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Natale 2025
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Corte costituzionale, elezione giudici: mercato politico. Meglio la lottizzazione Dc

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Lo scandalo dello stallo per la nomina di tre giudici della Consulta ha indotto il costituzionalista Michele Ainis a rimpiangere i vecchi tempi della Democrazia Cristiana, quando la lottizzazione fra i tre maggiori partiti stabiliva regole certe per le nomine: “Ridateci Mamma Diccì”, ha affermato il professore.

LOTTIZZAZIONE – ” Una volta i cinque giudici di nomina parlamentare erano, in modo trasparente, lottizzati. Due democristiani, uno comunista, uno socialista e un laico. Quando ne scadeva uno, non c’era né rissa né discussione. Entrando nella Seconda Repubblica, questa regola ha cominciato a ballare: i due partiti maggiori venivano sempre ricattati dagli alleati minori. Adesso mi pare ci sia la regola della prepotenza: chi è in maggioranza vuole imporre i propri nomi. Il difetto è politico”.

DANNO – E prosegue: “Non c’ è consapevolezza del danno, non solo alle istituzioni della Repubblica ma anche all’immagine di coloro che lo stanno procurando. Un eccesso di prepotenza che determina una manifestazione di impotenza del Parlamento”, osserva Ainis, secondo cui “lo stallo, prolungato per trenta sedute, si sta trasformando in un suicidio istituzionale e politico”.

STALLO – Per il costituzionalista, dallo stallo si esce “con maggiore ascolto da parte delle forze politiche. In questo Parlamento ci sono tre grandi minoranze, non c’è una maggioranza anche se il Pd alla Camera ha una maggioranza drogata dal premio del Porcellum. Logica vuole che se i giudici da eleggere sono tre, ciascuno ne esprima uno salvo accettazione degli altri. Quest’operazione – sottolinea – dovrebbe avvenire anche con maggiore trasparenza: l’opinione pubblica non può essere informata a cose fatte”.

Una critica non proprio velata al metodo della politica attuale, che tende ad accaparrarsi ogni tipo di nomine sia nel pubblico che nel privato, per rafforzare il suo sistema di potere. E i cittadini da qualche anno sono completamente esautorati dalle scelte e subiscono la primazia di presidenti del consiglio non eletti dal popolo, visto che, imperante “Re Giorgio” Napolitano, gli ultimi tre premier e gli ultimi tre governi sono stati investiti direttamente da lui, senza alcun consenso elettorale. Si tornerà alle urne soltanto nel 2018, quando Renzi avrà consolidato la sua posizione. Ma la sovranità non apparteneva al popolo, secondo il dettato della nostra Costituzione?


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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