Pensioni, Boeri: sistema in equilibrio. Ma poi confonde previdenza con assistenza
Arlecchino si confessò burlando. In un’intervista rilasciata a Repubblica, il bocconiano professor Tito Boeri, presidente dell’Inps e strenuo nemico dei pensionati che, sostenuto da Renzi, vorrebbe ridurre sul lastrico, finalmente si lascia sfuggire la verità. Entrando in polemica con le politiche di austerità della Ue, giusto per appoggiare le teorie dei suo principale, il presidente afferma che, se vogliamo introdurre il pensionamento flessibile dobbiamo cambiare il Patto di Stabilità in Europa.
RICCHI – Ma alla fine dell’intervista dimostra di aver le idee un po’ confuse sulla natura dell’Ente che lui dirige, ribadisce la sua offensiva contro i pensionati che lui considera “ricchi” e afferma: “mi pare molto discutibile che cinque miliardi di prestazioni assistenziali vadano al 30 per cento più ricco della popolazione“. Boeri in questo modo parla indifferentemente di prestazioni previdenziali e assistenziali, mischiando i due settori e dimenticando che il Presidente dell’ente previdenziale deve soltanto distribuire ai pensionati quanto loro spetta in base ai contributi versati, non fare politiche di riequilibrio assistenziale. Quello è un ruolo che spetta alla politica, non a lui. Proprio per il fatto che Boeri confonde continuamente assistenza e previdenza nell’ambito dell’Inps qualche migliaio di pensionati l’ha denunciato alla Corte dei Conti per procurato danno erariale, in quanto lo Stato è intervenuto per integrare le risorse necessarie a coprire tutti gli interventi.
FLESSIBILITÀ – Ma torniamo alle altre affermazioni di Boeri. “L’introduzione di maggiore flessibilità in uscita, peggiora nell’immediato il disavanzo mentre nel tempo lungo, la spesa si riduce visto che con l’anticipo del pensionamento l’importo dell’assegno sara’ piu’ basso anche se erogato per piu’ anni. Ma le attuali regole europee non tengono conto di tutto questo. Guardano al debito passato, non al debito futuro, invece e’ questo che diventera’ decisivo a causa della crescita della spesa in protezione sociale”.
RIFORMA PENSIONI – E a questo punto, forse per giustificare il fatto che le politiche governative non sono riuscite a ridurre il debito pubblico, anzi lo stanno accrescendo, Boeri ha sottolineato che “l’Italia ha un alto debito pubblico accumulato ma e’ uno dei Paesi che ha fatto una riforma pensionistica in grado di controllare la dinamica della spesa. Non si tratta di chiedere deroghe al Patto, di strappare margini di flessibilita’. Si tratta di introdurre vincoli piu’ stringenti, ma vincoli diversi da quelli attuali. L’Italia ha un livello del debito pensionistico del tutto sostenibile e per questo andrebbe premiata“.
SOSTENIBILE – Dunque Boeri, e ricordiamo questa sua frase a caratteri scolpiti nel granito, afferma che il livello del debito degli assegni alle pantere grigie è sostenibilissimo, pur nella confusione che regna nelle gestioni e nei bilanci fra assistenza e previdenza. E che dunque non c’è necessità di alcun intervento per riequilibrare il sistema, per cui le pensioni alte debbono restare così come sono, e anzi andrebbero eliminati gli illeciti contributi di solidarietà che ancora gravano su di esse. Ma a questo penserà la Corte costituzionale, già investita da numerosi ricorsi.
GIOVANI – Secondo Boeri pero’, il governo non ha introdotto vincoli, ma “ha voluto perseguire altre strade. Peccato, perche’ il pensionamento flessibile e’ importante ora, nel 2016, non tra due o tre anni. Sarebbe troppo tardi”. Troppo tardi “perche’ – spiega ancora Boeri – l’innalzamento repentino dell’eta’ anagrafica per il pensionamento in questi anni di crisi economica, ha creato un tappo all’assunzione dei giovani. Prima della crisi, il tasso di occupazione degli under 24 era sostanzialmente uguale a quello degli over 55. Oggi, il tasso di occupazione dei lavoratori adulti e’ al 45% e quello dei giovani al 12%. Questo – ha concluso – insieme al blocco delle assunzioni nel pubblico impiego ha determinato una situazione devastante sull’occupazione intellettuale”. Per Boeri, il “blocco delle assunzioni si protrae ormai da 15 anni e ha avuto effetti negativi sulla pubblica amministrazione”.
A questo blocco c’è stata in verità una sola eccezione nel 2012, quando l’allora ministro dell’interno Annamaria Cancellieri spedì da un giorno all’altro in pensione una ventina di prefetti applicando una direttiva del Ministero della funzione pubblica, poi annullata e dichiarata illegittima dal Tar, anticipando così il ‘sistema Renzi’ volto a raggiungere lo scopo nei modi ritenuti più opportuni e convenienti per l’Amministrazione.