Firenze, Opera del Duomo: i pm aprono un «fascicolo esplorativo»
FIRENZE – E’ stato aperto dalla procura di Firenze un «fascicolo esplorativo» per verificare eventuali reati nella vicenda relativa all’Opera del Duomo di Firenze e al suo ex segretario generale, che ha lasciato l’istituzione nel novembre scorso con 330 mila euro di liquidazione dopo due anni di lavoro.
Il fascicolo sarebbe un «modello 45»: senza, cioè, ipotesi di reato e senza indagati. La vicenda è stata sollevata alcuni giorni fa dal quotidiano La Nazione e ha suscitato polemiche soprattutto in riferimento alla campagna pubblica di finanziamento per il restauro del Battistero di Firenze al quale hanno partecipato i cittadini, anche attraverso Unicoop, raccogliendo 170 mila euro.
Il consigliere comunale di Sel Tommaso Grassi ha chiesto che il Comune chieda all’Opera del Duomo la restituzione del contributo di 270 mila euro. Da parte sua l’Opera del Duomo aveva precisato che la liquidazione era stata erogata sulla base di quanto previsto dalle norme per la posizione contrattuale dell’ormai ex segretario generale.
Attualmente l’Opera – è scritto nel sito web ufficiale – «è soggetta, in quanto ‘fabbriceria’, alle Leggi Concordatarie del 1929 e 1984, in base alle quali è retta da un Consiglio di Amministrazione composto da sette membri, nominati ogni tre anni con decreto del Ministro dell’Interno e che provvedono a eleggere nel proprio seno il Presidente».
AGGIORNAMENTO ORE 18.55
«Trattandosi di rapporto di lavoro privato non possono sussistere ipotesi di reato»: così, in una nota, l’Opera del Duomo di Firenze in relazione alla notizia sull’apertura di un fascicolo da parte della procura di Firenze, senza ipotesi di reato e senza indagati, sulla vicenda della liquidazione da 330 mila euro del segretario generale dell’Opera, Enrico Viviano.
«Se l’indagine è legata all’interrogazione del Consigliere Comunale Grassi anche il Comune di Firenze potrà confermare che i 270 mila euro di cui parla il Consigliere non sono stati dati all’Opera di Santa Maria del Fiore ma all’Opificio delle Pietre Dure perché realizzi le copie delle statue che debbano essere ricollocate sopra le Porte nord e sud del Battistero e come tali resteranno di proprietà dello Stato». «L’Opera di Santa Maria del Fiore – conclude la nota – ribadisce di non avere ricevuto alcuna somma di denaro né dallo Stato né da Enti pubblici. Tutti i bilanci sono depositati in Prefettura, quelli degli ultimi anni sono certificati e l’Opera di Santa Maria del Fiore auspica che la stessa Prefettura effettui analisi approfondite per confermare la trasparente ed oculata gestione».