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La diga di Mosul

Iraq: il governo respinge l’offerta di Renzi. I 450 soldati italiani per proteggere la diga di Mosul non servono

La diga di Mosul
La diga di Mosul

L’Iraq smentisce il premier Matteo Renzi che a Porta a Porta aveva annunciato l’impiego di 450 soldati in difesa della diga su Mosul. Il ministro Al Shammary, ricevendo ieri l’ambasciatore italiano in Iraq, Marco Carnelos, ha affermato che l’Iraq «non ha bisogno di alcuna forza straniera per proteggere il suo territorio, i suoi impianti e la gente che ci lavora». «La diga di Mosul – ha aggiunto il ministro delle Risorse idriche – è già protetta da forze irachene, che saranno sufficienti». L’ambasciatore Carnelos ha risposto che «ogni eventuale dispiegamento di truppe italiane, a Mosul o in qualsiasi altra parte del territorio iracheno, potrà avvenire solo d’intesa con il governo iracheno».

Sull’annuncio di Renzi è intervenuto anche il leader radicale sciita Moqtada Sadr, uno dei protagonisti dell’insurrezione contro le truppe americane d’occupazione. «L’Iraq è diventato una piazza aperta a chiunque voglia violare i costumi e le norme internazionali», ha affermato Sadr, rispondendo ad una domanda sull’invio dei 450 soldati italiani. Il leader sciita, citato dal sito Alahed.net, ha quindi chiesto al governo di Baghdad ad adottare «iniziative decise per rafforzare l’indipendenza e la sovranità dell’Iraq, per evitare che si arrivi all’inizio della fine».

Come si può rilevare l’annuncio del nostro premier ha sollevato la reazione indignata di alcuni responsabili iracheni, che ritengono di non aver necessità, per ora, di interventi dei nostri soldati.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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