Skip to main content

Benvenuto Papa Francesco: Firenze è citta di carità e riforme

Papa Francesco con il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze
Papa Francesco con il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze

Tre Papi sono venuti a Firenze negli ultimi cinquant’anni. Ricordo la messa di Natale celebrata in Santa Maria del Fiore da Giovan Battista Montini, Paolo VI. Era il 24 dicembre 1966. Firenze si stava rialzando dopo l’alluvione dell’Arno, che l’aveva devastata con una valanga d’acqua dal colore del fango e della nafta mescolati. Era una Firenze profondamente ferita, ma orgogliosa della sua reazione e anche della sua capacità di ripulirsi, di cancellare le tracce del disastro, di ricominciare. E la figura bianca e snella di Papa Montini dette nuovo vigore alla ricostruzione. A monsignor Angiolo Livi, che lo accolse in Santa Croce, il quartiere più martoriato, Paolo VI non nascose la sua meraviglia per l’olio di gomito fiorentino: botteghe di nuovo splendenti, pareti riverniciate di fresco, portoni rilucidati. Sì, fu una ripartenza, per tutta la città. Una ripartenza nel segno della speranza, che il Pontefice benedisse al Gloria, durante la messa di quell’ormai remoto ma esaltante Natale.

WOJTYLA – Non posso dimenticare nemmeno la benedizione di Papa Wojtyla, ottobre 1986, in una Firenze disorientata e sgomenta per eventi tragici e sconvolgenti: come la catena di omicidi attribuita al mostro, capace di far cambiare abitudini e costumi anche alle famiglie più tradizionali. E come l’assassinio dell’ex sindaco Lando Conti, trucidato dalle Brigate Rosse. Eventi incisivi nel tessuto di una città spiritualmente grande ma allo stesso tempo chiusa fra le quattro mura com’è appunto Firenze. Anche la visita di Wojtyla portò gioia, conforto e voglia di rinascita. E di ripartenza.

FRANCESCO – A differenza dei predecessori, Papa Bergoglio arriva a Firenze con l’animo turbato dal Vatileaks, lo scandalo dei documenti riservati, e probabilmente anche dalla vicenda sulle sue condizioni di salute, partita proprio dalla Toscana. Una vicenda che la Santa Sede ha bollato con una parola che spesso viene accompagnata alla mozzarella: bufala. Fortunatamente, il Pontefice sembra in condizioni di salute assai buone, anche se intimamente addolorato dai “veleni” che gli spargono intorno e dai “serpenti” che sembrano insidiarlo. Francesco è un Papa coraggioso: vuole cambiare la Chiesa. La sua battaglia sarà lunga, ma la giornata fiorentina, lontana dalla Roma che sta celebrando il processo di Mafia Capitale, può essere un’evasione salutare. Questa, come ha detto bene il cardinale Betori, è città dall’Umanesimo caritatevole. C’è il Battistero, il Bel San Giovanni con le porte del Paradiso, ma lì accanto non manca l’Arciconfraternita della Misericordia, secolare e straordinario esempio di volontariato. Ma è, questa, anche la città dove i cattolici sono stati chiamati a discutere e a interrogarsi: con Giorgio La Pira, padre Ernesto Balducci, don Lorenzo Milani. E’ l’humus fiorentino: polemico e sferzante. E pensate che cosa avrebbe detto, il nostro fra’ Girolamo Savonarola, bruciato vivo in piazza Signoria, di un Papa che predica una Chiesa più umile, meno sfarzosa, più vicina alla gente e meno ai prelati che viaggiano in fuoriserie. E allora, cinquant’anni dopo la messa di Papa Montini, ecco un’altra visita papale difficile da dimenticare.


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741