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Nave Vespucci della Marina Militare, morte del nocchiere Alessandro Nasta: a processo 5 alti ufficiali

La nave scuola Amerigo Vespucci. Nel riquadro Alessandro Nasta
La nave scuola Amerigo Vespucci. Nel riquadro Alessandro Nasta

ROMA – L’attuale capo di stato maggiore della Marina Militare italiana, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, l’ex capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, e l’ammiraglio Bruno Branciforte, a sua volta capo di stato maggiore della Marina dal 2010 al 2012, sono stati rinviati a giudizio, insieme ad altri due alti ufficiali. Si tratta dell’ex comandante della nave scuola Amerigo Vespucci, Domenico La Faia, e del suo comandante in seconda, il capitano di fregata Marco Grassi.

CADUTO DA 15 METRI – Tutti sono chiamati a chiarire le proprie eventuali responsabilità in relazione alla morte del giovane Alessandro Nasta, 29 anni, di Brindisi, sottocapo nocchiere di 3ª classe della Marina Militare, precipitato per 15 metri dall’albero maestro della nave Vespucci, il 24 maggio 2012. Il rinvio a giudizio per i cinque imputati è stato disposto dal gup, e reso noto oggi 11 dicembre. Il giudice dell’udienza preliminare ha accolto le richieste di Gianfranco Amendola, fino a qualche giorno fa procuratore della repubblica di Civitavecchia.

DUE ANNI DI INDAGINI – Il processo, con rito monocratico, prenderà il via il 16 marzo prossimo, davanti al giudice Flavia Mangiante. Al momento della disgrazia, la nave era in navigazione isolata al largo dell’Argentario, 40 miglia a Nord di Civitavecchia. Alessandro Nasta, trasportato in elicottero, morì nell’ospedale di Civitavecchia in seguito dell’aggravarsi delle condizioni cliniche e per le numerose fratture riportate. L’indagine sulla morte, condotta personalmente da Amendola, con l’intervento dell’Ispettorato del lavoro e con sequestro di atti, perizie e interrogatori, è durata due anni.

LE ACCUSE – Secondo le accuse, il comandante della Vespucci, Domenico La Faia, come datore di lavoro del nocchiere avrebbe avuto il torto di aver assegnato a Nasta «il compito di operare in alberata senza accertarsi delle sue condizioni di salute psicofisica», visto che il marinaio aveva già lavorato nel turno precedente ed era quindi «smontante». Il comandante in seconda, Marco Grassi, invece, non avrebbe consegnato a Nasta e agli altri lavoratori «i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale». L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, nella veste di comandante del comando in capo della Squadra Navale, «ha omesso», per la Procura, «di redigere il documento di valutazione dei rischi in collaborazione con il rappresentante dei lavoratori, e di aggiornarlo e rielaborarlo successivamente all’accaduto nella sua immediatezza». E ancora, sempre De Giorgi e poi anche Bruno Branciforte e Luigi Binelli Mantelli, quali vertici della Forza Armata, invece, avrebbero omesso di verificare e accertare l’applicazione di una circolare sulla valutazione dei rischi presso le strutture e i comandi intermedi dipendenti.

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