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Farnesina: rivolta degli ambasciatori contro la nomina di Calenda all’UE

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La Farnesina

C’è aria di protesta alla Farnesina. Ha fatto emergere un profondo disagio – soprattutto fra i diplomatici più giovani – la nomina di Carlo Calenda, già viceministro dello Sviluppo economico, a Rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione Europea. Due lettere al presidente del Consiglio, una firmata da 230 diplomatici, l’altra dai 24 ambasciatori di grado confermano il subbuglio provocato dentro il ministero degli Esteri dalla mossa spiazzante del presidente del Consiglio.

GIOVANI – La scelta ha infatti provocato una reazione senza precedenti fra i ranghi della nostra diplomazia, soprattutto fra i più giovani, che non hanno esitato a mettere nero su bianco la loro insoddisfazione. Una lettera firmata da 200 diplomatici, in maggioranza da pochi anni al ministero ma affiancati da alcuni veterani, è stata inviata al segretario generale Michele Valensise e al capo di gabinetto del ministro, Elisabetta Belloni, nella quale si esprime «sorpresa e preoccupazione» per la scelta dell’ex vice-ministro dello Sviluppo economico. E hanno chiesto un incontro urgente di chiarimento con i due destinatari.

INCONTRI – Gli incontri sono stati due. Il primo nei giorni scorsi con il segretario generale, il secondo più recente con il capo di gabinetto, al quale per la prima mezz’ora ha partecipato anche il ministro Paolo Gentiloni. Secondo alcuni presenti, il segretario generale ha definito «rigorosa e puntuale» l’attività svolta dalla sua amministrazione, affinché la nomina avvenisse secondo le procedure canoniche. Ma i nomi proposti per il posto di Bruxelles non hanno incontrato il gradimento del presidente del Consiglio. Valensise si è però detto convinto che la designazione di Carlo Calenda abbia carattere di eccezionalità e non è un modello per il futuro.

LETTERA – Rassicurazioni che tuttavia non sembrano aver placato gli animi. A Matteo Renzi, con un’iniziativa senza precedenti, i giovani diplomatici hanno indirizzato una lettera, dicendosi «profondamente disorientati» dalla nomina di Calenda, «soprattutto in ragione della sua particolare attenzione alla meritocrazia, che ha contraddistinto da sempre il suo impegno politico e rappresenta, insieme alla trasparenza, il cardine della Riforma della Pubblica Amministrazione che il suo governo sta portando avanti». «Non ci si improvvisa ambasciatori — continua la lettera —, si diventa diplomatici non solo col superamento di un concorso pubblico fra i più selettivi, ma attraverso un percorso di professionalità, responsabilità e continue valutazioni». La scelta di un politico per Bruxelles «equivale a ignorare tutto questo» e per questo «le chiediamo fin da ora una conferma della sua eccezionalità e del fatto che non si avranno in futuro altre nomine politiche».

AMBASCIATORI – Oltre ai giovani diplomatici, anche i 24 ambasciatori di grado, tutto il top della nostra diplomazia, hanno inviato un’altra lettera al capo del governo, nella quale, pur riconoscendo che la nomina di Calenda «rientra nelle prerogative del governo», essa viene definita una «novità senza precedenti dall’immediato Dopoguerra, quando si trattava di ricostruire l’assetto e la credibilità del nostro Paese in condizioni ben diverse da quelle odierne». Per questo, gli ambasciatori lanciano a Renzi un «fermo e pressante appello a contribuire a ristabilire il clima di motivazione, coesione e fiducia, specialmente nelle più giovani generazioni di diplomatici».

POLIZIA, PREFETTI, SOPRINTENDENTI – Fin qui la protesta inedita dei diplomatici italiani, che per la prima volta contestano il Governo. Avevamo già assistito alla contestazione degli addetti alla sicurezza, uno degli assi portanti della nostra democrazia. La nomina di Calenda, pur perfettamente legittima, dimostra la volontà precisa di Renzi di eliminare rappresentanti dello Stato scomodi, sostituendoli con altri graditi o con politici a lui fedeli. Si è cominciato con la diplomazia, si continuerà con le prefetture, mentre con le soprintendenze si è già varata una riforma che ne ha rivoluzionato l’assetto. Si vuole applicare cioè lo Spoils System all’americana, dimenticando che quel Paese ha una tradizione e un’organizzazione istituzionale e burocratica lontana le mille miglia dalla nostra.


Ezzelino da Montepulico


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