Il capo dei musulmani d’Italia: «Noi in piazza contro terrorismo e paura»
Come presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii), oltreché come Imam di Firenze, ho convocato assieme agli altri responsabili delle nostre comunità di fede una manifestazione nazionale a Roma per sabato 21 novembre 2015: tutti noi musulmani vogliamo dimostrare ai nostri concittadini italiani il nostro totale rifiuto di atti terroristici come gli attentati di Parigi del 13 novembre.
Due i messaggi che vogliamo inviare. Il primo alla nostra comunità musulmana: noi condanniamo senza se e senza ma il terrorismo di matrice jihadista, e, in particolare, gli ultimi tragici fatti ossia gli attentati di Parigi di venerdì 13 novembre e l’assalto terroristico di venerdì 20 novembre all’hotel Radisson di Bamako, in Mali, con la morte di almeno 27 persone e la presa in ostaggio di quasi 200. Tutti questi atti non sono compiuti nel nostro nome di musulmani: «Not in my name».
Il secondo messaggio lo inviamo ai non musulmani, laici, cattolici, atei, agnostici, aderenti ad altre fedi religiose: tutti insieme possiamo vincere il terrorismo e la paura. Voglio precisare che io e tutti noi musulmani che viviamo in Italia non ci definiamo semplicemente islamici ma ci sentiamo cittadini italiani di fede islamica, con i nostri diritti e i nostri doveri verso la comunità nazionale.
La diversità delle fedi come degli orientamenti culturali e politici deve essere ovunque, e soprattutto in un paese come l’Italia, una fonte di ricchezza e non di tensione e conflitto. Siamo per una laicità sana e accogliente. E non escludente. L’obiettivo dei terroristi è di creare barriere, ghetti mentali, muri. E’ quello di dividere i musulmani dai non musulmani e di dividere i musulmani fra loro: separandoli in «buoni» e «cattivi». Noi dobbiamo gettare ponti, non costruire muri. E operare per il dialogo.
Come Imam dobbiamo usare sempre più verso le nostre comunità e verso tutti un linguaggio netto, in grado di interagire efficacemente con la società italiana. Chiediamo però anche di poter realizzare moschee che siano luoghi di preghiera accoglienti. Vogliamo uscire da luoghi non degni, in cui a volte siamo costretti a pregare. Come accade anche in Toscana. In modo da avere, così come le chiese, una moschea che si inquadri nel contesto della bellezza e della grandezza di una città come Firenze.