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Mattarella, un discorso per gli italiani non per i politici

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Dopo quasi un anno dal suo ingresso al Quirinale il «fil rouge» della presidenza Mattarella è stato confermato dal Capo dello Stato nel primo messaggio in diretta tv. Il presidente della Repubblica ha parlato agli italiani con semplicità, evitando di intervenire nelle questioni che animano il dibattito politico in queste settimane. Cercando di infondere al Paese un’iniezione di fiducia e un richiamo al fare, a rimboccarsi le maniche guardando al bene comune con l’obiettivo di ritrovare l’orgoglio di essere italiani, così come ha chiesto anche Matteo Renzi.

QUIRINALE – Mattarella si è presentato in un ambiente meno solenne ma più familiare: quello del suo appartamento al Quirinale. Ha parlato seduto in poltrona, come faceva Sandro Pertini, senza sfarzi, collocato al centro della stanza, di lato le bandiere e sullo sfondo un presepe napoletano. Qualcuno lo ha definito un «discorso del caminetto alla Roosvelt», molto lontano dallo stile dei suoi predecessori, in particolare da quelli di Scalfaro e Napolitano. Pronunciato in un luogo intimo per «entrare in punta di piedi nelle case degli italiani» e per rivolgersi ai telespettatori senza fanfare né filtri dell’ufficialità politica. Quanto diverso dagli inni, dalle bandiere, dalle scrivanie addobbate, dall’ufficialità e dalla pomposità di «Re Giorgio» Napolitano.

DISCORSO BREVE – E’ stato un discorso piuttosto breve (circa 20 minuti) nel quale la novità non consiste tanto nei temi affrontati (di terrorismo, immigrazione e lavoro ne ha già parlato più e più volte), quanto nel tentativo – come disse nel suo discorso d’insediamento alle Camere – di «riconnettere il Paese alle sue istituzioni».

CONTENUTI – Il presidente ha discettato molto poco di politica, trattando soprattutto i temi che interessano il popolo italiano, con commenti obiettivi, che qualcuno potrebbe cogliere come velata critica alla non efficace, in qualche caso, azione di governo. Ha esposto la situazione della crisi economica, del lavoro, della disoccupazione giovanile, della questione meridionale, dell’enorme evasione fiscale ancora irrisolta. Insomma, tutte questioni ancora aperte, che il governo ha cominciato ad affrontare, ma non a risolvere. Sono molti i richiami e le sottolineature alla vita vissuta nel discorso del presidente della Repubblica. Equilibrato l’accenno all’immigrazione, con il riferimento ai tanti stranieri che lavorano, sono integrati e contribuiscono al nostro benessere, ma anche con l’affermazione categorica che altri immigrati per i loro comportamenti sono «da rimpatriare e trattare con dignità». Non poteva mancare infine l’accenno al terrorismo, con il riconoscimento dell’eccellente opera di prevenzione e repressione svolta in Italia da magistrati e Forze dell’ordine.

RIFORME – Non ha parlato, invece, dei temi cari a Renzi, che il Governo ha vantato quali suoi grandi successi di questo 2015, in particolare delle riforme. Su questi argomenti invece si basò buona parte dell’ultimo discorso di Napolitano, un anno fa, che fornì al governo un assist per proseguire nella sua azione. Tant’è vero che proprio il premier – nel suo discorso di fine anno – ha definito le riforme come un «capolavoro parlamentare», chiarendo che in caso di sconfitta al referendum lascerà la politica. A tutto questo Mattarella non ha fatto alcun cenno, marcando – secondo alcuni – una distanza con l’esecutivo.

STILE – Infine lo stile: asciutto e un po’ triste, senza gesti e espressioni del volto eclatanti quello di Mattarella. Ma rientra perfettamente nella figura che il Presidente ha tracciato di sé in questi mesi. Che differenza rispetto a quello pomposo, aulico, con sottolineature più prettamente politiche e con atteggiamenti da vera guida della politica italiana di Re Giorgio, tanto da aver nominato tre premier non investiti da legittimazione popolare.

CONCLUSIONE – Anche la conclusione del messaggio è stata perfettamente nello stile nuovo dell’attuale presidenza. Mattarella ha rivolto «un pensiero particolare alle persone con disabilità, agli anziani che sono o si sentono soli, ai malati. Un augurio speciale, infine, a tutti i bambini nati nel 2015: hanno portato gioia nelle loro famiglie e recano speranza per il futuro della nostra Italia».

Con queste espressioni di speranza e di fiducia nell’avvenire il Presidente ha terminato il suo primo messaggio agli italiani. Siamo sicuri che, al di là dei commenti interessati e partigiani che ne faranno gli uomini politici, i cittadini hanno sicuramente apprezzato questo Capo dello Stato che fin dall’inizio si è presentato con semplicità alla vasta platea del Paese, esponendo soprattutto i problemi che interessano la gente e mettendo da parte, per una volta, le discussioni che animano il teatrino della politica.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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