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Corruzione e illeciti sul lavoro: la delazione fra colleghi sarà tutelata per legge

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Guardia di Finanza

ROMA – Chi denuncerà corruzione o illeciti compiuti dai colleghi di lavoro, sia nel pubblico sia nel privato, avrà una tutela ad hoc, anche se per la sua denuncia non sarà riconosciuto alcun premio. È quanto prevede la proposta di legge approvata dalla Camera che mira a introdurre nell’ordinamento italiano il cosiddetto «whistleblowing». Il provvedimento, che nasce da testi presentati da M5S e Pd ed ora passa al Senato, amplia l’attuale disciplina prevista dalla legge Severino: da un lato, infatti, implementa la norma già vigente per gli impiegati pubblici includendo gli enti pubblici economici e gli enti di diritto privato sotto controllo pubblico e, dall’altro, allarga la tutela al settore privato inserendo specifici obblighi a carico delle società.

CAMERA – Il testo approvato alla Camera prevede che il pubblico dipendente che, nell’interesse dell’integrità della Pubblica amministrazione, denunci all’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) o alla magistratura ordinaria e contabile condotte illecite di cui è venuto a conoscenza in base al proprio rapporto di lavoro non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto a misure discriminatorie riconducibili alla propria segnalazione. Eventuali misure di discriminazione contro il whistleblower saranno sanzionate dall’Anac con multe da 5 a 30mila euro.

IDENTITÀ – L’identità del whistleblower non potrà essere rivelata e a tale scopo si potrà ricorrere anche a strumenti di crittografia. Non saranno però ammesse segnalazioni anonime. E in ogni caso è prevista una «Clausola anti-calunnie»: se si accerta l’infondatezza della segnalazione o la mancanza di buona fede scatta infatti il procedimento disciplinare e l’eventuale licenziamento in tronco.

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