Pubblico impiego, contratti: quattro comparti invece di undici, ma con molte sezioni
ROMA – Tutto il pubblico impiego finirà in quattro blocchi a cui corrisponderanno altrettanti contratti. Ma se il ministeriale finirà con l’agente del fisco e la maestra con il ricercatore non per questo tutte le regole saranno uguali. E in ballo non c’è solo lo ‘status’, la qualifica ma si tratta soprattutto, di una questione salariale. Ecco che il ministro della P.A, Marianna Madia, immagina un contratto articolato in una “parte Comune” e in una o più “parti Speciali”.
COMPARTI – C’è però un altro nodo da scogliere per arrivare a siglare l’accordo sui comparti, indispensabile per passare ai rinnovi: si deve mettere a punto il meccanismo per ricalibrare la rappresentanza sindacale, fin qui tarata su undici settori. E’ chiaro come gli accorpamenti diluiscano voti e deleghe, con le piccole sigle a rischio. Il ministro allora invita a trovare soluzioni per favorire tempestivi processi di aggregazione o riorganizzazione tra sindacati. Con le regole attuali ha diritto a prendere parte ai negoziati solo quell’organizzazione che superi il 5% tra voti e deleghe, mentre per avere un ruolo da Confederazione serve centrare i requisiti minimi in due comparti diversi.
Tornando alle vicende contrattali, Madia ha messo nero su bianco le indicazioni nell’atto inviato all’Aran, che rappresenta il Governo al tavolo dove le trattative vanno avanti e dove lo stesso ministro vede concrete possibilità per una conclusione positiva, senza, tiene a sottolineare nel documento, nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il primo tassello è quindi la riduzione dei comparti della P.A da undici a quattro. Il ministro sancisce la cifra a cui si dovrà arrivare con l’intesa senza però aggiungere nulla sulla composizione.
La versione maggioritaria vedrebbe ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici (come Inps e Inail) finire nel ‘compartone’ dei poteri centrali. Niente cambierebbe invece per i poteri locali e per la sanità. Gli altri accorpamenti toccherebbero invece scuola, ricerca, università e conservatori, settori ora distinti che confluirebbero nel blocco della conoscenza.
Ora se il comparto della P.A. centrale presenta profili abbastanza, pur se non completamente omogenei, tante, spiegano fonti sindacali, sono le differenze nel neo ‘hub’ della conoscenza: ad esempio solo gli insegnanti hanno gli scatti di anzianità. Per salvaguardare le specificità la soluzione sarebbe offerta dalle sezioni. In altre parole, come si ritrova nell’atto della Madia, il contratto così “potrà prevedere norme differenziate tra lavoratori appartenenti allo stesso comparto”