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Immigrazione: i ministri dell’Interno Ue d’accordo su procedure d’espulsione e rimpatri

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Commissione ue

LUSSEMBURGO – I ministri degli Interni dell’Ue hanno raggiunto l’intesa per quella parte dell’agenda europea per l’immigrazione dedicata alla politica dei rimpatri. Condiviso il principio del “more for more”, in base al quale l’Ue farà di più per lo sviluppo dei Paesi terzi in cambio di impegni veri per i rimpatri. Il Consiglio chiede alla Commissione di presentare “entro sei mesi” misure mirate e complete da adottare nei confronti dei singoli Paesi terzi qualora dovessero esserci problemi nella riammissione e, “laddove appropriato”, l’Ue dovrà poter avvalersi di “condizionalità” delle politiche di cooperazione internazionale. Nel breve termine, poi, l’Ue esplorerà le possibilità di attività in loco, da adottare “entro la fine del 2015”, in Egitto, Etiopia, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal, Sudan, Turchia, Libano, Giordania e Pakistan. Al fine di agevolare i rimpatri e lo spostamento di migranti il Consiglio ha deciso di chiedere alla Commissione europea di promuovere il “lasciapassare Ue”, documento standard per l’espulsione dei nazionali di Paesi terzi, che secondo le intenzioni dovrebbe diventare “un documento accettato a livello comune ai fini del ritorno”.

C’è poi la dimensione interna del problema immigrazione. Per quanto riguarda l’asilo i ministri chiedono di dedicare per il periodo 2014-2020 oltre 800 milioni di euro nel Fondo europeo per l’asilo e la migrazione, oltre a mettere l’agenzia Frontex per il controllo delle frontiere esterne di poter avere più competenze dirette in tema di rimpatri. In tal senso i ministri attendono le proposte legislative della Commissione, attese a dicembre. Nel frattempo registrano la necessità di “una creazione immediata di un Ufficio europeo per i rimpatri” in seno alla stessa Frontex. Ma la vera novità è rappresentata dall’iniziativa della Francia, che ha proposto la creazione di un corpo di guardie di frontiera europeo. Da costituire in due fasi, nel breve termine si vorrebbe imporre a tutti gli Stati membri di fornire un dato numero di agenti per potenziare i controlli alla frontiera. Le speciali pattuglie lavoreranno “fino a un anno”. Per il lungo periodo si pensa un sistema di guardie di frontiera integrato a Frontex. Una procedura che richiede la modifica delle regole comunitarie e, per alcuni Stati, anche della Costituzione nazionale. La Francia presenterà proposte più dettagliate in materia nei prossimi giorni, ma di immigrazione si parlerà già la prossima settimana in occasione del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue. Ancora nessun accordo sulla lista dei Paesi d’origine sicuri. “Ci sono progressi ma dobbiamo continuare a lavorarci”, il commento del ministro francese Bernard Cazeneuve.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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