: balletto del governo. Milioni di persone con il fiato sospeso

Qualche giorno dopo aver negato qualsiasi intervento sul sistema pensionistico Matteo Renzi riapre il dossier della flessibilità. “Ho chiesto a Padoan e Poletti di individuare un meccanismo per consentire più flessibilità in uscita. Spero che riusciremo a trovare un primo rimedio già con la Stabilità”, scrive nero su bianco in risposta ad un lettore dell’Unità. E il tema, che sembrava chiuso a data da destinarsi, torna sul tavolo di lavoro dei due ministri per entrare nella prossima manovra. Forse non subito, magari con un emendamento ‘calibrato’ da inserire nel corso dell’iter parlamentare. Non sono in vista stravolgimenti della legge Fornero, che non sono possibili. Ma, insieme alla soluzione del nodo degli esodati rimasti fuori dal computo dei ‘salvaguardati’, potrebbe arrivare qualche prima misura di flessibilità. E chissà, a Boeri potrebbero tornare idee strane su interventi di solidarietà o altro. Fatto sta che alcuni milioni di persone, non più giovanissime, stanno con il fiato sospeso: cioè coloro che aspettano di uscire e non possono, sia coloro che sono già usciti, magari da anni, e rischiano di vedersi tartassare ancora l’assegno mensile. Che, come dice la Costituzione, dovrebbe essere un diritto acquisito. E intoccabile. Se si va di questo passo aumenta solo la spesa sanitaria: sale la pressione e c’è bisogno di medicine. Sapete l’età…

PADOAN – Infatti, fatta un’affermazione che sembra risolutiva, subito ricomincia il gioco delle parti fra il premier e il ministro dell’economia. Sull’ipotesi di introdurre flessibilità in uscita Padoan replica che “è fondamentale non deragliare da un principio fondamentale: vanno legate le prestazioni pensionistiche alla durata del tempo di lavoro e alla aspettativa di vita. Detto questo non c’è nulla di male a esaminare possibili correttivi che riguardano individui che si trovano vicini alla pensione ma con una prospettiva occupazionale difficile. Ma va considerato naturalmente che questo ha un costo e l’equilibrio di finanza pubblica deve essere mantenuto”. E sottolinea i rischi di un intervento sulle pensioni, evidenziando la necessità di non far saltare i conti. Appena una settimana fa era stato lo stesso Padoan ad affermare a Skytg 24 che «la flessibilità in uscita non è all’ordine del giorno della legge di stabilità». E due giorni dopo al question time aveva ribadito che introdurre un’ulteriore flessibilità rispetto all’età pensionabile sarebbe stato rischioso.

MINISTERO – Visto il rimpallo fra ministro e premier è intervenuta poi una nota cosiddetta chiarificatrice del Ministero dell’economia, secondo il quale il governo, sul tema della flessibilità delle pensioni, ”è coeso e impegnato a trovare soluzioni possibili e compatibili con i vincoli di finanza pubblica. Non c’e’ alcuna contrapposizione’ tra quanto detto dal premier Matteo Renzi ieri e quanto affermato dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan”. Che, sul profilo twitter, ha anche spiegato: ”sono possibili correttivi per chi è vicino ai requisiti ma in difficoltà con il lavoro”, aggiungendo però che “il sistema previdenziale dev’essere legato a durata lavoro e aspettative di vita”.

ZANETTI – A complicare le cose ci si è messo anche Enrico Zanetti, segretario politico di Scelta Civica e sottosegretario all’Economia: “E’ la curva demografica del nostro Paese, piu’ ancora che l’aumento della vita media, a rendere necessaria un’eta’ pensionabile piu’ elevata di un tempo, se non vogliamo che tra 25 anni, quando andranno a riposo i quarantenni e cinquantenni di oggi, salti il banco per tutti”.

SACCONI – Infine Maurizio Sacconi (Ncd), presidente della commissione Lavoro del Senato, dà un colpo al cerchio e uno alla botte: “Il ministro Padoan riconosce oggi che il sistema previdenziale italiano ha nel lungo periodo la maggiore sostenibilita’ in Europa. Essa e’ il risultato dei coefficienti di adeguamento delle prestazioni in relazione al Pil e della eta’ di pensione in rapporto alla aspettativa di vita”. Per l’ex ministro “ora e’ possibile spiegare a Bruxelles che, per ragioni di essenziale coesione sociale, potremmo introdurre quantomeno le flessibilita’ vigenti in Germania, fermi restando gli automatismi che garantiscono l’equilibrio del sistema. Occorre insomma saper conciliare numeri e persone, esigenze di sostenibilita’ finanziaria e sociale, rispetto dei vincoli europei e legittime esigenze nazionali”.

BOERI – Stranamente silente il nemico n.1 dei pensionati, il bocconiano presidente Inps Tito Boeri, forse anche lui sconcertato da questa sequela di dichiarazioni contraddittorie.

MODIFICHE – Resta in piedi però l’ipotesi dell’introduzione di qualche flessibilità nella legge di stabilità. Correttivi limitati, a beneficio dei lavoratori che hanno perso il posto o rischiano di perderlo e delle donne interessate a lasciare comunque il lavoro in anticipo rinunciando ad una fetta consistente di pensione. I meccanismi tecnici già definiti ed applicabili sono essenzialmente due: il cosiddetto prestito pensionistico, che a suo tempo aveva già ricevuto un informale via libera dell’Unione europea, purché risultassero coperte le maggiori spese legate all’anticipo del trattamento al lavoratore, e l’opzione donna, che una circolare restrittiva aveva limitato alle lavoratrici in possesso dei requisiti entro il 2014 e ora potrebbe essere prolungata per un anno o anche di più.

Insomma un guazzabuglio inestricabile. Ma se resta senza parole anche Boeri cosa debbono pensare i poveri pensionati più volte tartassati da questo governo e sottoposti a uno stillicidio di previsioni e di smentite che non consentono mai di dormire sonni tranquilli? Forse Renzi pensa, con questo tira e molla inqualificabile, di minare le coronarie dei pensionati e risparmiare in questo modo sui futuri assegni. Ma si sbaglia, le pantere grigie sono più resistenti di quanto creda il premier e lotteranno sempre più per salvaguardare i loro diritti.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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