
Firenze, convegno dei sindaci Unity in diversity: «Ricostruiamo Kobane distrutta dall’Isis»

FIRENZE – «Firenze è disponibile e pronta a supportare la ricostruzione del Centro culturale di Kobane distrutto dall’Isis, un luogo simbolo dell’urgente ricostruzione della città. Mi auguro che questa idea possa essere raccolta con entusiasmo e con generosità dalle città che partecipano al forum affinché si possa compiere anche qui, dal capoluogo toscano un gesto concreto di supporto a una città che ha sofferto e sta soffrendo ancora moltissimo».
È il progetto che il sindaco Dario Nardella ha lanciato oggi pomeriggio, 6 novembre, in Palazzo Vecchio, dove è in corso il forum «Unity in diversity» al quale partecipano i sindaci di 80 città del mondo provenienti da 60 paesi. La proposta di Nardella, applaudita dai sindaci raccolti nel Salone dei Cinquecento, arriva dopo che ieri il sindaco di Kobane, Mustafa Abdi, ha rivolto ai presenti al forum e all’opinione pubblica internazionale un appello accorato di aiuto della propria città.
«Molti di noi hanno vissuto storicamente l’emergenza di una ricostruzione, e quasi sempre a causa di guerre e conflitti, e abbiamo capito quanto la solidarietà sia stata decisiva perché la ricostruzione potesse essere portata a compimento – ha continuato Nardella – Io mi sono permesso di chiedere al collega e amico sindaco di Kobane se vi è in particolare un luogo cittadino simbolo dell’urgente ricostruzione della città e lui mi ha parlato del loro Centro culturale, che rappresentava il cuore della vita culturale della città. Un luogo costruito dopo la seconda guerra mondiale dai francesi e ospitava al suo interno anche una biblioteca molto importante per la popolazione e veniva utilizzato per attività di studi, ricerche e anche per le attività della pubblica amministrazione. Ogni città sa quello che può dare».
Pierluigi
Pensare che l’aumento della cultura diminuisca la possibilità di guerre, la ritengo utopia. Semmai rivedersi l’Illuminsmo francese della fine del ‘700 e le successive guerre. Forse Napoleone non era abbastanza “acculturato”, come lo sono molti ministri e sindaci odierni.