Roma: il sindaco Ignazio Marino si è dimesso (ma potrebbe ripensarci nel giro di 20 giorni…)
ROMA – Ignazio Marino, ormai accerchiato da ogni parte, sommerso dalle inchieste, sbugiardato dalle fatture di pranzi e cene fatti per scopi privati e posti a carico del Comune, sconfessato perfino da Papa Francesco, si è dimesso. E’ stato sindaco di Roma per 848 giorni. Il chirurgo Dem era infatti stato eletto primo cittadino della Capitale il 12 giugno 2013, quando vinse le elezioni superando il sindaco precedente Gianni Alemanno.
Il Sindaco ha firmato una lettera di dimissioni. “Mi dimetto. Dal lavoro che ho impostato passa il futuro della città”. Dopo ore di pressing anche del suo partito Ignazio Marino lascia la guida della Capitale e lo annuncia ai cittadini in una nota in cui chiarisce: “lo faccio solo per l’interesse della capitale”.”Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città”, ha sottolineato Marino.Presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non e’ un’astuzia la mia – assicura – e’ la ricerca di una verifica seria, se e’ ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche”.
E aggiunge: «Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune». E conclude: «Non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio».
Quando le dimissioni saranno effettive la città dovrebbe essere commissariata. Al prefetto Franco Gabrielli intanto resta il compito di realizzare il piano-Giubileo per la mobilità e l’accoglienza.