I pensionati italiani oppressi dalle tasse emigrano. Pagano 10 volte più di un tedesco
I pensionati italiani sono tra i più tassati in Europa. Nella poco gratificante classifica della pressione fiscale, l’Italia si piazza al quinto posto. Secondo Carla Cantone, segretario del sindacato europeo dei pensionati, su un assegno da 1.500 euro “da noi si pagano 600 euro di tasse, in Germania 60“. A Parigi, Berlino, Londra e Madrid sono esentati dalle imposte tutti quelli che ricevono meno di 9mila euro l’anno, in Italia il tetto è a 7.750, ma presto sarà elevato (di poco) con la legge di stabilità.
EMIGRAZIONE – Così è presto spiegato il motivo per cui gli anziani che ne hanno la possibilità emigrano in paesi con condizioni fiscali migliori. Dal 2010 al 2014 il numero dei pensionati emigrati è più che raddoppiato, passando da 2.553 a 5.345. Gli anziani fuggono anche da una no tax area ristretta, da un elevato livello di evasione fiscale, dal cumulo di balzelli regionali e comunali. Tutte peculiarità tipicamente italiane che determinano l’alta tassazione delle pensioni nel nostro Paese.
PRESSIONE – Secondo Confesercenti, nel 2014 la pressione fiscale per un pensionato che vive a Roma, con circa 20.000 euro l’anno di assegni Inps, è del 20.73%. In Germania è dello 0.2%. In quattro Paesi – Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Lituania – le pensioni sono addirittura esenti da tasse.
ADDIZIONALI – Un’altra particolarità italiana sono le addizionali regionali e comunali, sempre in aumento, che gravano ulteriormente il carico fiscale sulle spalle dei pensionati. “In Europa, la regola è un solo sistema di calcolo, c’è un’unica tassa – aggiunge Carla Cantone – In Italia invece dobbiamo pagare le tasse al governo nazionale, a quello regionale, a quello comunale”. Un altro particolare che certo non trattiene i pensionati dall’idea di trasferirsi all’estero.
CALCOLO – In questo contesto vanno anche ricordate le differenze nel calcolo delle pensioni tra i diversi Paesi in questione. Mentre in Italia è in vigore il sistema contributivo, basato su quanti contributi il lavoratore versa nella sua carriera, Francia e Spagna hanno mantenuto il retributivo, in cui l’assegno è legato al livello delle retribuzioni percepite. In Germania si usa invece un sistema a punti: l’assegno si calcola sulla base dei cosiddetti punti-pensione, acquisiti pagando i contributi e lavorando. Un caso peculiare quello delle pensioni in Inghilterra, simili per tutti i cittadini (ma circa uno su due dispone anche di una pensione privata).
PAESI – Tra le mete preferite di questa migrazione rientrano alcuni Stati che offrono una tassazione più leggera. Molti anziani, per esempio, fanno rotta verso le isole Canarie, che fanno parte della Spagna ma godono di un regime fiscale di favore e di una serie di agevolazioni che abbattono ulteriormente gli oneri del contribuente. Ci sono bonus per chi ha figli o il coniuge a carico e importanti sconti per chi apre un’impresa, mentre l’aliquota Iva ordinaria si ferma al 7% e quella per prodotti di lusso arriva al 13,5%. In più, sono previsti sgravi per l’affitto di case che aumentano nel caso di chi abbia superato i 65 anni.
L’anziano che emigra nella vicina Tunisia, invece, potrà godere dell’esenzione fiscale sull’80% della propria pensione. Sul restante 20%, pagherà tasse in base a un’aliquota che varia dal 15% al 35% a seconda del reddito. Un aspetto importante per le persone di una certa età è la salute, e in Tunisia ai pensionati italiani è assicurata una copertura medica totale, come avviene all’interno dell’Europa. Anche in Marocco è prevista una defiscalizzazione dell’80% sulla pensione proveniente dall’Italia.
Per questo il bocconiano presidente dell’Inps, Tito Boeri, fra le tante bizzarre sue proposte, vorrebbe colpire duramente i pensionati che emigrano, intaccando i loro sacrosanti diritti. Boeri evidentemente si sente legittimato a proporre qualsiasi illegittimità, confidando che poi sarà appoggiato dall’esecutivo, consapevole che per primo il Governo ha sottratto e sta togliendo parte del dovuto ai pensionati in tema di mancata perequazione degli assegni, dando seguito solo molto parzialmente alla pronuncia della Consulta. Ma i pensionati, la magistratura e la Corte costituzionale vigilano contro il pericolo di abusi, almeno fino a che l’Italia resterà un Paese di diritto.