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La lapide che ricorda l'assassinio di Lando Conti

Lando Conti: Firenze ricorda il suo sindaco a 30 anni dalla morte per mano brigatista

Lando Conti
Lando Conti

FIRENZE – Mercoledì 10 febbraio saranno passati esattamente 30 anni dall’omicidio di Lando Conti, esponente di spicco del Partito repubblicano italiano, sindaco di Firenze fra il 1984 e il 1985, assassinato dalle Brigate Rosse-Partito comunista combattente il 10 febbraio 1986 al Ponte alla Badia. Ero allora capo di gabinetto del prefetto, Giovanni Mannoni, e alle 17 ero impegnato in una seduta del Comitato regionale di controllo, quando il prefetto mi chiamò d’urgenza, dicendomi che il sindaco di Firenze era stato ucciso.

RAFFICHE DI MITRA – Lando Conti fu assassinato mentre andava in Consiglio comunale con la sua auto. Il commando brigatista lo falciò a raffiche di mitraglietta Skorpion: la stessa arma impiegata dalle Br in successivi delitti. Poche ore dopo giunse la rivendicazione delle Brigate Rosse-Partito comunista combattente.

CAMPAGNA DIFFAMATORIA– Nel 1985 Democrazia Proletaria aveva avviato contro il Sindaco una campagna denigratoria. Firenze fu tappezzata di locandine con un facsimile di banconota da 100.000 lire, l’immagine di Conti e la scritta «SMA-Il Sindaco Conti mercante d’armi». Conti diventò il bersaglio dei terroristi probabilmente perché collega di Spadolini, ministro della Difesa («della guerra» per le Br) e detentore di una quota minima in Sma, azienda di apparecchiature ottiche anche a uso militare.

GABRIELE CHELAZZI – Dopo le indagini condotte in prima persona dal compianto pm Gabriele Chelazzi, quattro terroristi furono condannati in 1°grado, nel maggio ’92, per aver progettato e preparato l’omicidio. Si trattava di personaggi secondari dell’eversione: Michele Mazzei, ex operaio cassintegrato, Fabio Ravalli e la moglie Maria Cappello, (Brigata «Luca Mantini») operai tessili – già condannati per l’omicidio del senatore Dc Roberto Ruffilli – e Marco Venturini. Il gruppo di fuoco probabilmente era composto da più persone, ma i membri mancanti del commando non furono più scoperti.

ASSASSINI SENZA VOLTO– Dopo 23 anni infatti la Procura di Firenze ha archiviato l’inchiesta e l’omicidio Conti è rimasto senza esecutori. Sono così sfuggiti alla giustizia gli irriducibili delle Brigate Rosse Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Simone Boccaccini, – nei confronti dei quali si erano appuntate le indagini – e sono usciti di scena altri due indagati con l’accusa di omicidio con l’aggravante della finalità terroristica. Sono rimasti sempre nell’ombra protetti dal silenzio degli irriducibili quelli che hanno sparato materialmente i 13 colpi di mitraglietta Skorpion – che è stata utilizzata anche per altri omicidi targati Br – e chi guidò l’auto fino al luogo dell’agguato.

SINDACO – La città e la politica ricorderanno ancora una volta l’uomo che è stato uno dei Sindaci più apprezzati di Firenze, un politico che si occupava dei grandi temi universali, ma che era molto attento anche ai problemi spiccioli della gente: le buche nelle strade, i trasporti, l’efficienza dei servizi.

VITTIME E BRIGATISTI – È necessario che le istituzioni e i difensori della democrazia si stringano ancora attorno ai parenti delle vittime del terrorismo, in un momento nel quale, nonostante ogni sforzo contrario, persiste ancora la deleteria tendenza di affidare il racconto delle vicende degli anni di piombo ai carnefici e non a chi ha sacrificato la vita per la difesa della nostra libertà. Abbiamo visto Renato Curcio salire in cattedra in alcune Università, Sergio D’Elia approdare alla Camera dei deputati. Proprio nell’imminenza dell’anniversario dell’uccisione di Lando Conti la Scuola Superiore della magistratura di Castelpulci ha addirittura organizzato – facendo poi precipitosamente marcia indietro – dibattiti ai quali erano invitati da protagonisti gli ex brigatisti rossi Adriana Faranda e Franco Bonisoli. Un affronto alla memoria delle vittime che è stato evitato solo per la reazione compatta della stessa magistratura e del suo Consiglio superiore.

MEMORIA – Il 9 maggio sarà celebrata la giornata dedicata alla memoria delle vittime del terrorismo, nella quale ogni anno si ricordano tutti coloro che si sono sacrificati per difendere la nostra democrazia e la nostra libertà. In quell’occasione le massime istituzioni dello Stato, in primis il Presidente della Repubblica, ricorderanno coloro che sono caduti sotto i colpi dell’eversione, per evitare che i giovani – come è avvenuto nella vicenda delle nuove Br scoperte a Padova nel febbraio 2007 (ero allora prefetto di quella città) – siano nuovamente ammaliati dalle parole dei vecchi protagonisti degli anni di piombo: una stagione che purtroppo in Italia ancora non si è chiusa.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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