Pubblica amministrazione: il governo procede alla decimazione dei prefetti
ROMA – Abbiamo già riferito del progetto di soppressione di 23 prefetture pubblicizzato recentemente dal Governo. Anche nel quadro di questa nuova riforma il Ministero dell’interno ha già ridotto di circa il 20% i suoi quadri, ed è stato uno fra i pochi che ha già provveduto alla bisogna. Restano per ora intoccabili gli eserciti di impiegati e funzionari di regioni e enti locali e, naturalmente, le schiere dei politici che sopravvivono a laute spese dei contribuenti.
PREFETTURE – Il ministero, dopo che nel 2000 erano state individuate le piante organiche risultanti dalla riforma della carriera prefettizia, ha dunque approvato le nuove tabelleper prefetti e dirigenti con un decreto che è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» – Serie generale n. 217 del 18 settembre 2015. Il numero dei funzionari prefettizi è stato ridotto a 1.390, di cui 118 prefetti, 700 viceprefetti e 572 viceprefetti aggiunti. La dotazione organica iniziale, fissata nel 2000, era di 1746 posti in totale, di cui 146 di prefetto, 535 di viceprefetto, 1065 di viceprefetto aggiunto. Come si vede una cura dimagrante notevole in un momento nel quale le prefetture sono impegnate al massimo per far fronte in particolare all’emergenza immigrazione. In questo modo si bloccano non soltanto le promozioni dei funzionari per qualche annetto, ma si limitano anche le possibilità di assunzione di giovani che negli ultimi anni avevano partecipato numerosi ai concorsi per una carriera che restava appetibile. Se questo è il sistema del governo per rilanciare l’occupazione giovanile siamo proprio a cavallo.
ORGANICI – Questo Dpcm (decreto del presidente del consiglio dei ministri) porta la data del 22 maggio 2015 e riguarda la rideterminazione delle dotazioni organiche del personale in attuazione del decreto-legge n. 95 del 2012. Secondo quest’ultima normativa era fatto obbligo all’amministrazione di conseguire i seguenti obiettivi: a) riduzione degli uffici dirigenziali, di livello generale e di livello non generale, con conseguente contrazione delle relative dotazioni organiche, in misura non inferiore, per entrambe le tipologie di uffici e per i posti di funzione di ciascuna dotazione, al 20 per cento di quelli esistenti; b) riduzione delle dotazioni organiche del personale non dirigenziale in misura non inferiore al 10 per cento della spesa complessiva relativa al numero dei posti di organico di tale personale.
Il Ministero dell’Interno è stato uno dei primi a dare attuazione a queste normative volte al risparmio della spesa pubblica, seguito da qualche altro ministero. Ma non vorremmo che questi restassero casi isolati e che la spending review si limitasse solo alle strutture statali, lasciando indenni i costosi e ‘superdotati’ organici di strutture locali ed enti pubblici, molti dei quali in teoria destinati alla soppressione ma ancora in ottima salute. Il Governo dei sindaci, il premier in particolare, ha preso di mira soprattutto le amministrazioni dell’interno e dei beni culturali e sta mantenendo fede a questi propositi. Sacrificando amministrazioni che, bene o male, costituiscono una delle assi portanti dello Stato.