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Pensioni di reversibilità: gli effetti del progetto del Governo. L’assegno sarà limitato dal calcolo dell’Isee

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ROMA – Leggendo la delega contenuta nel provvedimento presentato dal Governo si capisce che le pensioni di reversibilità diventano «prestazione assistenziale». E che per poterne beneficiare in futuro bisognerà non superare certi parametri economici. Già oggi è così, ma il governo intende ancorare la reversibilità (ma anche assegno sociale, integrazione al minimo, maggiorazione sociale del minimo, assegno per il nucleo con tre figli minori) al reddito calcolato con il meccanismo dell’Isee. Che ridurrà non di poco la platea di chi potrà fruire di questi assegni.

TRATTAMENTO – Già ora l’importo del trattamento pensionistico complessivamente attribuibile al coniuge superstite e al coniuge divorziato è pari al 60% della pensione del coniuge defunto; il coniuge con un figlio prende l’80%; il coniuge con 2 o più figli prende il 100%. Nel caso il diritto al trattamento previdenziale ricada su più parenti, la somma delle diverse aliquote non può comunque superare il 100% della pensione. Se il superstite che percepisce la pensione possiede altri redditi, la pensione viene ridotta percentualmente a seconda del reddito. Nel 2015, sono state erogate 183mila pensioni di reversibilità per un importo medio di 650 euro.

ISEE – In futuro invece, attraverso l’Isee, l’”indicatore della situazione economica equivalente”, si terrà conto anche di eventuali patrimoni finanziari e immobiliari. In altre parole, la vedova che ha fatto per una vita la casalinga – ma cui il coniuge ha lasciato in eredità qualche immobile e un pacchetto di Btp – rischia di dover dire addio all’assegno. In teoria: tutto dipenderebbe da dove verrà posta l’asticella del parametro Isee.

RAZIONALIZZAZIONE – Nell’articolato due volte si parla di «razionalizzazione delle prestazioni», termine inquietante perché finora, nella prassi del governo renziano, ha significato tagli tout court. Ed è vero anche che finora la pensione di reversibilità era appunto una misura «previdenziale», dovuta perché costruita con i contributi versati dal lavoratore nel corso degli anni; d’ora in poi sarà «assistenziale», e correlata ai mezzi di cui dispone il beneficiario.

SINDACATI – Cgil-Cisl-Uil chiedono al governo un incontro urgente: il timore è che si «faccia cassa sulle pensioni». Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo dicono che «ancora una volta si scopre un cinismo di fondo: se si deve dare qualcosa ai poveri bisogna toglierla a chi è appena meno povero».

RENZI – Secca e recisa la smentita di Matteo Renzi. «Le pensioni di reversibilità non si toccano – scrive il premier – è una cosa che non esiste». Ma potrebbe trattarsi della solita affermazione tranquillizzante di Renzi, tipo “Enrico, stai sereno”, poi smentita categoricamente dai fatti. Ormai siamo abituati alle promesse da marinaio del premier. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti dice che la polemica è «totalmente infondata»: la proposta non riguarda chi già riceve la reversibilità. «Tutto quello che la delega si propone – afferma Poletti – è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale».

OPPOSIZIONE – L’opposizione però reagisce compatta: «L’attacco alle pensioni di reversibilità è davvero infame», sostiene per il Movimento 5 stelle Luigi Di Maio. «Renzi e la sinistra se la prendono con la povera gente. Che schifo», afferma il leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Da Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni parla di «vera e propria carognata». «È una vigliaccata», tuona il numero uno della Lega Matteo Salvini. E anche Cesare Damiano, Per noi questo non è accettabile. Si tratterebbe dell’ennesimo intervento dopo quelli, pesanti, del Governo Monti». Un altro fronte caldo che si apre per il Governo dopo quello delle unioni civili.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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