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Commercio: quello illegale cresce con la crisi. Danneggiato il 62% delle imprese

borse contraffatte
borse vendute in strada

ROMA – Secondo un’indagine Confcommercio-Format Research ben il 72,1% dei consumatori “non ha soldi per comprare i prodotti legali” ed il 70% “pensa di fare in questo modo un buon affare, risparmiando”. Un consumatore su tre sostiene di essere consapevole di effettuare un acquisto illegale anche perché, per un altro 72,4%, è piuttosto normale e per di più si rivela utile per chi è in difficoltà economica comportarsi in questo modo. Il risultato della ricerca, realizzata in occasione della giornata di mobilitazione nazionale “Legalità, mi piace”, che vede Confcommercio manifestare in 60 città italiane, è che un consumatore su quattro, quest’anno ha acquistato almeno una volta un prodotto o servizio illegale.

PRODOTTI – Ad aumentare rispetto allo scorso anno sono gli acquisti di abbigliamento (+11,3%), calzature (+5,9%) e pelletteria (+2,8%), mentre diminuisce quello di prodotti contraffatti appartenenti alle categorie potenzialmente più pericolose per la salute, come alimentari, cosmetici e profumi (-5,4%). Perché se per oltre il 70% dei consumatori l’acquisto di prodotti o servizi illegali è sostanzialmente legato a motivi di natura economica ed è piuttosto normale,in parallelo cresce la consapevolezza sui rischi per la salute (80% contro il 71% del 2014, con un aumento del 9%).

CONSUMATORE – Il consumatore di prodotti e servizi illegali è in prevalenza donna (nel 59,5% dei casi), dai 35 anni in su (per il 79,2%), appartenente ad un nucleo familiare di almeno due persone. Risiede principalmente al Sud (per il 43,5%), ha un livello d’istruzione medio-basso (per il 72,9%), è casalinga, pensionato, impiegato o operaio (per l’86,1%).

IMPRESE – Il 62,1% delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti si ritiene danneggiato dall’azione dell’illegalità (+1% rispetto al 2014): l’80% di loro segnala un aumento dell’attività illegale nel loro settore. In aumento anche la concorrenza sleale (62,5%, +1,7% in confronto al 2014) che è l’effetto illegale ritenuto più dannoso dalle imprese.

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