Istat: il potere d’acquisto aumenta, le entrate dello Stato pure. Ma il peso fiscale resta schiacciante: 41,2%
ROMA Da qualche tempo le rilevazioni Istat sembrano certificare un’approvazione dell’attività del Governo in particolare sulla situazione economica e occupazionale. Gli ultimi risultati sono positivi, anche se attestano che la pressione fiscale, lungi dal diminuire, si attesta sempre intorno al 41%.
FAMIGLIE – Il potere di acquisto delle famiglie consumatrici, che tiene conto anche dell’andamento dei prezzi, nel terzo trimestre del 2015 è aumentato dell’1,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,3% sul terzo trimestre del 2014. Lo rende noto l’Istat. L’aumento dell’1,3% è il massimo dal secondo trimestre 2007.
INDEBITAMENTO – Buone notizie anche in merito all’indebitamento dello Stato: Il saldo primario (al netto degli interessi passivi), nel terzo trimestre 2015, è risultato positivo per 6.076 milioni di euro (5.414 milioni nel corrispondente trimestre del 2014), con un’incidenza sul Pil dell’1,5%, (1,4% nel terzo trimestre del 2014). Nei primi nove mesi dello scorso anno il saldo è stato sempre positivo, pari all’1,3% del Pil, contro l’1,4% dello stesso periodo del 2014.
ENTRATE – Le entrate totali sono aumentate, in termini tendenziali, dell’1,5% nel terzo trimestre del 2015; la loro incidenza sul Pil è stata del 44,9% (45,1% nel corrispondente trimestre del 2014). Nei primi tre trimestri del 2015, le entrate totali sono aumentate dello 0,8% in termini tendenziali, con un’incidenza sul Pil del 45,5% (45,7% nel corrispondente periodo del 2014).Nel terzo trimestre 2015, le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,5%; la loro incidenza rispetto al Pil è del 47,4%, in flessione rispetto al 48% registrato nel corrispondente trimestre dell’anno precedente. Le uscite correnti sono aumentate dello 0,8% (+1,5% al netto della spesa per interessi), mentre quelle in conto capitale sono diminuite del 3,6%.Nei primi tre trimestri del 2015 le uscite totali sono risultate pari al 48,4% del Pil (48,9% nel corrispondente periodo del 2014).
FISCO – La pressione fiscale è stata pari nel terzo trimestre 2015 al 41,4%, in lieve aumento (+0,1 punti percentuali) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nella media dei primi tre trimestri il peso del fisco rispetto al Pil è stato del 41,2%, stabile rispetto al medesimo periodo del 2014.
MAGGIORANZA – “Credo che questo Paese debba davvero fare uno sforzo culturale e iniziare di nuovo a credere in se stesso”. Lo ha affermato la presidente del Fvg e vicesegretaria Pd, Debora Serracchiani, commentando i dati economici. “Non mi metto tra quelli che li hanno commentati dicendo che non è vero, durerà poco e finiremo male. Quando c’è un dato positivo dobbiamo confermarlo come tale anche perché veniamo da un grande e lungo momento di recessione che questo Paese ha avuto. Credo siano il primo gradino di un percorso di crescita, ricominciando un lungo lavoro”.
CONSUMATORI – Dati che non convincono i consumatori. “Un quadro troppo bello per essere vero. Purtroppo si tratta di dati ancora eccessivamente ottimistici”. Lo dichiarano in una nota Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef, commentando i dati Istat. “La situazione che le famiglie denunciano quotidianamente presso i nostri sportelli è ancora drammatica. – contestano – Per averne una misura basti pensare alla diminuzione del potere di acquisto, che dal 2008 ad oggi ha raggiunto il 13,4%. I consumi, solo nel triennio 2012-2013-2014, hanno subito una contrazione del 10,7% (con una diminuzione complessiva della spesa di circa 78 miliardi). Di fronte ad uno scenario simile è evidente che la ripresa deve essere ben più decisa, marcata, strutturale. Una ripresa che si potrà ottenere solo sanando la vera piaga che affligge il nostro Paese: la mancanza di lavoro ed attivando così la redistribuzione dei redditi”. Affermazioni condivise dal Codacons: “I dati diffusi oggi dall’Istat e relativi al potere d’acquisto e alla spesa delle famiglie nel 2015 dimostrano un lieve miglioramento della situazione economica dei consumatori ma la strada per tornare ai livelli pre-crisi è ancora molto lunga”.
roberto
Il peso fiscale resta schiacciante per chi le tasse le paga! Mentre resta leggerissimo per chi le tasse le elude e le evade facendo mancare tutti gli anni 260 miliardi tra IVA Irpef e contributi previdenziali senza contare IRAP ed altri tributi. Per questa colossale evasione, lo stato è costretto a emettere cambiali i cui interessi,circa 80 miliardi annui,non fanno altro che aumentare automaticamente il debito pubblico e le tasse a chi le paga!
Non resta che applicare l’articolo 53 della Costituzione in modo da avere un fisco equo e solidale.